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Legge 40, la Consulta discute l'ennesimo ricorso

• da Avvenire del 1 aprile 2009, pag. 10

di Gianni Santamaria

Con l`udienza pubblica tenutasi ieri presso il palazzo della Consulta è iniziata l`ennesima partita giuridica sulla legge 40 che dal 2005 regola la fecondazione medicalmente assistita. I giudici della Corte Costituzionale hanno sentito per due ore e mezza le parti costituitesi a favore e contro le eccezioni di costituzionalità sollevate da Tar del Lazio e dal tribunale di Firenze e che riguardano gli articoli 6 e 14 della normativa. Nei punti in cui è previsto, per il primo, che non si possa revocare il consenso all`impianto, una volta che gli ovuli sono stati fecondati. Per il secondo in gioco ci sono il limite alla creazione di tre embrioni e l`impossibilità di congelarli attualmente vigenti. L`anteprima dell`udienza ha visto l`esclusione dagli interventi da parte di alcune associazioni schierate contro la legge: tra le più note la radicale Luca Coscioni, Amica Cicogna e Madre Provetta. Hanno, dunque, preso la parola - da una parte - la World association of Reproductive Medicine (Warm), presieduta dal ginecologo Severino Antinori, e gli avvocati delle coppie sterili affette da patologie genetiche trasmissibili coinvolte nei giudizi dai quali è scaturita la richiesta. Dall`altra, a difendere la legge, oltre all`avvocatura dello Stato, c`erano il Comitato per la salute della donna e la Federazione nazionale dei Centri e movimenti per la vita. Per questi ultimi sono intervenuti l`avvocato Giovanni Giacobbe e il costituzionalista Antonio Baldassarre. Il primo ha ricordato come «il valore principale sul piano della Costituzione è quello della vita e il diritto alla procreazione è un diritto di libertà». Inoltre il limite di tre embrioni è discrezionale, ma non lede la ragionevolezza della legge». Dunque, «l`articolo 32 della Costituzione non risulta violato, perché se il trattamento non va a buon  fine una volta, la donna non ha la necessità, costituzionalmente garantita, di sottoporsi a ulteriori trattamenti». Per Baldassarre «se fosse accolta la tesi dell`ordinanza, la Corte non potrebbe portare il numero di embrioni a quattro, cinque o sette, perché questo interverrebbe nella scelta legislativa. Quello che può fare, in astratto, è togliere il limite. Ma questo sarebbe irragionevole, perché l`articolo 1 della legge tutela l`embrione. E sarebbe influenzato il bilanciamento tra tutela dell`embrione e salute della donna». Tutt`altra la tesi dell`avvocato dell`associazione Warm, Carlo Muccio. Parla di legge che rende la donna un «contenitore». E cita dati del registro europeo secondo i quali in Italia su 100 cicli le gravidanza sarebbero 8 «mentre la media europea è intorno a 18-20». In realtà i dati del registro nazionale resi noti dal ministero giorni fa sui dati italiani raccolti nel 2007, gli ultimi disponibili, hanno spiegato c`è un aumento di gravidanze e bimbi nati. La bontà della legge, in base alla relazione annuale, è stata difesa anche dalla rappresentante dell`avvocatura dello Stato, Gabriella Palmieri. Sul limite dei tre embrioni la legge, ha detto, è in linea con quella francese e svedese, mentre anche in Inghilterra si raccomanda di impiantarne solo due. Visto che il 100% dei centri ha partecipato al censimento, poi, «devo dare credito alle conclusioni secondo le quali, nonostante l`età elevata di chi si sottopone ai trattamenti, i risultati sono in linea con quelli europei». E’ la seconda volta che la legge è sottoposta a un giudizio di costituzionalità. Nel 2006, su sollecitazione del tribunale di Cagliari a quale si era rivolta una coppia affetta da talassemia, era stata ritenuta inammissibile la richiesta riguardante l`articolo 13, che vieta la diagnosi preimpianto. La nuova sentenza è attesa in settimana. E per il deposito delle motivazioni passano di solito una ventina di giorni.



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