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Intervista a Mirella Parachini: Ru486, tanta disinformazione

• da Left del 4 settembre 2009, pag. 37

di Simona Nazzaro

Mirella Parachini, ginecologa, membro della direzione nazionale dell’Associazione Luca Coscioni e presidente della Fiapa, Federazione internazionale di operatori di aborto e contraccezione, interviene sulla querelle sorta sulla Ru486.

Al meeting di Rimini, Il ministro Sacconi ha dichiarato sulla Ru486 che «devono essere individuati tutta una serie di presidi e di forme di monitoraggio per verificare che non si riproduca quella solitudine della donna che la legge 194 ha concorso a evitare». Tutta questa premura non contrasta con la battaglia anti Ru486 del Governo?

Secondo me c’è un errore di base. In questo dibattito si contrappone l’aborto medico a quello chirurgico ma trattandosi di un problema di salute bisognerebbe contrapporre aborto sicuro a quello non sicuro. È un errore di concetto. Non si può continuare a presentare l’aborto medico come una procedura "priva di sicurezza".  Il ministro Sacconi e la sua sottosegretaria si preoccupano tanto della salute delle donne ma proprio il giorno in cui Sacconi ha rilasciato questa dichiarazione, il 26 agosto, è apparsa la notizia di una donna romena di Monopoli in gravissime condizioni dopo un aborto clandestino. Il ministro ha ragione sulla necessità di mettere a punto il percorso medico da seguire perla Ru486, così come avviene per l’aborto chirurgico. E bisogna ricordare che il counselling per l’aborto medico, dal primo momento della richesta di Ivg fino alla visita di controllo è più impegnativo che nell’aborto chirurgico, come sanno tutti gli operatori. A tal proposito, quando nel 1988 venne introdotto in Francia, all’inizio l’équipe parigina garantiva un servizio volontario di reperibilità telefonica. Sarebbe auspicabile peraltro un adeguato aggiornamento di tutti i medici, anche quelli obiettori di coscienza, per far fronte alle possibili situazioni nuove che si potranno verificare. 

Negli anni 70 si colpevolizzava la donna che ricorreva all’aborto inteso come reato contro la stirpe, oggi perché vuole ricorrere all’uso della Ru486, con l’idea dell’aborto facile. Non è cambiato nulla in tutti questi anni?

Innanzitutto andrebbe ricordato che chi si batte per l’aborto medico, non è perché vuole che venga adottato sempre e comunque. Ci si batte per la libertà di decisione, per la possibilità di poter scegliere. Non tutti siamo uguali nelle reazioni in ambito medico. Le due metodiche permettono alle pazienti, a seconda di quelle che sono le loro paure e le loro certezze, di scegliere due percorsi diversi. La maggior parte dei medici che si occupano di Ivg e dispongono di entrambe le metodiche applicano dei criteri di valutazione caso per caso, informano la paziente delle varie possibilità e le chiedono di scegliere.

Questo avviene tutti i giorni, in tutti gli ospedali, per qualunque atto medico. Perché non deve avvenire in questo caso?

In molti Paesi in cui è stato introdotto l’aborto farmacologico si è temuto che questo comportasse un incremento maggiore del numero degli aborti. Diversi studi hanno dimostrato però l’infondatezza di questa tesi. L’ultimo è un articolo pubblicato nel numero di settembre sul giornale Obstetrics & Gynecology, rivista dell’American college of Obstetricians and gynecologists, in cui si argomenta con i dati l’erroneità di questa convinzione. E negli Usa, dal 2000 al 2007, cioè da quando è stato introdotto il mifepristone, nonostante l’aumento del numero di procedure mediche, non vi è stato un incremento del numero totale di aborti.

Da quando l’Alfa ha dato via libera alla vendita della Ru486, l’informazione per le donne è stata corretta, completa e sufficiente?

È opinione diffusa, perché questo è il messaggio che è passato e che hanno voluto far passare, che la pillola Ru486 sia pericolosa. Hanno condotto una campagna terroristica stravolgendo l’informazione. Mi è capitato recentemente, con una paziente prenotata per una Ivg: mi ha detto di essere contraria alla pillola abortiva perché "fa male". Di tanta disinformazione le era rimasto in mente questo messaggio.



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