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"Rifiutare il sondino è un diritto"

• da Corriere della Sera del 18 settembre 2009, pag. 33

di Margherita De Bac

Una nuova senten­za potrebbe in qualche modo condizionare il dibattito sul te­stamento biologico. Il Tar del Lazio ha stabilito che a nessu­na persona, cosciente o in stato di incoscienza, possono essere imposte alimentazione e idrata­zione artificiali. Non solo. An­che in caso di stato vegetativo un cittadino mantiene il diritto di affermare ex post la propria volontà di interrompere le tera­pie giudicate inutili, comprese quelle somministrate col sondi­no. Il tribunale però chiarisce che la competenza a decidere spetta al giudice ordinario civi­le. Rischia così di uscirne inde­bolita la legge che dalla prossi­ma settimana torna in discus­sione alla Camera, Commissio­ne Affari sociali.

Il testo già ap­provato dal Senato prevede che le cure di sostegno non pos­sano essere oggetto della volon­tà del paziente in stato vegetati­vo quindi restino escluse dalle scelte di fine vita. I giudici hanno accolto il ri­corso presentato da Gianluigi Pellegrino, legale del Movimen­to difesa dei Cittadini, dopo l’at­to di indirizzo col quale a di­cembre il ministro del Welfare Maurizio Sacconi ha diffidato le strutture del sistema sanita­rio pubblico a sottrarre idrata­zione e alimentazione a pazien­ti in stato vegetativo persisten­te. In quei giorni Eluana Engla­ro entrava in una clinica di Udi­ne perché fosse dato seguito al­la sentenza con cui la Corte di Cassazione dichiarava ammissi­bile la sospensione di tutte le cure e riconosceva la ricostru­zione ex post delle sue volontà. «Una decisione molto impor­tante - commenta Pellegrino ­. Richiama i principi costituzio­nali in base ai quali una legge che impedisca a un disabile la sospensione di queste cure sa­rebbe incostituzionale e intro­durrebbe una forma di discri­minazione ». I democratici ac­colgono la notizia con entusia­smo. Ignazio Marino: «Vengo­no chiarite molte ambiguità». Livia Turco: «Inaudito propor­re per legge il divieto a inter­rompere l’alimentazione, come vuole Sacconi».

Secondo Mar­co Cappato, segretario dell’as­sociazione Luca Coscioni «è la conferma di quello che Pier­giorgio Welby aveva ottenuto con la sua lotta personale». Nella maggioranza prevale l’indignazione. Ma c’è anche una voce dissonante, duella di Domenico Nania, Pdl e vicepre­sidente del Senato. Il ministro Sacconi indica una strada: «Se fosse vero quanto contenuto in una nota del Movimento difesa dei cittadini sarebbe necessaria l’approvazione della norma En­glaro sull’inalienabile diritto al­l’alimentazione e idratazione per offrire certezza normati­va ». Si riferisce a quello che Eu­genia Roccella, intervenuta alla presentazione della Giornata nazionale dei risvegli (in pro­gramma il 7 ottobre, organizza­ta dagli Amici di Luca) ha ribat­tezzato «il lodo Sacconi», cioè il decreto approvato già dal Consiglio dei Ministri, in di­scussione al Senato nelle ore in cui la Englaro subiva il distac­co del sondino: «Si può riparti­re da lì. E’ un’ipotesi di media­zione, se ci fosse la necessità di un tempo più ampio di discus­sione di una legge. Il Tar vuole imporre una linea interpretati­va ideologica cui i magistrati ci hanno abituati», ha detto il sot­tosegretario Roccella. Critico il presidente dei sena­tori Pdl, Maurizio Gasparri: «Su questi temi servono nor­me precise, non la fantasia del­la giustizia amministrativa». Per Vincenzo Quagliariello, vi­cepresidente senatori Pdl, «san­cire che la volontà di un indivi­duo possa essere ricostruito ex post incarna in sé il virus del to­talitarismo ». Nania, invece rile­va che la sentenza «non ha tut­ti i torti» visto «che mi sembra costituzionalmente corretto che il paziente possa rinuncia­re alle cure e all’assistenza sani­taria, rientrando nella sua tota­le autonomia e nella sua sfera giuridica privata».



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