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Confermata la linea proibizionista «Sempre reato coltivare cannabis a casa»

• da L'Unità del 25 aprile 2008, pag. 10

di Maristella Iervasi

Coltivare cannabis sul balcone di casa è sempre reato. Anche se si tratta di una sola piantina, si va incontro ad una condanna, punito con carcere e multa. La Corte di Cassazione a sezioni unite penali, chiude così la controversa questione emersa con le pronunce delle diverse sezioni della stessa Cassazione: ha stabilito cioè che coltivare piantine di marijuana per uso personale «costituisce condotta penalmente rilevante». Il Pg Vitagliano Esposito nella requisitoria aveva chiesto il via libera alla coltivazione domestica per uso personale. Richiesta inascoltata e un sogno antiproibizionista che si è infranto ieri sotto le finestre del «Palazzaccio», dove i radicali si erano riuniti in sit-in, confidando sulla ragionevolezza degli ermellini e in difesa dei giovani arrestati per un pugno di foglie di cannabis. Così Rita Bernardini, neoeletta alla Camera per il Pd, rilancia: «Disobbedienza civile. Ora tutti a Chianciano all’assemblea dei Mille».

 

Una linea dura quella scelta dalla Suprema corte presieduta da Vincenzo Carbone, contraria alla giurisprudenza che aveva escluso la rilevanza penale delle coltivazioni domestiche di cannabis. Con la sentenza 40362 dello scorso anno, per esempio, era stato assolto un uomo che aveva coltivato qualche piantina a scopo puramente ornamentale. Poi però il brusco dietro front del gennaio scorso: con la sentenza n. 871 la IV sezione penale aveva stabilito che per essere punito bastava coltivare una sola piantina di cannabis. E ieri la conferma da parte del Collegio esteso, che ha respinto il ricorso di un giovane di Vigevano, Vincenzo D. S., condannato a 4 mesi di reclusione e ad una multa di 1000 euro.

 

Per l’associazione «Luca Coscioni» l’interpretazione restrittiva della legge sulla autoproduzione della cannabis «non è soltanto la conferma del clima proibizionista che regna nel nostro paese, ma arreca anche un grave danno a tutti i malati che potrebbero beneficiare degli effetti terapeutici della cannabis naturale, e saranno costretti a rinunciarvi, o alternativamente a rivolgersi alla criminalità organizzata».

 

Il ministro della Solidarietà Ferrero insiste nel «distinguere tra uso personale e spaccio». E fa sentire la sua voce Andrea Muccioli della comunità di San Patrignano: «La sentenza ok». E pone il problema sulla droga fai-da-te e con tanto di «istruzioni» su Internet. Una sorta di appello che Carlo Giovanardi, senatore azzurro e padre con Fini della legge sulle tossicodipenze, fa subito proprio: «Alleanza per prevenzione tra i giovani».  



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