Il nostro congresso annuale - a Salerno, da oggi al 17 febbraÂio - cade in un momento particolarmente critico, alla vigilia delle elezioni politiche anticipaÂte. Il bilancio di questi due anni di legislatura è negativo dal punÂto di vista delle leggi che abbiaÂmo promosso e sostenuto, tutte bloccate in Parlamento. Tra le proposte di legge, la più importante è quella sul testamento biologico, previsto in tutÂti i maggiori Paesi europei. In materia di diritti dei malati, esso rappresenta «la madre di tutte le riforme», perché riduce i casi di accanimento terapeutico (come quello di Eluana Englaro, che da 16 anni attende di poter moriÂre), rispetta la volontà del malaÂto di accettare o rifiutare deterÂminate terapie, offre anche ai medici il necessario quadro di certezze giuridiche. La stessa eutanasia (ma sarebbe più corretto parlare di «suicidio assistito») potrebbe essere introÂdotta - limitatamente al caso del malato terminale nel pieno delÂle sua capacità intellettuali - nel nostro ordinamento giuridico. Basterebbe aggiungere all'articoÂlo 5 79 del codice penale, che puÂnisce appunto il suicidio assistiÂto con pene che vanno dai 5 ai 12 anni, un comma che definiÂsca non punibile il medico che aiuti il malato terminale e luciÂdo a realizzare la propria volontà di morire.
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Un problema centrale è quello della legge 40 sulla fecondazioÂne assistita. Gli studi dello stesso Ministero della Sanità hanno diÂmostrato gli effetti negativi della legge (meno nascite, più gravidanze plurime con i rischi conÂnessi, vertiginoso aumento del «turismo riproduttivo», che solo le coppie benestanti si possono permettere). Eppure, benché le linee guida varate nell'agosto del 2004 dal ministro Sirchia siaÂno scadute nell'agosto del 2007, il ministro della Sanità Livia TurÂco non ha ancora varato le nuoÂve linee guida. La legge 40 anÂdrebbe riformata radicalmente nelle parti che riguardano la diaÂgnosi genetica preimpianto, l'acÂcesso alla fecondazione eterologa e la ricerca sulle cellule stamiÂnali, determinante per la cura di malattie come l'Alzheimer e il diabete.
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Sono bloccate anche le norme che prevedono per le Asl l'obbliÂgo di dotarsi di unità di gestione del rischio clinico per tutelare la sicurezza degli impianti ospedaÂlieri e limitare gli errori clinici, che provocano ogni anno da 20 a 70 mila casi di morte. E sono pessimi i dati sulla terapia del doÂlore. In Italia, molti dei 150-200 mila malati che ogni anno muoÂiono di cancro non ricevono nemmeno la necessaria morfiÂna: perciò, circa 90 mila pazienti nel 2005 sono morti senza un'adeguata cura antidolore. Non è stato varato dal ministro della Sanità il nuovo (l'ultimo risale al 1999) nomenclatore tarifÂfario, cioè l'elenco delle strumenÂtazioni per le quali lo Stato preveÂde il rimborso a carico del sisteÂma sanitario: apparecchiature senza le quali decine di migliaia di disabili sono impossibilitate a comunicare. Per la pillola abortiva RU 486 - in uso in tutta EuroÂpa ad eccezione di Italia, Manda e Portogallo - siamo ancora in atÂtesa del via libera alla Agenzia ItaÂliana del Farmaco. Infine, dopo sette anni dalla sua approvazioÂne, il ministro non ha ancora emanato il decreto attuativo delÂla Convezione del Consiglio d'Europa sulla biomedicina, firÂmato ad Oviedo nel 2001. La possibilità di abortire - che FerÂrara e il Vaticano vorrebbero riÂdurre drasticamente - è divenuta di fatto sempre più problematiÂca per il dilagante ricorso alla obiezione di coscienza da parte dei ginecologi. E questo benché la stessa legge dica che «Gli enti ospedalieri e le case di cura autoÂrizzate sono tenuti in ogni caso ad assicurare l'effettuazione deÂgli interventi di interruzione delÂla gravidanza richiesti secondo le modalità previste dalla legge. La regione ne controlla e garantiÂsce l'attuazione anche attraverÂso la mobilità del personale». Stiamo studiando le modalità per diffidare gli ospedali e le regioni che non assicurano quanÂto previsto dalla legge. Il bilancio di questi due anni è inÂvece positivo sotto altri profili. In primo luogo, le vicende di Luca Coscioni e di Piergiorgio WelÂby hanno provocato una cresciÂta di consapevolezza sui temi portati avanti dalla AssociazioÂne, come risulta in modo univoÂco dai numerosi sondaggi relatiÂvi alla eutanasia, al testamento biologico ed alle tematiche delÂl'aborto e della fecondazione asÂsistita. In secondo luogo, malgraÂdo la paralisi della politica ed i veÂti del Vaticano, abbiamo ottenuto importanti vittorie in questo ultimo anno sul fronte della Magistratura: ricordo in particolare la sentenza che ha assolto il dottor Riccio, "colpevole" di aver aiutato Welby a morire, le due sentenze di Firenze e di Cagliari, che hanno riconosciuto il diritÂto di due coppie ad ottenere la diagnosi pre-impianto, e quella del Tar del Lazio che ha fatto deÂcadere le linee guida del miniÂstro Sirchia sulla legge 40. Di queste sentenze il Parlamento - quaÂlunque sia la coalizione che usciÂrà vincitrice dalle urne - non poÂtrà non tener conto. Nei prossimi mesi partiremo proÂprio da questo sostegno dell'opiÂnione pubblica e da questi preceÂdenti di giurisprudenza per porÂtare avanti un lavoro, un po' «alÂl'americana», cui parteciperanÂno gli avvocati e i giuristi del caÂso Welby e del caso Englaro, coÂloro che hanno presentato ricorÂso sulla fecondazione assistita e quanti decideranno di diffidare, con la nostra assistenza, gli ospeÂdali che di fatto ostacolano il riÂcorso all'aborto. Guardando più lontano, dovremo rafforzare la presenza della Associazione e la sua capacità di intervenire nei caÂsi concreti. Si tratta di fare un salÂto di qualità , che porti a grandi campagne di disobbedienze civiÂli (in particolare su legge 40, eutaÂnasia ed RU486) e - se ci saranno le condizioni di legalità e inforÂmazione minima sufficiente - a campagne referendarie per otteÂnere, sui diritti civili, leggi che consentano di colmare il fossato che separa l'Italia dai maggiori Paesi europei.