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Ru486, Aiuti si smarca: «No ai falsi allarmi»

• da Il Riformista del 16 dicembre 2008, pag. 9

«Le dichiarazioni di alcuni politici sulla Ru486 sono pretestuose, contengono informazioni scientifiche inesatte e cercano di creare un falso allarme sul problema di un ipotetico grave rischio per questo tipo di aborto farmacologico». Fernando Aiuti è un medico e un professore di chiara fama. Ma è anche presidente della Commissione politiche sanitarie del Comune di Roma. Chissà se le sue parole avranno fatto piacere al "principale", Gianni Alemanno, alle prese da giorni con l’emergenza maltempo. Di certo, non sono in linea con gli allarmi provenienti dal centrodestra sulla pillola abortiva che oggi arriva all’esame della Commissione tecnico scientifica dell’Agenzia italiana del farmaco. Oggi, infatti, la pillola potrebbe ricevere un via libera che le spianerebbe la strada verso l’ok all’arrivo sul mercato. Per questo, da giorni, è un rincorrersi di voci preoccupate a partire da quella del sottosegretario Eugenia Roccella secondo la quale il farmaco avrebbe ancora molti «lati oscuri». «L’unico modo per riaprire la valutazione medica del farmaco è passare per l’Europa», aveva aggiunto la Roccella, in quanto il governo nulla può più fare. Proprio in risposta a questi allarmi, ieri si sono levate molte voci. Prima tra tutte, quella di Aiuti, il quale ha parlato di messaggi «terroristici» e ha provato a rassicurare tutti, spiegando che «la pillola Ru486 dopo numerose e controllate sperimentazioni cliniche è stata approvata dalla Commissione Europa e si trova in commercio in molti Paesi europei».

 

Ma è un coro. Barbara Pollastrini: «Continuo a ritenere che l’aborto sia un dramma per molte donne. Ma l’ansia di punirle anche con la sofferenza accessoria della chirurgia, mi sembra solo un dato di malvagità persecutoria». Livia Turco: «La pillola è ampiamente collaudata e utilizzata in tutti i paesi europei. L’Italia arriva per ultima a causa di pregiudizi ideologici. Sarebbe grave se venisse vietata la diffusione ed è ancor più grave è l’ingerenza della politica nell’ambito clinico farmacologico».

 

Che l’Italia sia rimasta indietro lo ha affermato in una intervista a Econews anche Silvio Viale, ginecologo e membro della direzione della associazione Luca Coscioni. E sempre dalla Coscioni, Alessandro Capriccioli avvertiva ieri che «stracciarsi le vesti denunciando un presunto "aborto fai da te", infatti, significa pretendere che le donne, per esercitare un proprio diritto, debbano continuare a subire un intervento chirurgico, la cui invasività costituirebbe una sorta di "punizione" per la decisione di interrompere la gravidanza».

 

A tutti, ha risposto Carlo Giovanardi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, secondo il quale il governo può vigilare sul rispetto della legge 194 e verificare «se è vero, come tende a dimostrare gran parte della documentazione scientifica, che c’è pericolo per la salute delle donne». Il farmaco, ha sostenuto Giovanardi, potrebbe essere addirittura «letale». Ma, a sbarrargli la strada c’è Benedetto della Vedova, stessa parte politica del sottosegretario. «E’ bene - ha detto - che sul tema il Governo rimanga neutrale e che l’esecutivo non si sostituisca alle competenze dell’Aifa». E sarà proprio l’Aifa, oggi, a prendere una decisione.



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