Il VI congresso annuale della Associazione Luca Coscioni si è svolto a Salerno dal 15 al 17 febbraio, articolandosi in una parte di dibattuto generale ed in quattro sezioni d lavoro: scelte di fine vita (testamento biologico ed eutanasia); feconÂdazione assistita e legge 40; liÂbertà di ricerca scientifica; poliÂtiche a sostengo dei disabili. Malgrado l'interesse e l'attualiÂtà dei temi trattati e l'alto livelÂlo delle decine di partecipanti (politici, medici, scienziati, giuÂristi), i lavori del congresso hanÂno avuto sulla stampa un'eco pressoché nulla. Approfitto delÂla ospitalità di E Polis per fare una sintesi estrema, per punti, delle tesi che mi sono sembrate più ampiamente condivise dal congresso.
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La pretesa - condivisa dai due maggiori leaders politici, Berlusconi e Veltroni, sia pure con diverse sfumature - di «tener fuori» dalla campagna elettoraÂle i diritti civili delle persone, e in particolare dei malati, appaÂre del tutto ingiustificata, se non dal timore di urtare la senÂsibilità delle gerarchie ecclesiastiche e degli elettori cattolici più integralisti. Essa, tra l'altro, è clamorosamente contraddetÂta dalla presentazione di una liÂsta, quella di Giuliano Ferrara, che ha come tema l'aborto. Nel congresso si è sempre usata l'espressione «diritti civili» perÂché l'altra - «temi eticamente sensibili» - è impropria (sono forse «non sensibili» i temi delÂla povertà , del precariato o delÂla sicurezza sul lavoro?) e tenÂdenziosa (il tentativo di presenÂtare quei temi come contrari all'etica). Del resto, i diritti civili sono da sempre al centro delle competizioni elettorali in tutti i paesi dell'Occidente. Il 19 dicembre l'Onu ha approÂvato la moratoria sulla pena di morte, coronando con un grande successo la quindicenÂnale battaglia dei Radicali ItaliaÂni. Dopo pochi giorni Ferrara - col sostegno del Vaticano e di gran parte dei mass media - ha lanciato la sua campagna per una moratoria sull'aborto. Ferrara ha dunque «rubato» queÂsta nobile parola, impegnandoÂla in una battaglia che almeno in Italia - dove è in vigore una legge, la 194, riconosciuta valiÂda dalla grande maggioranza delle forze politiche e dall'opiÂnione pubblica - non ha alcun senso, ma che fin dal suo esorÂdio è riuscita a scatenare episoÂdi da Santa Inquisizione come quello dell'ospedale di Napoli, a criminalizzare le donne, a riempire le mura delle nostre città di sinistri manifesti con immagini di feti. Sulle leggi bloccate in ParlaÂmento (testamento biologico e unioni civili sono le principali) è stato un errore ritenere che un atteggiamento «morbido» potesse favorire soluzioni di compromesso con quanti avversano quelle leggi: i risultati stanno a dimostrarlo. Quindi, nella prossima legislatura, bisognerà agire con decisione - parÂtendo dal larghissimo consenÂso che queste leggi trovano nelÂl'opinione pubblica e dal conÂcetto che esse sono indispensaÂbili per ridurre la «diversità » dell'Italia dal resto dell'Europa - e bisognerà cercare alleanze trasversali al di là degli schieramenti partitici. Da subito, si deve impegnare il Partito DemoÂcratico ad inserire queste norÂme tra le proprie priorità proÂgrammatiche.
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E' bene superare il concetto di «associazione», dar corpo al già impostato progetto di «soccorÂso civile», mettersi a disposizioÂne dei cittadini, anche creando gruppi di giovani «avvocati di strada» che - sul modello dello American Civil Liberty Junior -si impegni, soprattutto nelle strutture sanitarie pubbliche, a far rispettare i diritti dei malati quando essi vengano negati; ma anche a cancellare, come hanno fatto le leggi europee, le discriminazioni nei confronti delle coppie di fatto, soprattutÂto di quelle omosessuali per le quali non esiste l'alternativa del matrimonio. Le battaglie più urgenti da condurre in queÂsto campo sono due: la prima volta a favorire la contraccezioÂne, con adeguate campagne di informazione ed anche denunÂciando le farmacie che rifiutaÂno - in nome di una «obiezioÂne di coscienza» in questo caso improponibile - di vendere i reÂlativi medicinali; la seconda a far sì che gli ospedali e le regioÂni assicurino la possibilità di abortire come previsto dall'artiÂcolo 9 della legge 194, resa semÂpre più problematica dal dilagaÂre della obiezione di coscienza (80% dei ginecologi, 46% degli anestesisti, 39% del personale paramedico). Se necessario, biÂsognerà avviare le azioni legali più adeguate nei singoli casi: per danni, sul piano civilistico; per interruzione di pubblico servizio o per omissione di atti di ufficio su quello penalistico. Fondamentale è la necessità di difendere i malati dall'accaniÂmento terapeutico e di assicurare che possano rifiutare cure non volute (come previsto con grande chiarezza dall'articolo 32 della Costituzione); e che inÂvece, se scelgono di vivere fino in fondo la loro malattia, essi riÂcevano quelle terapie del doloÂre per le quali l'Italia è all'ultimissimo posto in Europa. Può esserci di conforto, per otteneÂre il testamento biologico (opeÂrante in tutti i paesi più civili del nostro) ed anche per avviaÂre una nuova iniziativa in teÂma di eutanasia, l'orientamenÂto della Magistratura, che ha scritto - nei casi di Piergiorgio Welby e di Eluana Englaro così come in materia di linee guida della legge 40 - sentenze forteÂmente innovative, di cui il poÂtere legislativo non potrà non tener conto.
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Se il centrosinistra vincerà le elezioni, sarà fondamentale adoperarsi perché il Ministero della Salute sia affidato ad un politico che abbia il senso della laicità dello Stato e che si impeÂgni coraggiosamente - senza farsi scudo della difficoltà di raggiungere le maggioranze necessarie in Parlamento - per l'approvazione delle leggi proÂposte dal suo governo. Di un politico, soprattutto, che non arrivi mai, come nel caso scanÂdaloso di Livia Turco, a rifiutarÂsi di emanare un semplice atto amministrativo, per lo più doÂvuto, come quello necessario per sostituire le vecchie linee guida sulla legge 40, che tanti danni hanno provocato alle coppie costrette a ricorrere alla fecondazione assistita. DunÂque, una serie di sfide difficili, di cui l'Associazione, nel ricorÂdo di Luca Coscioni e di Pier Giorgio Welby, saprà dimoÂstrarsi all'altezza.