Caro Walter Veltroni,  nel suo discorso di chiusura alla scuola estiva del Partito democratico, lei ha dichiarato che il bisogno di un partito «aperto e democratico» è quello di «rinnovare continuamente la sua classe dirigente, attingendo a giovani leve». Un discorso rivolto ai ragazzi che hanno «fiducia nelle ragioni del riformismo», e che in vista delle primarie per la candidatura a segretario dell’organizzazione giovanile del Pd, viene raccolto proprio da chi vuole mettere a disposizione le proprie energie e le proprie idee per la costruzione di un partito «dai cittadini stessi promosso e organizzato».
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Mi rivolgo a lei da radicale e da cittadina che, animata da una passione politica e da uno spirito di responsabilità civica, non ha mai preso parte a una certa politica che gioca alla «composizione e scomposizione di alleanze fini a se stesse, privi di visione e di comune sensibilità  sui programmi». Proprio per questo, mi rivolgo a lei per chiederle che le primarie dei giovani democratici siano aperte, sia in termini di candidati che di elettori, per non permettere che i criteri burocratici e partitocratrici possano determinare l’esclusione di candidature a segretario nazionale e a delegato all’Assemblea nazionale e regionale. Non raccogliere questa sfida, e trincerarsi in una spartizione di cariche fra i postumi di Ds e Margherita, significherebbe tradire il moto ispiratore della sua battaglia: Yes, we can!. I giornali e i telegiornali italiani hanno seguito con trepidazione le primarie del Partito democratico d’Oltreoceano.
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E perché, se non per la profonda competitività  di quella elezione e per il coinvolgimento di tutti gli elettori americani che, come recita l’art. 2 della Carta del Partito democratico, sono «in buona fede Democratici»?
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Gli studenti Luca Coscioni sono certamente interessati a far parte dell’"organizzazione giovanile popolare, a vocazione europea e riformatrice", come recita il Manifesto fondativo dei Giovani democratici. Lo vogliono fare sulla scorta della preziosa eredità di cui sono portatori: il metodo radicale, che è quello della promozione della trasparenza, della legalità e della democraticità  di ogni procedimento decisionale, e le battaglie, che sono quelle di Luca Coscioni e di Piergiorgio Welby, della libertà di ricerca scientifica, dell’antiproibizionismo, dell autodeterminazione.
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Perché le primarie possano essere, come chiese Marco Pannella un anno fa, proponendo la sua candidatura a segretario del Pd, «annunciatrici di una politica riformata, democratica, nei mezzi e nei metodi usati, che pre-figurano e condizionano gli obiettivi, le ragioni, gli esiti che si professa di perseguire». Perché non si erigano, ancora una volta, le barriere legate a vecchi schemi nemici del nuovo, ma perché ci si faccia promotori di una vera politica partecipativa.
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Con l’auspicio di poter fare parte di primarie che ci permettano, insieme, di portare avanti ciò che Gandhi diceva: «Sii tu il cambiamento che vorresti nel mondo».
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