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Contro i mali del "Porcellum" un bipartitismo made in Usa

• da Terra del 12 maggio 2009, pag. 2

di Valentina Ascione

“Non si vede perché bisognerebbe peggiorare una già così brutta legge elettorale”, osserva Emma Bonino. E proprio perché a loro avviso una non sembra esserci, i radicali hanno costituito il Comitato per il No ai referendum elettorali del 21 giugno prossimo. Coordinatore del Comitato è il leader storico Marco Pannella. Tra i  fondatori, la stessa vicepresidente del Senato e dirigenti dell’area radicale come Marco Cappato, Segretario dell’Associazione Luca Coscioni, Sergio D’Elia, Segretario di Nessuno tocchi Caino, Michele De Lucia e Bruno Mellano, rispettivamente Tesoriere e Presidente di Radicali Italiani.

L’iniziativa nasce in seno ai radicali ma  – spiegano – è aperta a chiunque voglia opporsi a un referendum che oltre ad aggravare il cosiddetto “Porcellum”, determinerebbe "un bipartitismo coatto e caricaturale". Ma come? - verrebbe da chiedersi - I radicali non sono da sempre tra i più strenui sostenitori del sistema maggioritario e di un modello bipartitico? Certo, ma del bipartitismo americano – precisano-  che ha ben poco a che vedere con l’assetto istituzionale che verrebbe fuori da un “referendum truffa”, come definiscono l’iniziativa di Segni e Guzzetta. L’eventuale vittoria del sì, secondo i promotori del Comitato, aprirebbe la strada a un modello senza collegi uninominali, né un Parlamento di rappresentanti effettivamente eletti; a una legge che invece di restituire potere di scelta ai cittadini, non farebbe che rafforzare il monopartitismo, consegnando il premio di maggioranza non alla coalizione ma al singolo partito che prenda anche un solo voto più degli altri. Insomma, osserva ancora Bonino “un modello che non accetterei anche se il premier fosse Pannella”.

“Se si fosse dato ascolto all'esito dei referendum di inizio anni Novanta, la riforma americana l'avremmo già fatta", ricorda Marco Cappato. Si riferisce in particolare al referendum per modificare in senso uninominale maggioritario la legge elettorale per il Senato, che nel 1993 fu approvato con oltre l'80 per cento dei voti. “Il Comitato per il No - continua l’eurodeputato, Segretario dell’Associazione Luca Coscioni - nasce anche per la legalità referendaria: per ripristinare la dignità di uno strumento che in Italia è stato distrutto dalle sentenze eversive della consulta e dal tradimento dei partiti e del Parlamento". Un capitolo, quello dei referendum, che i Radicali trattano con dovizia di particolari nella loro “Peste Italiana”, dossier che documenta le violazioni di Costituzione, democrazia e Stato di diritto negli ultimi sessant’anni.  

A chi, come parte del Partito Democratico, si è schierato con il Sì, sostenendo che servirebbe da stimolo al Parlamento per riformare il sistema elettorale, Emma Bonino replica ammonendo che “il referendum non è una specie di Euchessina in dosi massicce, né un sondaggio, ma uno strumento che i padri Costituenti vollero vincolante”. E sul quorum avverte: “se si attiverà lo stesso ‘Circo Barnum politico-mediatico’ messo in moto intorno al caso Englaro dobbiamo essere consapevoli che il quorum non sarà deciso da scontri democratici ma da tutt’altri meccanismi”. L'invito al voto non tiene conto dei numeri, quanto del “dovere di tenere alta la bandiera della legalità, della decenza e della trasparenza, in una democrazia in stato comatoso”.

Quanto alla leggina ad hoc che ha consentito lo slittamento della data del referendum al 21 giugno, i radicali ravvisano elementi di incostituzionalità. La prima commissione del Senato aveva respinto le pregiudiziali da loro depositate, tuttavia - spiega Emma Bonino - compito del  Comitato per il No sarà anche valutare le possibili vie giuridiche per fare ricorso. Un’intenzione confortata dal ricordo di quanto accaduto con la legge 40 sulla fecondazione assistita: nel 2005 il referendum non raggiunse il quorum, ma solo poche settimane fa la Cassazione ha dato ragione a chi, tra cui i radicali, sosteneva che parte di quella legge violasse la Costituzione. D’altronde i radicali lo hanno sempre ammesso: la ragione è un piatto che sono abituati a gustare freddo.



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