Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
ven 03 mag. 2024
  cerca in archivio   RASSEGNA STAMPA
Per una nuova stagione dei diritti

• da L'Unità del 19 febbraio 2008, pag. 26

di Carlo Troilo

Il VI congresso annuale della Associazione Luca Coscioni si è svolto a Salerno dal 15 al 17 febbraio, articolandosi in una parte di dibattuto generale ed in quattro sezioni d lavoro: scelte di fine vita (testamento biologico ed eutanasia); fecon­dazione assistita e legge 40; li­bertà di ricerca scientifica; poli­tiche a sostengo dei disabili. Malgrado l'interesse e l'attuali­tà dei temi trattati e l'alto livel­lo delle decine di partecipanti (politici, medici, scienziati, giu­risti), i lavori del congresso han­no avuto sulla stampa un'eco pressoché nulla. Approfitto del­la ospitalità di E Polis per fare una sintesi estrema, per punti, delle tesi che mi sono sembrate più ampiamente condivise dal congresso.

 

La pretesa - condivisa dai due maggiori leaders politici, Berlusconi e Veltroni, sia pure con diverse sfumature - di «tener fuori» dalla campagna elettora­le i diritti civili delle persone, e in particolare dei malati, appa­re del tutto ingiustificata, se non dal timore di urtare la sen­sibilità delle gerarchie ecclesiastiche e degli elettori cattolici più integralisti. Essa, tra l'altro, è clamorosamente contraddet­ta dalla presentazione di una li­sta, quella di Giuliano Ferrara, che ha come tema l'aborto. Nel congresso si è sempre usata l'espressione «diritti civili» per­ché l'altra - «temi eticamente sensibili» - è impropria (sono forse «non sensibili» i temi del­la povertà, del precariato o del­la sicurezza sul lavoro?) e ten­denziosa (il tentativo di presen­tare quei temi come contrari all'etica). Del resto, i diritti civili sono da sempre al centro delle competizioni elettorali in tutti i paesi dell'Occidente. Il 19 dicembre l'Onu ha appro­vato la moratoria sulla pena di morte, coronando con un grande successo la quindicen­nale battaglia dei Radicali Italia­ni. Dopo pochi giorni Ferrara - col sostegno del Vaticano e di gran parte dei mass media - ha lanciato la sua campagna per una moratoria sull'aborto. Ferrara ha dunque «rubato» que­sta nobile parola, impegnando­la in una battaglia che almeno in Italia - dove è in vigore una legge, la 194, riconosciuta vali­da dalla grande maggioranza delle forze politiche e dall'opi­nione pubblica - non ha alcun senso, ma che fin dal suo esor­dio è riuscita a scatenare episo­di da Santa Inquisizione come quello dell'ospedale di Napoli, a criminalizzare le donne, a riempire le mura delle nostre città di sinistri manifesti con immagini di feti. Sulle leggi bloccate in Parla­mento (testamento biologico e unioni civili sono le principali) è stato un errore ritenere che un atteggiamento «morbido» potesse favorire soluzioni di compromesso con quanti avversano quelle leggi: i risultati stanno a dimostrarlo. Quindi, nella prossima legislatura, bisognerà agire con decisione - par­tendo dal larghissimo consen­so che queste leggi trovano nel­l'opinione pubblica e dal con­cetto che esse sono indispensa­bili per ridurre la «diversità» dell'Italia dal resto dell'Europa - e bisognerà cercare alleanze trasversali al di là degli schieramenti partitici. Da subito, si deve impegnare il Partito Demo­cratico ad inserire queste nor­me tra le proprie priorità pro­grammatiche.

 

E' bene superare il concetto di «associazione», dar corpo al già impostato progetto di «soccor­so civile», mettersi a disposizio­ne dei cittadini, anche creando gruppi di giovani «avvocati di strada» che - sul modello dello American Civil Liberty Junior -si impegni, soprattutto nelle strutture sanitarie pubbliche, a far rispettare i diritti dei malati quando essi vengano negati; ma anche a cancellare, come hanno fatto le leggi europee, le discriminazioni nei confronti delle coppie di fatto, soprattut­to di quelle omosessuali per le quali non esiste l'alternativa del matrimonio. Le battaglie più urgenti da condurre in que­sto campo sono due: la prima volta a favorire la contraccezio­ne, con adeguate campagne di informazione ed anche denun­ciando le farmacie che rifiuta­no - in nome di una «obiezio­ne di coscienza» in questo caso improponibile - di vendere i re­lativi medicinali; la seconda a far sì che gli ospedali e le regio­ni assicurino la possibilità di abortire come previsto dall'arti­colo 9 della legge 194, resa sem­pre più problematica dal dilaga­re della obiezione di coscienza (80% dei ginecologi, 46% degli anestesisti, 39% del personale paramedico). Se necessario, bi­sognerà avviare le azioni legali più adeguate nei singoli casi: per danni, sul piano civilistico; per interruzione di pubblico servizio o per omissione di atti di ufficio su quello penalistico. Fondamentale è la necessità di difendere i malati dall'accani­mento terapeutico e di assicurare che possano rifiutare cure non volute (come previsto con grande chiarezza dall'articolo 32 della Costituzione); e che in­vece, se scelgono di vivere fino in fondo la loro malattia, essi ri­cevano quelle terapie del dolo­re per le quali l'Italia è all'ultimissimo posto in Europa. Può esserci di conforto, per ottene­re il testamento biologico (ope­rante in tutti i paesi più civili del nostro) ed anche per avvia­re una nuova iniziativa in te­ma di eutanasia, l'orientamen­to della Magistratura, che ha scritto - nei casi di Piergiorgio Welby e di Eluana Englaro così come in materia di linee guida della legge 40 - sentenze forte­mente innovative, di cui il po­tere legislativo non potrà non tener conto.

 

Se il centrosinistra vincerà le elezioni, sarà fondamentale adoperarsi perché il Ministero della Salute sia affidato ad un politico che abbia il senso della laicità dello Stato e che si impe­gni coraggiosamente - senza farsi scudo della difficoltà di raggiungere le maggioranze necessarie in Parlamento - per l'approvazione delle leggi pro­poste dal suo governo. Di un politico, soprattutto, che non arrivi mai, come nel caso scan­daloso di Livia Turco, a rifiutar­si di emanare un semplice atto amministrativo, per lo più do­vuto, come quello necessario per sostituire le vecchie linee guida sulla legge 40, che tanti danni hanno provocato alle coppie costrette a ricorrere alla fecondazione assistita. Dun­que, una serie di sfide difficili, di cui l'Associazione, nel ricor­do di Luca Coscioni e di Pier Giorgio Welby, saprà dimo­strarsi all'altezza.


NOTE


Associazione Luca Coscioni


IN PRIMO PIANO







  stampa questa pagina invia questa pagina per mail