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Veronesi, Coscioni, Prosperi, Articolo 21 riparte al senato la battaglia per il testamento biologico

• da Europa del 23 luglio 2008, pag. 8

di Federico Orlando

Cara Europa, vi segnalo la denuncia di Giuseppe Scaramazza, segretario di “Cittadinanzattiva”, sulle condizioni dei paralizzati nel Lazio (ma può valere per tutta Italia): da 6 mesi a un anno, e talvolta 2, per trovare un posto in una delle ottantadue residenze sanitarie assistenziali (Rsa) della regione. Non sarebbe meglio che la sanitĂ  pubblica si occupasse di questi malati in vita, piuttosto che delle saghe ideologiche intorno a Eluana, che ci riportano alle nostre radici medievali?
Emma Bertini, Tivoli (Roma)

Risponde Federico Orlando: Ma soprattutto, cara signora, non sarebbe meglio che i Cossiga i Quagliariello si occupassero di testamento biologico, cioè di fare coi sì o coi no il loro dovere di legislatori, anzichĂ© rifugiarsi come topi nel formaggio del conflitto di attribuzione tra giudiziario e legislativo? Il suo interrogativo riecheggia quello della onorevole Maria Antonietta Farina Coscioni, vedova di Luca, che, come Scaramazza, denuncia il supplizio ideologico imposto al malato. Supplizio che, insieme alle carceri piĂą orrende e alla spettacolarizzazione delle condanne (non ancora emesse), ben rappresenta le radici medievali della nostra civiltĂ . Nel caso di Eluana si tratta, come scriveva una sua collega di tortura, Marina Garaventa, di lasciar decidere a noi malati. La deputata Coscioni ha rivelato al sito di Articolo 21 che 7 mesi fa fu ammessa a visitare la povera Eluana, da 16 anni imprigionata nel coma vegetativo, idratata e alimentata con un sondino nasogastrico, sul cui conto Quaglieriello, invece di quagliare leggi, filosofeggia se possano essere considerate «cure terapeutiche ». A noi giornalisti, che con cinismo ci chiediamo come mai la stampa non faccia inchieste per far conoscere la realtĂ  delle 2.500 persone costrette alla stessa tortura di Eluana e di Marina, l’onorevole Coscioni replica: «Ma vi lamentate proprio voi che avete i giornali e che dovreste avere almeno la “curiositĂ ” di sapere, di capire…?». Giusta pedata, che ci butta fuori dal palazzo e dai riti della Casta, e ci fa incontrare splendidi contributi culturali come quello di Adriano Prosperi sulla Repubblica di lunedì, “Il diritto di morire nel nostro Medioevo”. Prosperi tace «il nome dolce della donna cui tocca ancora una volta il compito di portare il simbolo dell’offesa e della violenza patita»; ma denuncia «la moderna danza macabra di un nuovo medioevo, ossessionato come l’antico dalla paura di un nemico terribile». Articolo 21 svilupperĂ  dopo le vacanze una campagna per sensibilizzare elettori e parlamentari sul testamento biologico (quanto a noi, abbiamo firmato e ciclostilato il modulo ad hoc della Fondazione Veronesi, pubblicato sul Riformista). «Oggi – scrive Prosperi – solo la deliberata ambiguitĂ  della scelta di una parola, vita, termine che i credenti possono intendere nel senso della vita dell’al di lĂ  e tutti gli altri sono liberi di applicare alla vita che abbiamo qui, sostiene le incongrue alleanze costruite per battere le leggi sull’aborto e le proposte sul testamento biologico». Si tornerĂ  dunque alla battaglia extraparlamentare (prevalentemente ma non solo radicale, liberale, laica, socialista, femminista), dei diritti civili. Non dimenticatelo mai: non sono state le anime morte di Montecitorio e palazzo Madama a darci i diritti civili, dal divorzio in poi, ma è stato il paese a strappargliele a furor di popolo.
Ci scusi il senatore Marino.


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