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Un figlio dal marito in coma. Antinori esegue il prelievo. Il Vaticano: un illecito grave

• da Corriere della Sera del 18 febbraio 2009, pag. 23

di Claudio Del Frate

E` una sfida contro il tempo e contro la malattia. E` una sfida anche contro una legge (quella sulla fecondazione assistita) che lascia margini ristrettissimi. Ma Severino Antinori, ginecologo e pioniere italiano della fecondazione in vitro, è deciso ad aiutare la donna di Vigevano che vuole avere un figlio dal marito in coma irreversibile e condannato da un tumore. Ieri mattina Antinori è  arrivato all`ospedale San Matteo di Pavia, dove l`uomo è ricoverato, e ha prelevato un campione di liquido seminale: tra 15 giorni, un mese al massimo, effettuerà l`inseminazione artificiale con un ovulo della donna nel suo centro specializzato di Roma. Fine degli indugi, insomma, che da due settimane accompagnavano la vicenda in un rimpallo di richieste tra i familiari del paziente, l`ospedale di Pavia e quello di Padova inizialmente incaricato di tentare la fecondazione «in provetta», primo caso in Italia il cui donatore è un uomo in coma. «Abbiamo accettato la proposta di Antinori - spiega Claudio Diani, legale della famiglia - proprio perché Padova, pur mostrando disponibilità, non agiva: era un atteggiamento che stava logorando le nostre speranze». «E siamo molto grati al professore per l`umanità e la sensibilità dimostrate verso il nostro caso», ha fatto sapere il padre del paziente sempre attraverso il legale. «Ho deciso di muovermi - racconta dal canto suo Antinori - innanzitutto perché c`è un decreto del tribunale che autorizza il prelievo del liquido seminale e c`è una donna che desidera diventare madre per sopravvivere all`immenso dolore che l`ha colpita». I limiti imposti dalla legge sulla fecondazione artificiale secondo lo specialista sono superabili: «L`uomo in questo momento non è in grado di espellere spermatozoi autonoma- mente quindi è di fatto in una condizione di sterilità», dice Antinori. Sono in molti, però, a nutrire dubbi sul caso di Pavia. Per il Vaticano ieri è intervenuto monsignor Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la vita: «Quanto sta accadendo costituisce un illecito grave poiché per un atto di procreazione serve il consenso di entrambi i genitori. Qui il marito è trattato come un semplice serbatoio di cellule. Ma è contraria a qualunque atto di procreazione artificiale». Perplesso è anche Domenico Danza, dell`associazione «Luca Coscioni»: «Per legge è necessario il consenso espresso da entrambi i coniugi ma in questo caso tale requisito manca inequivocabilmente».



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