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Noi Radicali a Congresso

• da Europa del 27 febbraio 2009, pag. 1

di Marco Cappato

Come Radicali “del fronte italiano” ci riuniamo a Congresso da oggi a Chianciano per discutere di come realizzare l’alternativa a questo regime sessantennale, come aggregare individui e organizzazioni per esprimere una classe dirigente alternativa. Le briciole di attenzione nei nostri confronti riguardano altro: come ci presenteremo alle Europee. Doveroso dunque chiedersi se un partito elettoralmente “minimo” si può permettere non solo di “parlare d’altro”, ma addirittura di voler smantellare baracche grandi e piccoli della partitocrazia. Abbiamo la presunzione, o la follia, di pensare di sì, a partire da alcuni dati di fatto. Ci sono obiettivi sui quali rappresentiamo, spesso da soli, il comune sentire di grandi maggioranze d’opinione: abolizione di finanziamenti statali e truffaldini a partiti a-democratici, Chiese, sindacati, corporazioni; libertà e responsabilità individuale nelle scelte religiose, sessuali, riproduttive, di cura, di fine della vita; Riforma “anglosassone” del sistema istituzionale; Riforma “Tortora” per una giustizia responsabile; libertà di lavoro e di impresa, contro un sistema corporativista e statalista; un welfare per “abolire la miseria” più che per proteggere i garantiti; la vita del diritto internazionale - Corte Penale internazionale, moratoria sulla pena di morte, organizzazione mondiale della e delle democrazie - come strumento per garantire la pace, contro la sovranità assoluta dello Stato nazionale. Non è un elenco di “posizioni”, ma di lotte, spesso vittoriose anche “elettoralmente”, con i referendum. Non è un elenco “al passato”, buono per il riconoscimento postumo magari proprio da chi prova a seppellirci ogni giorno con l’uso violento e illegale delle televisioni. Le nostre proposte riguardano l’oggi, un Paese che non ha soldi per affrontare la crisi economica ma che continua a mandare in pensione a 60 anni, che è il più condannato dalla Corte europea, ma che preferisce l’amnistia selvaggia della prescrizione a un’amnistia regolamentata contro l’impunità. Un altro fatto rende possibile la follia di una rivoluzione liberale. La partitocrazia di oggi non è soltanto incapace di rappresentare l’opinione pubblica, ma persino di proteggere gli interessi delle proprie burocrazie e clienti. Che sia la versione padronale berlusconiana, la versione balcanizzata - tra fondazioni, cacicchi - della sinistra ufficiale o la versione abbaiante e inoffensiva del populismo dipietresco, l’unico collegamento che mantengono con il popolo è quello del bombardamento televisivo, delle “emergenze” indotte, degli stupri che aprono i TG, della menzogna di Eluana che “soffrirà di fame e di sete”, con le risposte terrorizzate di una politica pronta a disfarsi di ogni “tabù” democratico e di ogni impaccio: militari in città e ronde, sondini infilati a forza, scioglimento illegale della Commissione di vigilanza, chiusura del Centro d’ascolto radicale per l’informazione radiotelevisiva, cioè l’unico organismo in grado di raccontare l’anatomia di questi delitti contro la conoscenza. Ultimo fatto: arrivano segnali da un mondo dove ogni possibilità di Riforma sembrava cancellata: la Chiesa, intesa come comunità dei credenti, inizia a manifestare opposizione alla strategia vaticana; da Kung a Mancuso, si parla di Concilio Vaticano III, un po’ come quando Pannella. durante il conclave, portò in piazza un cartellone con l’auspicio di un Giovanni XXIV. Se c’è speranza lì, non è il momento di perderla per nessuno. Con questo Congresso non ci “chiamiamo fuori” dalla politica dei partiti e delle alleanze. Siamo così attaccati alla sopravvivenza del “soggetto elettorale radicale” che proviamo a superarlo ogni volta, da ultimo con la Rosa nel Pugno.Vogliamo “solo” che quella politica sia il prodotto di obiettivi da realizzare, non di poteri abusivi da preservare. E ci proviamo, come sempre, con chi ci sta.

 

Marco Cappato, Deputato europeo, Segretario dell'Associazione Luca Coscioni

 

 



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