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La lezione di Eluana

• da l'Avanti! del 12 febbraio 2009, pag. 2

di Nicola Carnovale

Che il caso di Eluana Englaro fosse destinato a dividere il Paese era scontato. In fondo è gia successo, in passato. Basta ricordare Piergiorgio Welby e Luca Coscioni, divenuti entrambi emblemi - per consapevole scelta e volontà - della battaglia "pro eutanasia". La vicenda di Eluana è però molto diversa. Non solo sotto l`aspetto propriamente scientifico, quanto per i risvolti politico-istituzionali del tutto inaspettati e difficilmente inunagin abili. I: intromissione nella delicata vicenda del potere esecutivo e legislativo in seguito ad una sentenza della Cassazione, apre un vulnus pericoloso nel nostro ordinamento costituzionale che delinea con esatta precisione e con dovizia di dettaglio le diverse e specifiche funzioni spettanti a ciascun potere dello stato. Le sentenze della Cassazione sono inappellabili ed immediatamente esecutive. Costituisce una grave fattispecie di reato l`inapplicabilità delle stesse. 

Certamente le si può condividere o meno, ed è da considerarsi fisiologico che se l`oggetto della sentenza è materia eticamente sensibile, questa sia destinata a far discutere. Ma considero scorretto, per forma e sostanza, porre in essere un provvedimento legislativo per impedire l`applicazione di una sentenza che riflette una precisa volontà. La politica ha l`obbligo di non sottrarsi dal discutere e dal deliberare liberamente senza condizionamento alcuno su materie inerenti la vita. Dall`eutanasia all`interruzione di gravidanza. Ma non può e non deve farlo caso per caso e sul momento - con provvedimenti "uti singuli" -. Deve saperlo fare nell`interesse collettivo, disciplinando la materia con leggi che siano effettivamente "erga omnes". Peggio ancora, non può pensare semplicemente di evitare il tutto, negando quanto ogni giorno avviene nel Paese, per il quieto vivere di maggioranza, governo  ed opposizione. Questo è quanto sino ad ora si è sistematicamente verificato in Italia.

Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Una serie di vuoti normativi su tutta una serie di temi etici. I conflitti avvengono anche, e soprattutto, in presenza di vuoti legislativi in cui è sempre chiamato ad intervenire il potere giudiziario che trascinato nella contesa politica non diviene più arbitro riconosciuto. In questo senso, la strada che si voleva perseguire, con l`approvazione in tempi eccezionali di una legge a misura per il caso Englaro, rischiava di non essere neanche un palliativo, ma l`ennesimo intervento per accrescere il caos esistente in una situazione già di suo complessa e delicata. Il risultato sarebbe stato un precedente pericoloso per gli assetti istituzionali futuri e un incentivo per ulteriori contrasti tra le massime cariche istituzionali, espressioni di potere distinti del nostro ordinamento. Forse questo po- trà essere funzionale ai progetti e ai desideri di qualche singolo, ma non a quelli del Paese.

Chi scrive non vuole imporre le proprie convinzioni morali, etiche, religiose e civili a nessuno. Penso fermante che vada tutelato il diritto alla vita, che non equivale ad affermare a ogni costo l`esistenza fine a sé dell`individuo. Costringere Eluana ad esistere come vegetale equivaleva a una condanna a morte, una punizione quotidiana. In uno Stato moderno e liberldemocratico è impensabile che ogni individuo non possa essere libero, nel rispetto della propria persona, di scegliere liberamente il proprio destino e la propria esistenza. Ed è ancor più pazzesco che non vi siano riferimenti legislativi. Non sapremo mai che cosa avrebbe scelto per se stessa Eluana, e quale concetto avesse potuto maturare della vita e della morte. Questo dovrebbe essere il quesito da porsi con spirito laico. Ma, forse, neanche lei si sarà soffermata a pensarci.



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