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Bertinotti al Pd: non saremo fratelli-coltelli

• da La Repubblica del 18 febbraio 2008, pag. 9

di g.d.m.

La rottura fra Casini e Berlusconi fa dire a Fausto Berti­notti che «sì, il risultato delle elezioni ora è aperto». La partita è più incerta, diminuiscono i partiti, ma aumentano, rispetto al 2006, i candidati premier. Quello della Sinistra arcobaleno, Bertinotti, gioca sul suo terreno ma di fronte alle candidature nuove del Pd non si tira indietro e commenta con un certo sarcasmo. Se Walter Veltroni candida insieme l'ope­raio sopravvissuto al rogo della Thyssen-Krupp e l'imprenditore Matteo Colaninno, «uno è di troppo», dice Bertinotti. «Noi — spiega — dobbiamo stare da una parte sola: quella dei lavoratori e delle lavoratrici nel conflitto so­ciale».

 

Era inevitabile un confronto tra chi era alleato fino a venti giorni fa e condivideva l'esperienza del governo Prodi: Bertinotti precisa cosi che Sinistra Arcobaleno e Pd sono «in forte competizione», ma spiega anche che «dobbiamo rendere chiari i termini di questa competizione». «Non credo si debba tornare ai vecchi modelli di fratelli-coltelli - specifica - ma dobbiamo dimostrare che, pur avendo in comune con il Pd l'idea di sconfiggere la destra, abbiamo un'altra idea di sinistra». In effet­ti il presidente della Camera criti­ca l'idea di alternativa alla destra emersa dall'assemblea costi­tuente Democratica. «Il Pd — at­tacca — vuole sconfiggere la de­stra avendo come idea centrale quella della crescita. A Walter vor­rei dire amichevolmente: ma ti pare nuovo il tema della crescita? Ti pare nuovo partire da un tema criticato negli ultimi vent'anni?». Ma non è alla Sinistra che in queste ore guarda Veltroni. Vuole chiudere il puzzle delle alleanze e trovare un accordo con i radicali. Ieri il coordinatore del Pd e brac­cio destro del segretario Goffredo Bettini ha visto di nuovo Marco Cappato. Ci sono spiragli per un accordo. Oggi Veltroni manderà un impegno scritto alla sede radi­cale per aprire le liste del Pd ai rappresentanti del partito di Pannella. Non per un apparentamen­to, dunque, ma in quel documen­to ci sarebbero le garanzie di al­cune candidature (cinque), di un posto da capolista per Emma Bonino con la prospettiva di avere un ministero nell'eventuale go­verno Veltroni o una presidenza di commissione se il Pd andrà al­l'opposizione. Poi, punto chiave per i radicali, si promette una visibilità in televisione perché Cappato lo ha spiegato a Bettini: «Noi non vogliamo e non possiamo sparire». E nel patto è previsto una sorta di allegato al program­ma veltroniano da firmare solo con i radicali su giustizia, econo­mia e riforme istituzionali. In sostanza, i radicali avrebbero mar­gini di manovra su altri temi, co­me i diritti civili e quelli etici. Il Pd pone una condizione, a questo punto: un sì o uno entro stasera. Anche il più strenuo difensore dell'identità radicale e del simbo­lo, Marco Pannella sembra più disponibile all'intesa. «I margini sono da creare ma dobbiamo ten­tare fino alla fine, con il Pd bisogna negoziare», ha detto Pannella al congresso dell'associazione Luca Coscioni.

 



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