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Buttiglione cerca fino all'ultimo un consenso bipartisan sulla moratoria

• da Il Foglio del 15 luglio 2009, pag. 1

E’ stato rinviato a oggi il voto alla Camera sulla mozione Buttiglione-Bindi che chiede al governo di "promuovere una risoluzione delle Nazioni Unite contro l’aborto imposto come strumento demografico e affermi il diritto di ogni donna a non essere costretta o indotta ad abortire". Il presidente dell’Udc, Rocco Buttiglione, dice al Foglio che si aspetta "un’ampia maggioranza". Soprattutto visto che questa è una mozione sul diritto alla maternità: l’interruzione di gravidanza, spiega, è "un’imposizione tediosa per un quarto dell’umanità". In tutti quei paesi, cioè, nei quali è proibito avere più di un figlio - esplicitamente come in Cina o in maniera più sottile altrove - e dove a farne le spese sono le femmine, sacrificate a favore dei figli maschi. E’ la pratica dell’aborto selettivo, che, spiega Buttiglione, "sta provocando in alcune aree geografiche un forte squilibrio fra i sessi". La mozione, che si richiama alla campagna per la moratoria dell’aborto lanciata dal Foglio nel 2007 con una lettera al segretario dell’Onu Ban Ki-moon chiede al governo che si prenda per l’aborto un’iniziativa analoga a quella adottata con la pena di morte. Senza toccare la legge 194: "La 194 - aveva spiegato lunedì il presidente dell’Udc alla presentazione della mozione - dice che l’aborto non è uno strumento di regolamentazione delle nascite né di controllo demografico. L’aborto è un dramma". I primi firmatari erano tutti di Udc e Pd: oltre a Rocco Buttiglione e all’onorevole Paola Binetti, i deputati Michele Vietti, Luca Volontè, Savino Pezzotta, Luisa Capitanio Santolini e Roberto Occhiuto. Ma l’obiettivo è un ampio schieramento bipartisan "per impostare una battaglia mondiale per difendere il diritto della donna e il diritto alla vita del bambino". Anche perché, aggiunge Buttiglione, "nessuno può sostenere che sia giusto imporre l’aborto". "Il diritto alla vita e i possibili usi impropri dell’aborto sono argomenti su cui converge anche chi lo ammette come strumento perché riguardano tutti gli esseri umani, non solo le donne", spiega al Foglio Michele Vietti dell’Udc. Via le barriere fra prolife e prochoice, così come quelle tra cattolici e non cattolici, auspicano i promotori, in nome di un "minimo comune denominatore etico". "Questa mozione aiuta a riaprire il dialogo che voleva Giuliano Ferrara - ci dice Buttiglione - perché riconoscendo che l’aborto è un male per la donna si può cercare di difendere il bambino rafforzando l’alleanza fra lui e la madre. Se una madre ha davvero la possibilità di scegliere, molto raramente decide contro il suo bambino". Che cosa succede in America La mozione aveva aperto anche il dialogo sul tema fra cattolici e radicali: l’onorevole Rita Bernardini aveva detto di concordare con la mozione perché "contraria all’aborto selettivo" e perché "l’aborto non è una passeggiata" e "se la donna arriva a praticarlo, vuol dire che non ha avuto altri mezzi". Ieri però i radicali del Pd hanno detto che non pensano di sostenere la mozione perché, come ci spiega l’onorevole Maria Antonietta Farina Coscioni, "nel testo viene a mancare la politica di prevenzione". Insomma non si individua quello che, per i radicali, è lo strumento indispensabile per arginare gli aborti. Si erano trovati d’accordo su tutte le questioni di principio, ma il tandem si è rotto sul dispositivo applicativo, che parla di "educazione a una procreazione cosciente". I radicali avevano persino accettato, spiega Coscioni, la parola "educazione" ("Mentre per noi esiste soltanto l’informazione") ma sul fatto che non si parlasse di una "educazione alla contraccezione" non sono disposti a mollare. "E’ ovvio che noi e i radicali non siamo d’accordo su tante cose - risponde Buttiglione - proprio come non lo sono il Papa e Obama. Ma hanno delimitato ciò su cui sono d’accordo. Se oltre alla parte in comune i radicali vorranno aggiungere altro potranno presentare al voto una parte distinta del dispositivo". La fase due del progetto prevede una mozione al Parlamento europeo sulla quale sono già iniziati i lavori. E mentre cattolici e non si battono nelle aule italiane perché si smetta di imporre l’aborto, negli Stati Uniti i prolife stanno protestando contro la nomina di Sonia Sotomayor a giudice della Corte Suprema. Uno dei motivi della polemica è che le posizioni in materia di aborto della prima ispanoamericana a occupare quel seggio sono tutt’altro che chiare, nonostante Sotomayor sia dichiaratamente cattolica. Durante l’audizione al Senato per la conferma della sua nomina, la polizia ha arrestato Norma McCorvey, la sessantunenne (ora convinta antiabortista) che nel 1973, dietro lo pseudonimo di Jane Roe, con il suo ricorso per rivendicare il diritto ad abortire portò alla sentenza Roe vs Wade, che ha legalizzato l’aborto negli Stati Uniti. "Ti sbagli sull’aborto", ha gridato la Roe al giudice.



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