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Fecondazione, legge 40 all'esame della Consulta

• da La Discussione del 1 aprile 2009, pag. 6

di Simona D'Alessio

I riflettori della Corte Costituzionale puntati sulla legge 40. Ieri mattina, infatti, i giudici hanno cominciato l`esame dei ricorsi sulla norma del 2004 che regola la fecondazione assistita. In particolare, dovranno esprimersi sulla legittimità degli articoli in cui si dispone la formazione di un numero limitato di embrioni fino a un massimo di tre, da impiantare tutti contestualmente, vietando la crioconservazione (ossia l`ibernazione in azoto liquido) al di fuori di casi eccezionali (art. 14) e l`irrevocabilità del consenso della donna all`impianto in utero degli embrioni creati. Non è la prima volta che la Consulta è chiamata a decidere sulla legge: nel 2006, infatti, aveva ritenuto inammissibile la questione di legittimità relativa all`articolo 13, sollevata dal tribunale di Cagliari chiamato a giudicare il caso di una coppia talassemica (affetta, cioè da una malattia che comporta anemia, un difetto di trasporto dell`ossigeno nel sangue, molto diffusa nelle zone mediterranee ed in particolare in Sardegna, ndr) che aveva richiesto di effettuare la diagnosi embrionale preimpianto. Questa volta - e la sentenza è attesa in settimana - sono da esaminare tre distinte ordinanze del 2008, emanate dal Tar del Lazio e dal Tribunale di Firenze. La Corte, presieduta da Francesco Amirante, ha deciso di non ammettere a giudizio alcune associazioni come Madre provetta, Amica cicogna, Hera onlus, Luca Coscioni, Sos infertilità, Cittadinanzattiva Toscana e altre ancora, tutte unite contro la legge sulla fecondazione assistita. Le parti che hanno potuto  esprimere le proprie ragioni sono state Warm (World Association Reproductive Medicine) i legali di due coppie affette da malattie genetiche altamente trasmissibili, l`Avvocato dello Stato Gabriella Palmieri e la Federazione nazionale dei centri e dei movimenti per la vita. Secondo l`avvocato della Warm, Giancarlo Muccio, la legge 40 «compromette il diritto alla salute del concepito» mentre la donna «è considerata una contenitore». Il perché è presto detto: il legale fa "parlare" i dati del Registro europeo della procreazione medica che evidenziano come in Italia «su 100 cicli, le gravidanze portate a termine siano pari a 8, mentre la media europea è sulle 18-20». Per l`Avvocatura dello Stato, invece, la norma non va modificata e, ricorda il rappresentante Gabriella Palmieri, «anche la legge francese come quella svedese pone il limite dei tre embrioni e in Inghilterra di raccomanda un impianto non superiore a due». Altro punto centrale del dibattito, durato circa due ore mezza, riguarda la diagnosi preimpianto (ovvero la biopsia dell`ovocita, che permette di individuare gli embrioni privi di gravi malattie genetiche). La legge 40 non proibisce questo test genetico, ma  costringendo la donna all`impianto di tutti e tre gli embrioni, anche se malati, di fatto la rende inutile; la norma, inoltre, impedisce il ricorso alla procreazione assistita alle coppie che, pur non essendo sterili, abbiano un`alta probabilità di trasmettere una malattia genetica. Dinanzi ai giudici delle leggi è intervenuto anche il celebre ginecologo Severino Antinori, presidente di Warm: «Continua a circolare l`errata convinzione che la diagnosi preimpianto non sia consentita in Italia - ha detto - quando, invece, è possibile effettuarla, basta rivolgersi a centri specializzati seri. Purtroppo, però, la legge 40 non ha mai fissato gli standard di qualità che queste strutture devono rispettare ed è questa una delle sue principali mancanze». A chiedere alla Consulta di «sollevare dinanzi a se stessa la questione dell`ammissibilità della diagnosi preimpianto» è stata Isabella Loiodice, avvocato del Comitato per la tutela della salute della donna. Secondo il legale, infatti, questa pratica «non è conforme alla Costituzione, che conferisce il diritto a un figlio, ma non per forza un figlio sano». Del test sull`ovocita, dunque, si è dibattuto in aula ma, ha ricordato l`avvocato Muccio, «in questa sede non si discuterà questa questione, in quanto è stata risolta dal Tar del Lazio che ha annullato le linee guida sulla legge 40 (nel gennaio del 2008, ndr), rinnovate poi dall`ex ministro della Salute Turco». Documento di indirizzo, questo che oltre ad eliminare il divieto della diagnosi preimpianto, ha aperto le porte della procreazione assistita anche alla coppia con l`uomo portatore di malattie sessualmente trasmissibili come l`Hiv.



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