Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
dom 05 mag. 2024
  cerca in archivio   RASSEGNA STAMPA
Il diessino, la radicale, l’ulivista Ma non corre chi non ha votato Pd

• da L'Unità del 1 ottobre 2008, pag. 7

di Ninni Andriolo

Indagando oltre i luoghi comuni che dipingono i giovani democratici come «nipotini» intenti a far carriera all’ombra degli zii e dei nonni del partito adulto, viene fuori che il confronto-scontro di questi mesi non può essere ricondotto esclusivamente alla contrapposizione tra segreteria Pd che chiedeva «apertura» e, quindi, primarie, e le organizzazioni giovanili ex ds ed ex dl che si arroccavano per difendere posizioni di rendita. C’era tutto questo, ovviamente. Ma non solo questo. 

 

All’interno del Tavolo nazionale che progettava la nascita del nuovo soggetto young dem, infatti, era maturata un’idea progressiva del radicamento dell’organizzazione, che rimandava a tempi più opportuni «l’evento mediatico delle primarie» sul quale, invece, puntava un partito convinto della bontà del metodo seguito il 14 ottobre 2007, utile anche ai più «piccoli».

 

«Una cosa sono le primarie per scegliere tra Veltroni, Bindi, Letta, ecc, - ribattono dalle file young dem - altra cosa sono quelle per scegliere volti giovani ma sconosciuti ai più»». Le primarie, alla fine si faranno. Il 17 e 18 ottobre verranno istallati i gazebo nelle piazze, davanti alle scuole, nei diversi luoghi di aggregazione dei ragazzi che vanno dai 14 ai 29 anni. 

 

I fans di Obama

«Le primarie rappresenteranno una grande occasione e spazzeranno via le rappresentazioni caricaturali che sono state date delle organizzazioni giovanili promotrici», sottolinea Luigi Madeo, 28 anni, già dirigente dei giovani della Margherita, orgoglioso di aver partecipato alla campagna elettorale di Barak Obama, mentre i dirigenti della delegazione italiana Pd erano costretti «a stare in piccionaia alla convention democratica di Denver». «Centinaia di migliaia di ventenni al voto il 17 e 18 ottobre», è questo l’auspicio di Madeo. Rappresenterebbero un ottimo viatico per il dopo primarie. E per fare decollare un’organizzazione giovanile che i candidati in campo Fausto Raciti, Giulia Innocenzi e Dario Marini - oggi concepiscono in modo diverso.

 

Per Raciti l’obiettivo è agire «a 360 gradi», con una struttura «meticcia». Fatta di studenti medi e universitari, ma anche di «precari, atipici, giovani delle grandi periferie urbane e delle realtà provinciali che rimangono fuori dai grandi circuiti». Per l’ex segretario della Sinistra giovanile, in sostanza, i giovani democratici devono rappresentare «un pezzo dell’opposizione», autonomo, ma che affianchi il Pd. «Non vorrei che la bandiera della critica al governo rimanesse nelle mani di Di Pietro - sottolinea Fausto - Tra la nuove generazioni soffia il vento dell’antipolitica. C’è la convinzione che la politica fa schifo e che bastano un po’ di buoni manager e di buoni magistrati per fare quello che i politici non riescono a fare». Cosa pensa Raciti della radicale Innocenzi che lo sfida per la leadership young dem? «A noi interessa che tutti partecipino pienamente al percorso - spiega Fausto - Non accetto, però, che si dipinga la vicenda di queste settimane come il tentativo di blindare un candidato per impedire ad altri di scendere in campo. Il fatto che siano state posticipate le date per raccogliere le firme testimonia la buona fede di tutti».

 

Incontriamo Giulia Innocenzi prima della conferenza stampa di ieri, la seconda in pochi giorni, organizzata - non a caso - davanti alla sede del Pd, in via Sant’Andrea delle Fratte. Soddisfatta per aver vinto la prima partita - «rendere trasparente il percorso delle primarie, spostando al 3 ottobre il termine per le candidature» Giulia punta, adesso, a cambiare i connotati del manifesto fondativo dei giovani democratici. Senza successo, almeno per il momento, stando alle risposte che le arrivano dai piani alti del Pd. Riminese, 24 anni, studi a Las Vegas e Parigi, laurea a Roma con tesi sulle quote rosa, Innocenzi ama i viaggi, la letteratura russa, la danza classica e «fin dalle elementari» la politica. 

 

A 20 anni si può cambiare idea

A 16 anni si iscrisse ad Azione giovani, il movimento giovanile di An. Oggi milita nell’Associazione Luca Coscioni e rivendica l’appartenenza al Partito radicale, alla quale vuole sommare quella young dem. «Mi richiamo alla teoria pannelliana della doppia tessera - annuncia - bisogna eliminare la "clausola di coscienza" che richiede di aver votato in passato Ulivo e Pd oggi per candidarsi alle primarie».

 

«Chi ha vent’anni - e Giulia cita la sua esperienza personale - ha il diritto di votare chi vuole e di cambiare idea. Qui, al contrario, si vorrebbe indagare sul voto espresso dai giovani, come se ci fosse una polizia politica dell’urna». Perché Giulia corre perla segreteria young dem? «Fin dagli anni’50 i radicali hanno perorato la causa di un partito democratico italiano - spiega - lo riprendo quello spirito. Credo nel progetto, ma non nei termini in cui si sta realizzando».

 

E se l’anno scorso «non fu permesso a Pannella di candidarsi alle primarie Pd», oggi Giulia vuole andare fino in fondo. Qualora non dovessero essere accolte le su istanze, infatti, si candiderà ugualmente. «Sottoscriverò il documento fondativo dei giovani democratici - spiega - Ma all’atto della consegna delle 600 firme che servono, depositerò un allegato dove spiegherò che sono e resto radicale e che ho votato per la Rosa nel Pugno».

 

Blog e contatti diretti

Le reazioni young dem? «Noi abbiamo accolto Giulia a braccia aperte perché crediamo nel contributo che la sua candidatura può dare ai giovani democratici ribatte Luciano Nobili, già coordinatore nazionale dei ragazzi della Margherita - Era giusta, infatti, la richiesta di pari opportunità tra i candidati e di riaprire i termini per raccogliere le firme». Oggi, però - continua Nobili - «in perfetto stile radicale, Giulia utilizza questa occasione per acquisire visibilità mediatica e posizionamento politico». 

 

Lei, in ogni caso, va avanti come un treno. La sua campagna elettorale? Programma snello che parte dalla laicità, blog (11mila contatti in pochi giorni), «rapporto diretto con chi non ha mai partecipato alla politica attiva». Alla fine chiediamo il numero di Dario Marini, il terzo candidato alle primarie dei giovani democratici. Giulia lo consegna senza esitazioni, con preghiera di salutarglielo.

 

Non solo nei palazzi romani

Bresciano, 27 anni, laureato in Scienze politiche, specializzando alla Cattolica di Milano, allievo del centro di formazione organizzato da Massimo Cacciali, Dario si divide tra la politica, lo studio e il lavoro saltuario. «Faccio il barman in una discoteca di Sonino, in provincia di Cremona - racconta - I giovani democratici sono anche questo, non sono solo quelli che stanno nei palazzi romani». Marini nasce politicamente «dal percorso dell’Ulivo» e si candida per «rappresentare tutti quei ragazzi che vedono nella politica un sistema chiuso e autoreferenziale». Pensa a «un’organizzazione che vada oltre quelle del passato», capace di «studiare linguaggi e approcci diversi per una cultura democratica del tutto nuova». Una realtà che «non riproponga il vecchio del partito», in sostanza, e che non si «strutturi come la Fgci di una volta». Giovani democratici «autonomi dal Pd, ma che non dialogano con il Pd, perché ne fanno parte».

 

Quale partito per il 2020 

L’obiettivo? «Porsi il problema di cosa farà il Partito democratico nel 2020 e di quale classe dirigente si prepara in vista di quell’orizzonte». Formazione politica «permanente», quindi, non «episodica» come a Cortona. I giovani democratici di Marini «devono essere in grado di creare dibattito e confronto, ma anche critica rispetto allo stesso partito».

 

La campagna elettorale che ha in mente? «Molto lavoro attraverso la rete», ma anche impegno diretto perché «i giovani bisognerà pure incontrarli girando per il territorio». «Mi hanno già invitato a Napoli, a Palermo, a Cosenza e in giro per il Nord - elenca - C’è molto disagio in periferia, c’è ritardo nella distribuzione dei moduli per le candidature regionali e nazionali». Una richiesta a Veltroni, infine. «Servono fondi per finanziare la nostra campagna elettorale. Bisogna disporre le stesse risorse per tutti i candidati alla segreteria. Mi mancano i soldi per andare in giro e non posso autofinanziarmi...». Young dem «peggiori» dei «grandi» del partito? Mah! Certamente più squattrinati.



IN PRIMO PIANO







  stampa questa pagina invia questa pagina per mail