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I vescovi: no al testamento biologico La legge sia soltanto sul «fine vita»

• da Corriere della Sera del 1 ottobre 2008, pag. 14

di Luigi Accattoli

Rigorose precisazioni del segretario della Cei Giuseppe Betori sulla legge del «fine vita»: le «dichiarazioni» sul futuro trattamento medico dovrebbero essere «certe e aggiornate» e non dovrebbero avere un valore «decisivo», ma «sottostare alla valutazione del medico». 

 

Altre affermazioni nette del segretario della Cei che era alla sua ultima conferenza stampa (farà l’«ingresso» a Firenze, di cui è stato nominato arcivescovo, il 26 ottobre): «buone» le misure antiprostituzione del governo «ma avremmo preferito non ci fosse la penalizzazione delle don- ne vittime»; la «campagna» contro la Chiesa sull’«8 per mille» è «fallita»: «non ci ha tolto neanche una firma, anzi ne abbiamo avute 35 mila in più». Dunque anche se il «gettito» destinato alla Chiesa si riduce - perché sono aumentate le «firme» per gli altri «soggetti» - «per noi», ha concluso il vescovo, «va bene così, perché il sistema ne esce consolidato e il favore dei contribuenti verso di noi risulta in crescita».

 

Betori - che presentava alla stampa il «comunicato finale» sui lavori del Consiglio permanente che si è riunito la settimana scorsa - ha spiegato che il cardinale Bagnasco ha sollecitato una «legge sul fine vita» e «non ha parlato di "testamento biologico", che è espressione di una cultura dell’autodeterminazione in relazione alla propria morte mentre la Chiesa ritiene che la vita non sia a disposizione di nessuno, e che la persona non possa determinare la propria fine».

 

«Legiferiamo sì - ha detto il vescovo - ma per proteggere la vita e rendere degno il momento della fine della propria esistenza». Occorre che la volontà della persona sia «inequivocabile e certa», ha poi precisato, ma «l’ultima decisione spetta al medico» e da quella volontà «si deve escludere il rifiuto dell’idratazione e dell’alimentazione, che non sono attività curative, ma attività di sostegno vitale».

 

Alla domanda sul perché la Chiesa abbia mutato atteggiamento in questa materia in passato lo stesso Betori aveva affermato che una legge sul «testamento biologico» non era «opportuna» il segretario della Cei ha risposto che «il cambiamento di rotta non è stato voluto da noi, ma da chi ha creato pronunciamenti legislativi che rendono insicura la fine vita.

 

C’è allora bisogno di salvaguardarla». Il riferimento è alla sentenza sul caso Englaro che autorizzava la sospensione della nutrizione e dell’idratazione: «da qui è venuta la necessità di una legge che eviti sia l’accanimento che l’abbandono terapeutico».

 

Batte le mani a Betori per le parole sul «fine vita» Rocco Buttiglione de1l’Udc:, «Le sue indicazioni corrispondono ai nostri punti fermi in materia», Mentre l’attacca l’associazione «Luca Coscioni»: «Propone un criterio di stampo marcatamente confessionale, inaccettabile in uno stato di diritto». Il sindaco di Roma Alemanno esprime «pieno assenso» alle parole del vescovo nelle quali trova conferma l’ordinanza da lui promossa «per contrastare la prostituzione».  



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