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Legge 194, trent’anni dopo ancora polemiche sulla tutela della maternità

• da Il Messaggero del 22 maggio 2008, pag. 19

di Franca Giansoldati

A trent’anni di distanza la 194 spacca ancora il Paese accompagnata, ieri come oggi, da feroci polemiche. Se da una parte il fronte antiabortista, ingrossatosi col tempo e non più ascrivibile al solo mondo cattolico, celebra la ricorrenza denunciando, come ha fatto l’Osservatore Romano, la prassi della «selezione genetica» permessa nei fatti con l’aborto terapeutico, dall’altra, i radicali, paladini della battaglia per la legalizzazione dell’aborto, hanno fatto sapere che i medici a loro vicini e dunque contrari all’obiezione, distribuiranno ricette per la pillola del giorno dopo ai tavoli dell’Associazione Luca Coscioni in tutta Italia. L’argomento è scottante ed è fonte di divisioni.
Secondo il quotidiano vaticano l’introduzione di una legge simile ha inciso sulla coscienza morale del Paese. Come se si stesse perdendo il senso del bene e del male. Tanto che «sarebbe opportuno far sì che questa legge non si allontani dal suo scopo dichiarato, di tutelare la maternità e di prevenire la tragedia dell’aborto». Il mondo cattolico è convinto che sia giunto il momento di sottoporre la 194 ad un tagliando per due motivi, primo per via dei progressi medici di questi ultimi tre decenni, secondo perchè la prima parte della legge non è stata applicata. Come ha ben spiegato alla Camera Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita: «Le modifiche pur essendo possibili sono non realizzabili», tuttavia occorre «rimuovere le cause dell’aborto». Ciò che il fronte antiabortista contesta è che la decisione di interrompere la gravidanza spetti solo alla donna. «Non è giusto mettere la vita di un essere umano nelle mani di un altro essere umano». Condividono questa posizione Pezzotta («riportare la legge in Parlamento potrebbe essere pericoloso anche se un tagliando dopo 30 anni non sarebbe male»), Buttiglione che chiede «una legge per vietare l’aborto dopo la ventesima settimana di gravidanza», Mantovano («La prevenzione è un fatto di soldi ma anche di mentalità») e poi Cicchitto, Binetti e Garavaglia che insistono per l’applicazione piena della normativa, piuttosto che una revisione. I cattolici animati dal realismo, intendono procedere per gradi. Prima la piena attuazione poi, in futuro, si vedrà. Magari l’abrogazione. Chissà. C’è però chi difende a spada tratta la 194, «una grande legge che ha saputo coniugare con efficacia l'esigenza di stroncare l'aborto clandestino con quella di promuovere una maternità consapevole e responsabile» ha detto l'ex ministro della Salute Livia Turco (Pd), sottolineando come sia però necessario fare di più sul fronte della prevenzione. «Con la legalizzazione dell'aborto il nostro Paese non ha riconosciuto un diritto ma ha risposto a un dramma e a una richiesta di aiuto, facendosi carico di assistere le donne in un momento particolarmente duro e difficile. Senza lasciarle sole, prive di tutela e di qualsiasi supporto». Con la 194 gli aborti si sono piu' che dimezzati e questo, ha concluso la Turco, «e' un risultato indiscutibile che dovrebbe far ragionare quanti, ancora oggi, chiedono l’abrogazione».


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