Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
mer 08 mag. 2024
  cerca in archivio   RASSEGNA STAMPA
Il liberale principio di Luigi Einaudi, “conoscere per deliberare”, è completamente disatteso

• da Articolo 21 del 25 maggio 2009

di Valter Vecellio

Ora tutti, leader politici e grandi giornali, riconoscono la fondatezza della denuncia di Marco Pannella: il liberale principio di Luigi Einaudi, “conoscere per deliberare”, è completamente disatteso; in Italia c’è un regime fondato sulla disinformazione e sulla sistematica violazione della legalità che tradisce la volontà popolare e stravolge la Costituzione.

Un sondaggio condotto dall’istituto Crespi dimostra e documenta che, fino a qualche giorno fa (e cioè prima della dirompente iniziativa dello sciopero della fame e della sete di Marco Pannella), solo 3 (tre!) elettori su 100 sapevano che alle prossime elezioni per il Parlamento Europeo sarà presente sulla scheda elettorale anche il simbolo della “Lista Bonino-Pannella”. Attenzione: non 3 elettori su 100 che dichiarano che avrebbero votato la lista radicale. No, 3 su 100 che dichiarano di conoscere la sua esistenza. Vale per i radicali, ma è da credere che la stessa situazione valga per la lista che vede questa volta uniti socialisti, verdi, gruppi attorno a Niki Vendola e Claudio Fava; o, sulla destra, il cartello elettorale che vede “correre” insieme la Destra di Francesco Storace, il Movimento per l’Autonomia di Raffaele Lombardo, il Partito dei pensionati di Carlo Fatuzzo, il gruppo che si è stretto attorno a Francesco Pionati.
In una parola: il regime italiano è riuscito a cancellare quasi completamente dalla competizione elettorale la nozione stessa dell’esistenza della lista Bonino-Pannella e di altre “minori”.
E’ storia antica; il regime che oggi si sta manifestando con tutta la sua virulenza non è stato creato da Silvio Berlusconi; “papi” è l’anello ultimo di una catena, come è documento in un dossier, “La peste italiana” che chiunque può leggere e “scaricare” (www.radicali.it). E siamo all’oggi: la “partita” elettorale è truccata, dove ad alcuni giocatori è materialmente, letteralmente impedito di “scendere in campo”.

 

Contro questo sequestro di informazione, contro questa confisca di conoscenza, perché sia assicurato – ai radicali, certo; ma a tutti, in definitiva – il diritto di “conoscere per deliberare”, Marco Pannella ha condotto uno sciopero della fame e della sete di ben sei giorni; e, nel momento in cui si scrive, prosegue quello della fame. Non una “protesta”, come sempre ha cura di spiegare, ma un’iniziativa di lotta e di “proposta”, per il rispetto della “Legge”, per la difesa del Diritto. La parola d’ordine è quella del Mahatma Gandhi: “Siate il cambiamento che volete vedere nel mondo”. L’esortazione, cioé, a non essere e restare inerti

 

Qui arriviamo al cuore dello scandalo. Il problema non è tanto – o solo – che Pannella abbia fatto,  ancora una volta, un drammatico sciopero della fame e della sete; il problema è che ancora una volta sia stato costretto a farlo dalla situazione che si è andata determinando; una situazione gravissima, che il presidente della Repubblica ha ritenuto di condividere: e lo ha fatto con generosità e pubblicamente, e – al tempo stesso – con la proprietà istituzionale che contraddistingue il suo settennato.

 

Il presidente Napolitano non ha voluto tanto o solo dare un concreto aiuto alle pur giuste esigenze di Pannella e dei radicali; piuttosto ha difeso il diritto di tutti i cittadini, che in virtù del suo incarico è tenuto a garantire costituzionalmente; ha dimostrato, in una parola, di essere non “l’arbitro” tra due o più contendenti, quanto il garante dei diritti di tutti, anche dell’ultimo e più “umile” dei cittadini e degli elettori di questo paese. Una posizione, una situazione, condivisa e denunciata anche dalla terza carica dello Stato, il presidente della Camera Gianfranco Fini.

 

Un dato significativo: all’azione di Pannella si sono uniti 1.621 cittadini; di questi, ben 1.296 detenuti.

Lo so, vi sto sciroppando l’equivalente di un “volantone” di propaganda, contando (e abusando) dell’ospitalità e della benevolenza degli amici di “Articolo 21”, il cui sito è una delle poche oasi di libertà esistenti. Ma i radicali – quelli di Elio Vittorini e di Pierpaolo Pasolini, di Leonardo Sciascia e di Enzo Tortora, di Luca Coscioni e di Piergiorgio Welby, di Vasco Rossi e di Marco Bellocchio – sono stati costretti, per poter comunicare e farsi in minima parte conoscere far ricorso ad azioni e iniziative drammatiche come quella intrapresa da Pannella, il problema non è tanto o solo di Pannella, ma di tutti noi: di noi giornalisti che non accettiamo di essere gazzettieri come ci vorrebbero ridurre; di noi cittadini, che non accettiamo di essere sudditi come i tanti “papi” al potere vorrebbero farci diventare.

 

E’ la dimostrazione che la tanto sbandierata legge sulla par condicio non garantisce i diritti costituzionalmente garantiti. La grande informazione, quella pubblica come quella privata, nega e confisca il diritto alla comunicazione, alla conoscenza, al “sapere”, che viene minacciato giorno dopo giorno, ora dopo ora, da un regime arrogante e protervo. Temi, le grandi questioni come le libertà civili, i diritti umani violati nel mondo, dal Medio Oriente al Tibet, in Africa, in Cina, nella Russia di Putin, nella Libia di Gheddafi; la questione delle grandi migrazioni; della giustizia, le carceri che scoppiano, i processi che non si riescono a celebrare, le migliaia di inchieste che vanno al macero per prescrizione…e poi: le questioni legate alla vita e alla morte, il testamento biologico, le cure palliative, la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, la più generale questione della laicità dello Stato e i diversamente credenti, che non coincidono con la gerarchia vaticana…Tutti temi, questioni, “argomenti” che non vengono trattati sono sistematicamente elusi.

 

La faccio breve, e pongo a me stesso e a tutti una domanda: non è incredibile, inaccettabile, perfino immorale, che per garantire il diritto alla conoscenza, al sapere, si debba essere costretti  – e Dio non voglia debba rifare – scioperi della fame e della sete come ha fatto fino a poco fa Marco Panella? Eppure è quello che è accaduto, è quello che accade…Grazie amici; facciamo quello che si deve, e accada quello che può.



IN PRIMO PIANO







  stampa questa pagina invia questa pagina per mail