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Pannella fa lo sciopero della sete Veltroni chiude: il Pd non e' un tram

• da La Repubblica del 6 marzo 2008, pag. 10

di Giovanna Casadio

Marco Pannella ha cominciato lo sciopero della sete (e della fame) contro «il tradimento del patto» da parte di Walter Veltroni. Il segretario del Pd lo apprende dalle agenzie di stampa e parlando a Massa, tappa ieri del tour elettorale, reagisce con durezza. Chiude a ogni ipotesi di trattative con i Radicali: «Un accordo politico non può essere scambiato con una specie di tram in cui si prenotano i posti e si viene portati. Le liste sono chiuse. Ai radicali dico: viviamo insieme la bellezza di una sfida politica con lo stesso entusiasmo». Uno sciopero della sete poi, rincara, merita ben altri motivi: «E meglio farlo per grandi battaglie civili, come quella contro la pena di morte non per un motivo come questo». In definitiva, è questione di «due» posti incerti sui 9 assicurati ai Radicali in Parlamento. È l’altolà di Veltroni.

 

Pannella, lo storico leader radicale, fa spallucce. Convoca una conferenza stampa pomeridiana nella sede del Pr, dove convoce già impastata, rilancia: «Il Satyagraha è per il rispetto della parola data, fondamento della legge. Vale la pena dare corpo alla sete di questa esigenza». Discorso-fiume quello di Pannella, mentre la pattuglia dei candidati radicali (Bernardini, Zamparutti, Turco, Maria Antonietta Coscioni, Beltrandi, perduca, Mecacci, Poretti) arrivano alla spicciolata, dopo avere sottoscritto dal notaio la candidatura. Manca la firma di Emma Bonino, capolista al senato in Piemonte, posto che lei non ha gradito. Il ministro è in viaggio, torna stasera però terrà probabilmente sulla graticola i vertici del Pd fino a venerdì. Comunque, i Radicali non intendono mollare il Pd. Tuona Pannella: «Non ci devono dare dei posti. Non faremo però il favore di ritirarci. Vogliamo che riconoscano che abbiamo ragione. Se cene sono otto o uno di eletti, il patto non è stato rispettato. Ci spingono fuori dal Pd: se ne vadano, se ne vadano, dicono, ma noi resistiamo. Hanno la "cotenna" di Maria Antonietta Coscioni non potendo più mettere veti a Luca, come già fecero...». La Margherita rifiutò le liste con il nome dell’uomo-simbolo della libertà di ricerca scientifica. Secondo i calcoli dei Radicali a restare fuori saranno oltre alla Coscioni, Elisabetta Zamparutti, tesoriera, compagna di vita di Sergio D’Elia, una delle "anime" di "Nessuno tocchi Caino", oltre a Matteo Mecacci. 

 

Veltroni a sera chiede uno stop all’estenuante clima di dichiarazioni e di conferenze: «Non mi piacciono i personalismi esasperati, tutti dicono io...io sto cercando di ricostruire». Frecciata a Radicali, e non solo. Pannella ribadisce che i 9 andavano messi tutti «dopo le prime candidature, e comunque ciascuna in due diverse circoscrizioni, almeno una delle quali prescelta tra le 12 più popolose del paese». Attacca Goffredo Bettini, lo paragona a Giuliano Ferrara: «Questi quasi coetanei soggetti alla tragedia del comunismo e ora cinici... Ero amico del padre di Bettini, un galantuomo». Non fa previsioni su quando finirà il digiuno. Intanto, due simboli radicali sono stati depositati al Viminale e sono pronti all’uso. Anche gli ex Ppi, per i quali i Radicali sono fumo negli occhi, gettano acqua sul fuoco. «Sono posti ambitissimi, i loro», assicura Beppe Fioroni. Rosy Bindi: «Nessuno è soddisfatto al cento per cento, si accontentino».



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