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Figlio dal marito in coma prelevato seme dell'uomo

• da Il Mattino del 18 febbraio 2009, pag. 15

Concepito in provetta da un papà in coma donatore inconsapevole del proprio seme. Potrebbe accadere tra un mese e, almeno, in Italia, sarebbe la prima volta: autore del «progetto» sarà il ginecologo Severino Antinori che, dopo aver prelevato il liquido seminale dall`uomo procederà alla fecondazione artificiale della donna che desidera ad ogni costo un figlio dal marito in coma. Presidente della società mondiale di medicina della riproduzione, noto alle cronache per aver ottenuto gravidanze in età avanzate - le cosiddette «mamme-nonne» -e per alcune presunte clonazioni, il ginecologo romano sarebbe entrato nella vicenda a sorpresa, a titolo gratuito e per motivi di «umanità» come lui stesso ha raccontato. Quello che Antinori definisce un desiderio «legittimo», e che sanitari e vertici del centro di Criopreservazione dell`Asl di Padova e del Policlinico San Matteo di Pavia, ai quali la donna si era rivolta, hanno autorizzato, è stato però definito dal Vaticano un «illecito grave» e un «errore giuridico e  bioetico» dal giurista Francesco D`Agostino, presidente onorario del Comitato nazionale di bioetica. Vita, morte, coma, volontà presunta: a poco più di una settimana dalla fine di Eluana Englaro, questi temi tornano dunque al centro del dibattito nazionale. La storia inizia qualche giorno fa quando una 40enne vigevanese, chiede di poter avere un figlio dal marito, in coma da due settimane per un tumore al cervello in fase terminale al Policlinico San Matteo di Pavia. La signora si rivolge al centro di Criopreservazione dell`azienda ospedaliera di Padova, che si dice disponibile ad approfondire il caso, in attesa di ricevere una richiesta autorizzata dall`ospedale Pavese. Ma consideratele condizioni dell`uomo, la famiglia - il padre è stato nominato suo tutore assumendosi la responsabilità di decidere per il figlio in coma - avrebbe deciso di accelerare i tempi, aderendo alla, disponibilità del professor Antinori che ieri ha eseguito il prelievo al policlinico di Pavia. L`intervento è stato effettuato con un ago sottile, su più punti. Il liquido verrà conservato a Roma e conservato a -197 gradi. Fra un mese si procederà alla fecondazione come aveva chiesto la donna. Secondo il professor Antinori la procedura, che per la prima volta viene eseguita in Italia su una persona in coma, si svolge nei limiti  di legge seguendo un`ordinanza dei giudice. Per monsignor Elio Sgreccia, presidente emerito della pontificia Accademia per la Vita, si tratta invece di un «illecito grave». Sgreccia si dice contrario alla richiesta della donna perché, spiega, «per un atto di procreazione, come dice anche la legge 40, ci vuole la manifestazione esplicita del consenso di entrambi i futuri genitori». Una documentazione di consenso che secondo i medici, tuttavia, esiste e che sarebbe a disposizione della magistratura. Secondo Claudio Diani, il legale che ha assistito la `signora, se ci saranno questioni, si dovrà «cercare di ricostruire il desiderio del marito di avere un figlio. Insomma dovrò ricostruire la sua volontà, proprio come è accaduto per Eluana». A nutrire dubbi sulla possibilità di procedere alla fecondazione in vitro e poi all`impianto nell`utero della donna, è però anche Domenico Danza, direttore del Centro Mediterraneo di Medicina della riproduzione di Salerno e Consigliere generale dell`Associazione Luca Coscioni, secondo il quale «la legge 40/04 all`articolo 6 sancisce l`obbligo del consenso scritto della coppia come testimonianza inequivocabile della manifestazione di volontà di eseguire una tecnica di PMA, e, nel caso specifico sembra che questo requisito manchi».



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