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Primarie col trucco: i piccoli del Pd sembrano già i grandi

• da Libero del 27 novembre 2008, pag. 12

di Andrea Valle

Con quarantadue schede, già votate all’apertura dei seggi, venerdì mattina. Poi urne portate via dal seggio, in Calabria, davanti agli sguardi attoniti dei rappresentanti. Per non parlare dei dati di partecipazione piuttosto curiosi, con la Basilicata che supera la Lombardia, Cosenza che umilia Milano. Infine i risultati, che a cinque giorni dal voto di venerdì non sono ancora stati resi noti, se non nelle percentuali finali, incoronando il candidato predestinato.

 

Le primarie per l’elezione del segretario dei Giovani democratici, organismo giovanile del Pd nato dalla fusione di Sinistra giovanile e giovani della Margherita, rischiano di finire esattamente come successe a quelle dei "grandi": in un mare di polemiche. Il risultato è stato molto netto. Fausto Raciti, ex segretario della Sinistra giovanile, è stato eletto col 77% dei 120mila voti espressi. Era sostenuto da quasi tutto il partito, dai big e non solo. Sg è riuscita a portare ai seggi molti ragazzi. Si sono mobilitati anche i giovani della Margherita, visto che a loro era già spettato il ministro ombra delle Politiche giovanili, la deputata Pina Picierno. Un posto ai primi, uno ai secondi, quindi, e l’accordo era stato presto trovato: tutti alle urne, allestite su e già per lo Stivale. A scombinare i giochi, però, si erano messi altri tre candidati: Salvatore Bruno, area Bindi, Dario Marini, outsider di Brescia, e una donna, la radicale Giulia Innocenzi, dell’associazione Luca Coscioni. Poi i seggi si sono aperti e chiusi, lo scrutinio è iniziato e terminato lunedì, con la lettura dei verbali dentro la sede del Pd. Nessun dato scorporato, niente informazioni nemmeno ai candidati sconfitti.  La Innocenzi e Bruno, allora, hanno denunciato «circostanze poco chiare» e chiesto al Pd di rendere pubblici i risultati, città per città. Perché la rete, si sa, è uno strumento di trasparenza e gli scrutatori hanno cominciato a pubblicare sui siti dei candidati e sui loro profili Facebook i risultati "parziali". «Dai quali, per esempio, emerge che a Milano io sono arrivata prima col 37% dei voti», dice la radicale Innocenzi. «E allo stesso modo sarebbe andata a Ferrara, a Lucca, in tutta la Versilia, in intere Regioni come il Trentino e la Valle D’Aosta». Eppure, alla fine, l’unica candidata donna si sarebbe fermata al 10%. E Bruno ancora dietro, col 6,30%. Come è possibile? 0 c’è un errore o il problema è tutto nell’affluenza alle urne, squilibrata verso Sud, dove il partito può contare su un apparato più forte.

 

Recuperati i dati resi disponibili, in effetti, si scoprono altre cose curiose. Tra queste chela Basilicata doppia, coi suoi ottomila votanti, la partecipazione al voto della ben più popolosa Lombardia, che si ferma a quattromila. 0 che se a Roma, tre milioni di abitanti ed ex capitale del regno veltroniano, ci sono stati diecimila elettori alle primarie, nella ben più piccola Bari ce ne sarebbero.stati ottomila e a Cosenza gli elettori sono stati lo stesso numero di quelli della Capitale. Proprio dalla città calabrese, tra l’altro, è partitala prima denuncia ufficiale agli organismi nazionali del Pd. Alcune urne, infatti, sarebbero state sequestrate prima dello spoglio. «Venerdì alle 23.30 alcune persone hanno portato via urne e verbali», ha denunciato lunedì Tommaso Guzzi, presidente di uno dei seggi nella città, che chiede l’annullamento del voto nella provincia. «È stato perpetrato un vero e proprio atto di appropriazione indebita da parte di persone estranee all’organizzazione delle primarie e notoriamente vicine ad esponenti istituzionali del partito», accusa. Ma di cose «strane» la Innocenzi dice di averne sapute altre: «Nel seggio della Luiss a Roma, dove studio io, a piazza Istria, all’apertura del seggio, dentro all’urna c’erano già 42 schede». Quelle, e le altre che nel frattempo erano state votate, sono state annullate. «Poi ci sono ragazzi che hanno votato più volte o in seggi diversi. Non si pretendeva una organizzazione perfetta, visto che sono tutti volontari, ma insomma...», aggiunge. 

 

Raciti non vuol sentir parlare di brogli: «Qualche intoppo organizzativo ci sarà pure stato, ma 120 mila ragazzi non si orientano con i brogli. Se ci fossero irregolarità, in ogni caso, sarei il primo a colpirle severamente», ha detto all’Unità. Per fugare tutti i dubbi, però, servono i risultati. Che il portavoce del Pd, Andrea Orlando, dice di voler pubblicare sul sito: «Stiamo acquisendo i dati, poi li pubblicheremo anche allo scopo di chiarire situazioni controverse». Ma per ora, sui siti del Pd, tutto tace.



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