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Fisichella: «La vita umana va difesa»

• da Il Messaggero del 18 dicembre 2008, pag. 13

di Franca Giansoldati

A sette giorni dal Natale, la «festa della vita», come evidenzia monsignorFisichella, Presidente del Pontificio Consiglio della Vita, si profila all’orizzonte uno scontro tra poteri. «Quando c’è da salvare una vita, questi scontri non hanno alcun senso. Vorrei che tutti gli italiani riflettessero su quello che sta accadendo. Mi auguro che non prevalgano visioni ideologiche o strumentalizzazioni. L’importante è salvaguardare quel principio fondamentale contemplato anche nella nostra Costituzione, la difesa della vita umana». 

 

Per il giudice il decreto con cui, lo scorso luglio, Beppino Englaro era stato autorizzato a interrompere l’alimtentazione ad Eluana, è già definitivo.

«Come tale lo sarà pure, non saprei, non sono un giurista, ma non credo che nessun giudice possa obbligare una struttura pubblica o privata ad eseguire la morte di qualcuno. Questo vale pure per i medici, perché significherebbe alterare completamente la libertà delle persone. Ma c’è di più». Ossia? «C’è da chiedersi come sia possibile che una sola sentenza possa avere ribaltato lo stato delle cose dopo ben 6 gradi di giudizio, tutti, ovviamente, contrari alla sospensione dell’alimentazione. Vorrei che gli italiani, nel cui DNA vi è la difesa della vita, riflettessero su questo aspetto- Non si può che restare frastornati..».

 

Come ha valutato la decisione del ministro Sacconi?

«Mi sono venuti in mente due casi famosi, quando re Baldovino si autosospese pur di non firmare la legge sull’aborto e quello recente del Granduca di Lussemburgo contrario all’eutanasia. Quelli erano regnanti cattolici, stavolta no, e devo dire che ho provato profonda ammirazione nei confronti del ministro per questo gesto coraggioso. In spirito di laicità ha portato avanti coerentemente la difesa della vita più innocente».

 

Il caso Englaro è emblematico.

«Eccome. Richiama, infatti, dei principi fondamentali e per questo sarebbe un errore fermarsi al caso singolo. Per l’insegnamento della Chiesa è importante il principio in gioco: la difesa della vita. Mi auguro con tutto il cuore che il caso Englaro possa essere sottratto ai rischi di scontri ideologici. Spero che, contrariamente al passato. non venga strumentalizzato come già accaduto per Luca Coscioni e Piergiorgio Welby».

 

Ma i singoli non hanno diritto di definire la fine della propria vita?

«Ognuno ha il diritto di progettare, ma non di porvi dei limiti. La vita non ci appartiene, non cela siamo data noi. Chiunque, però, ha: diritto a non essere umiliato, specie in situazioni in cui una determinata terapia non sia corrispondente alla capacità di sopportazione. Una persona deve restare libera, l’importante che l’oggetto della riflessione sia la vita, non la morte».

 

Eluana a dire il vero aveva manifestato precise volontà nel caso in cui si fosse mai trovata a vivere in uno stato vegetativo. 

«Sarebbe più corretto dire che si suppone quella che fosse la volontà di Eluana. A volte, trasportati dalle emozioni, si dicono cose che non possono essere assunte a principio. Quando una persona fa una scelta per il futuro del genere, sarebbe saggio da parte del legislatore prevedere la necessità di riconfermare a distanza un determinato tempo. Una dichiarazione di fine vita fatta a 20 anni, non è detto che valga anche dopo altri 20 anni, perché ogni persona vive situazioni ed esperienze che la modificano. La stessa persona potrebbe avere cambiato idea». 



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