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Pannella, pilota senza navigatore

• da L'Opinione del 7 maggio 2008, pag. 5

di Dimitri Buffa

Come tutti quelli che non sanno più cosa fare, anche il leader di quel che è rimasto del partito radicale, Marco Pannella, preferisce chiedersi cosa faranno gli altri. A Chianciano aveva convocato l’assemblea dei mille, che poi sarebbero gli iscritti ai vari soggetti particolari della galassia ("Caino", "Non c’è pace", "Esperanto", "Luca Coscioni" ecc,), per il modico costo annuo di una cifra con la quale si entra nel Rotary o nella massoneria. Però più che mille, come nota "Aprile on line", di iscritti ne sono rimasti seicento. E il partito di Pannella e della Bonino si trova da tempo a un bivio, senza più l’ausilio dei navigatore satellitare, "che la diritta via era smarrita". E allora si chiedono informazioni a tutti pur di trovare la strada. Con il rischio di fare come quella vecchietta che chiedeva a un giovinastro: "dove devo prendere l’autobus per andare al cimitero?" E si sentiva rispondere: "in fronte".

 

Si erge Mauro del Bue a coordinatore della futura Rosa nel pugno che non ci sarà, si fanno appelli ai prossimi verdi dei papabile Angelo Bonelli e alla Sinistra dì a Cesare Salvi, e persino a Fausto Bertinotti, per costituire un’ improbabile area laica, magari insieme agli scomparsi socialisti. Senza contare che quella gente ha ben poco di laico provenendo tutta da chiese rosse o verdi. E si alimentano le speranze ormai flebili di un popolo una volta liberale, liberista e libertario con formule e parole d’ordine che una volta i radicali avrebbero aborrito: conflitto di interessi e lotta all’evasione fiscale tanto per dirne due. Contemporaneamente si racimola qualche posto in Parlamento, una vicepresidenza dei Senato per la Bonino e si ricomincia a battere cassa sempre e solo ai soliti quattro gatti disposti a seguire Pannella anche all’inferno. iscritti, seicento o mille che siano, le cui famiglie presto o tardi denunceranno Pannella e la Bonino per circonvenzione di incapace.

 

Radio radicale da tempo è trasformata in una specie di emittente del politically correct di sinistra. Con una riserva indiana sempre dedicata ai temi dei soggetti radicali su nominati. Ci si occupa di cellule staminali e di diritti degli handicappati, si passa il tempo la domenica ascoltando chiacchierate alla Fidel Castro tra Pannella e il suo Oliver Stone privato che poi è Massimo Bordin.

 

Una replica tira l’altra e ci si convince di avere ragione di averla sempre avuta, di continuare ad averla. In saecula saeculorum, amen. Ci si tenta di differenziare da questa grande maionese impazzita che è il Pd, ma non si accetta di essere indicati come i traditori del dopo sconfitta. Affermando, non senza motivi fondati, che in fondo Di Pietro è stato peggio di loro. Dice Pannella che "Berlusconi è un grosso problema, è il vero problema storico del nostro Paese: per noi che riteniamo che il problema dei Paese sia quello della rivoluzione liberale e delle riforme laiche e liberali, il fatto che il Centro-destra abbia conquistato la maggioranza assoluta senza troppo faticare è un gran problema. Mi chiedo: cosa faranno le forze laiche liberali socialiste e radicali che sono all’interno dei Pdl?"

 

Chianciano "fegato sano" ha in pratica partorito solo questa considerazione. Oltre al ruolo di coordinatore del nulla affidato a Mauro del Bue. Che tanto al nulla ci è abituato.

 

Senza contare che queste forze liberali del Pdi, da Pannella evocate, e ammesso che esistano, a loro volta si chiedono: ma cosa fa Pannella con la sinistra ora che ha perso ed è stata spazzata via dal Parlamento?

 

Lui dice di essere l’ultimo giapponese di Prodi, di Veltroni e fra un po’ anche di Bertinotti e di Pecoraro Scanio. Molti credono che così si stia ritagliando un futuro da guardiano del bidone.

 

Tutta questa fatica per ritrovarsi a darsi ragione l’uno con l’altro nei convegni con Beppe Giulietti e i rapper mediatici filo dipietristi degli articolo 21 a proposito dello strapotere multi mediale del Cavaliere? Ne valeva la pena, caro Marco?



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