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Mossa disperata di Walter: congresso subito

• da Libero del 25 novembre 2008, pag. 12

di Paolo Emilio Russo

La "guerra dei trent’anni" tra Walter Veltroni e Massimo D’Alema, si sta lentamente trasformando in guerriglia sul territorio. Nel Lazio l’elezione di Roberto Morassut, veltroniano di ferro, a segretario regionale è costata una durissima spaccatura nel partito. Dalemiani, bindiani e lettiani, infatti, si sono astenuti al momento del voto ed ora minacciano di presentare ricorso, contestano la legittimità di quella elezione. Ma il problema non è soltanto il ricorso – già in Umbria il segretario aveva piazzato un suo uomo tra le polemiche -, bensì il deterioramento dei rapporti interni. «Dirigere un partito così è un errore drammatico», attacca lo stretto collaboratore di D’Alema, Matteo Orfini, sul suo blog. A Veltroni e i suoi, tra questi il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti, viene rimproverata «l’arroganza» di una scelta «di continuità con una esperienza che, buona o cattiva che fosse, è culminata con una sconfitta epocale». La débacle a cui si fa riferimento, ovviamente, è quella di Roma. La scelta di candidare Francesco Rutelli, poi rivelatasi disastrosa per il Pd, fu proprio di Goffredo Bettini e diVeltroni medesimo che, per giunta, era sindaco uscente della città.

 

BROGLI PER I GIOVANI

Come l’elezione del segretario del Lazio, pure le primarie per eleggere il segretario dei Giovani democratici rischia di finire con un ricorso. L’elezione - sabato, hanno partecipato al voto 120mila ragazzi under 29 - di Fausto Raciti col 77% dei consensi è stata funestata dalle accuse di brogli. Parla di risultati poco trasparenti Giulia Innocenzi, coordinatrice degli "Studenti Luca Coscioni", e arrivata seconda. Denuncia «metodi opachi», il terzo "classificato", Salvatore Bruno.

 

ASSIST DI SCALFARI

Punte di un iceberg, queste, delle risse tra correnti che nel fondo di domenica Eugenio Scalfari ha duramente criticato addossandone la responsabilità a D’Alema e alla sua corrente Red. Veltroni, che oggi riunisce il coordinamento del partito, cercherà di affrontare la situazione di petto. Chi lo conosce riferisce di un segretario intenzionato ad «attaccare», pronto anche ad un congresso anticipato del partito, a mettere in discussione la sua leadership, qualora i dalemiani dovessero contestare la sua linea. Una posizione, questa, anticipata ieri sera al Tg2 dal braccio destro di Veltroni, Goffredo Bettini: «Se ci sono differenze di linea e di strategia che emergono il modo migliore di risolvere è fare un congresso per confrontarle alla luce del sole». Difficile, però, che il dibattito si concluda oggi. Massimo D’Alema, infatti, è ancora in Sudamerica. L’obiettivo del segretario, quindi, è soprattutto quello di capire la posizione di big come Pierluigi Bersani e Enrico Letta che però sarebbero contrari all’idea di accelerare sulla resa dei conti. «Bisogna smetterla con queste tensioni, che non si capisce perché e su quale argomento sono deflagrate», ha confidato ieri Letta ai suoi. Nessuno dei due sembra avere fretta, tanto più che insieme costituiscono il ticket più probabile per il dopo Veltroni, il primo nel ruolo di segretario, il secondo in quello di candidato premier.

 

OGGI IL CHIARIMENTO

All’ordine del giorno della riunione di oggi ci saranno tutti i nodi, dalla vicenda dell’elezione alla commissione di Vigilanza di Riccardo Villari, alla collocazione europea fino alla "questione del Nord", la sollevazione di Sergio Chiamparino e Massimo Cacciari contro un partito che «guarda troppo al Centro e al Sud». La linea difensiva di Veltroni sarà l’attacco. Il segretario rivendicherà la scelta di andare fino in fondo nella difesa di Leoluca Orlando, metterà sotto accusa il vicepresidente del gruppo al Senato, Nicola Latorre, l’autore del "pizzino" anti-Di Pietro. Il complotto dalemiano è un’accusa vergognosa funzionale solo a a coprire la responsabilità di una condotta politica fallimentare», ha messo le mani avanti Latorre. Pure lui, così come inaspettatamente ha fatto il governatore della Campania Antonio Bassolino, ha aperto all’ipotesi di un congresso anticipato: «Servirà un luogo per chiarirsi», hanno detto. Restano contrarie al congresso anticipato Anna Finocchiaro e Rosy Bindi. Entrambe si dicono convinte che è ora di mettere fine a beghe che non danneggiano nessuno dei due protagonisti, D’Alema e Veltroni, ma «tutto il Pd».

 

 



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