Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
gio 09 mag. 2024
  cerca in archivio   RASSEGNA STAMPA
Corbellini lascia il Comitato di bioetica

• da Il Riformista del 12 marzo 2008, pag. 4

di Anna Meldolesi

Il Comitato nazionale di bioetica ha perso un altro pezzo venerdì scorso, con le dimissioni di Gilberto Corbellini. L'addio dello storico della medicina e bioeticista è l'ultimo episodio di una lunga serie di incidenti che testimoniano lo stato di degenerazione progressiva del comitato. Durante la presidenza Casavola, l'organo alle dipendenze di Palazzo Chigi ha fatto parlare di sé più per le tensioni inteme che per i contributi in materia di bioetica. «Se il prossimo governo non avvia una riforma, allora tanto vale chiuderlo. Così non serve a niente. O, meglio, serve solo a chi si prefigge di brandire la bioetica contro la libertà di ricerca e l'autodeterminazione», sostiene Corbellini.

 

Lo studioso della Sapienza, che è anche copresidente dell'Associazione Luca Coscioni se né andato con una breve lettera indirizzata a Romano Prodi e Francesco Casavola, senza cercare clamore. «Non ho intenzione di usare il Cnb come palcoscenico» spiega. Appare sollevato, come tutti quelli che decidono di lasciarsi una brutta esperienza alle spalle, ed è probabile che lo stesso sentimento abbia fatto sospirare Casavola nel momento in cui ha letto la missiva. Secondo indiscrezioni il costituzionalista avrebbe delegato da tempo compiti e decisioni ad altri (Adriano Bompiani e Lorenzo D'Avack) e ora potrà vivere questo ultimo scampolo di presidenza formale con una voce scomoda in meno in plenaria. Probabilmente la scelta di un ex presidente della Corte costituzionale, per succedere a un giurista fortemente radicato nell'area cattolica come Francesco D'Agostino, doveva servire a gettare acqua sul fuoco delle polemiche tra laici e cattolici. Ma le cose sono andate diversamente. Casavola ha inanellato un errore dopo l'altro, alimentando un clima di tensioni crescenti e arrivando a essere tentato lui stesso dalle dimissioni. Quindi in ottobre, per cercare di riaffermare la propria autorità, aveva proceduto a dimissionare - tramite decreto deila Presidenza del Consiglio - i tre vicepresidenti Cinzia Caporale, Elena Cattaneo e Luca Marini. Ma si è trattato di una manovra maldestra e difficile da difendere sul piano giuridico, come ha dimostrato la sentenza sospensiva del Tar che qualche giorno prima di Natale ha imposto il reintegro di Marini vendicando anche le ragioni delle due colleghe. Cattaneo, figura simbolo della ricerca con le cellule staminali, però non era rimasta ad attendere: alla fine di novembre ha lasciato il Cnb, per tornare a dedicarsi a tempo pieno a ricerca e insegnamento nell'Università di Milano. Corbellini ha deciso di fare altrettanto. «Mi sono reso conto che ìa mia presenza era inutile. Il comitato lavora in modo tale da sancire le divisioni ed esacerbare i conflitti. Proprio il contrario di quello che dovrebbe fare». Qualcosa del genere -sostiene - è accaduto anche in occasione dell'ultimo parere, quello sulla rianimazione dei nati prematuri. Il testo, di cui i vertici del Cnb hanno fatto trapelare alcune anticipazioni, sostiene che ai fini della rianimazione non è determinante l'età gestazionale dei piccoli e neppure il consenso dei genitori. «L'idea di fondo è condivisibile perché lo sviluppo fetale non è prevedibile come la tabella di marcia di un treno ed è evidente che bisogna procedere caso per caso», spiega Corbellini. Ma poi arrivano le critiche. Il documento, pur riconoscendo la necessità di evitale interventi inutili, fornisce un'interpretazione pericolosamente restrittiva di questo concetto. E non prende nemmeno in considerazione la natura sperimentale della rianimazione sotto le 22 settimane, quando l'impegno dei neonatologi è più utile al progresso della medicina che al prematuro stesso, perciò non dovrebbe andare contro il parere dei genitori. Le regole del gioco prevedono che chi non è d'accordo con le posizioni della maggioranza possa stilare un documento di minoranza e così hanno fatto Neri, Flamigni, Mancina, Toraldo di Francia e Zuffa. Corbellini,invece, ha preferito chiamarsi fuori: «In Parlamento si vota e si vede chi vince, ma noi non siamo stati eletti e un comitato di bioetica dovrebbe servire ad altro: dovrebbe offrire l'intero spetto delle opinioni per arricchire il dibattito pubblico, non affermare una posizione a discapito delle altre». Il problema che pone non è nuovo: lo statuto del Cnb ha 18 anni e sono in tanti a credere che vada ripensato e riscritto, se non si vuole condannare il comitato a un destino di inconsistenza intellettuale, rissosa politicizzazione e pubblica inutilità. Se tutto funzionasse a meraviglia, del resto, non si capirebbe perché Palazzo Chigi ha lasciato il comitato in uno stato di abbandono: i membri non ricevono gettoni di presenza, i rimborsi spese sono un terno al lotto e l'attività di ricerca procede a stento visto che la segreteria tecnica, già carente, è stata recentemente dimezzata. Oggi conta solo due persone, a fronte della sterminata platea di membri (40). «Meglio sarebbe seguire l'esempio del comitato francese, che è un luogo di analisi e presenta proposte di grande respiro. O magari il modello inglese: al posto di un comitato bioetico nazionale, lì si fanno authority e comitati ad hoc su problemi specifici», sostiene Corbellini. Altrimenti sarà difficile scacciare il sospetto che questa degenerazione, in fondo, faccia comodo a qualcuno. Magari perché la bioetica interessa solo in chiave di scontro politico e un comitato in agonia è più facile da manovrare.

 



IN PRIMO PIANO







  stampa questa pagina invia questa pagina per mail