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Fini: "sul biotestamento il voto sarà libero"

• da Il Secolo XIX del 24 settembre 2009, pag. 5

di Angelo Bocconetti

La promessa di Gianfranco Fini: «Sul testamento biologico i deputati si esprimeranno secondo coscienza e non su ordine di partito». Il presidente della Camera ha garantito che a Montecitorio non ci sarà lo scontro ideologico che ha caratterizzato la discussione e la votazione che si svolse al Senato, qualche mese fa. Anche perché questa era stata una delle promesse fatte dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nel corso del colloquio rappacificatore di lunedì con Fini, a casa di Gianni Letta. Ma, quasi ad evitare possibili ripensamenti da parte del leader del Pdl, una ventina di deputati si sono rivolti direttamente a Berlusconi, in una lettera aperta, chiedendo una "soft law" (una legge morbida) che non sia frutto di uno scontro ideologico tra laici e cattolici: in altre parole, di cambiare completamente il testo uscito da Palazzo Madama.
Il primo firmatario della missiva è Roberto Della Vedova, leader dei Riformatori Liberali, ma, scorrendo l'elenco delle adesioni si scoprono i nomi di alcuni dei fedelissimi di Fini: da Adolfo Urso a Giulia Bongiorno ad Alessandra Mussolini. Ma vi ha anche aderito un «supercattolico» (sua la definizione) come Mario Baccini. I primi segnali che arrivano dai vertici del Pdl sono contraddittori. C'è qualche apertura: «Seguiremo la via del confronto, studiando emendamenti che sfuggano ad ogni tipo di strumentalizzazione» ha assicurato Fabrizio Cicchitto, capogruppo del partito alla Camera. Ma anche un "no" deciso: «La legge approvata in Senato può essere migliorata, ma non cancellata del tutto»è l'opinione del relatore Domenico Di Virgilio, Pdl. E poi c'è chi, come Peppino Calderisi, Pdl, spiega: «Se passa il testo così com'è, va incontro ad una sicura bocciatura della Corte Costituzionale. Lo sappiamo tutti».
Fini, ieri mattina, ha incontrato una delegazione dell'associazione «Luca Coscioni» (dal nome dell'economista, già presidente del Partito Radicale, affetto da sclerosi laterale amiotrofica, che rifiutò l'uso di macchinari per restare in vita) ed ha ricevuto due regali: il primo è il libro di Piergiorgio Welby «Lasciatemi morire». Il secondo è stato un cd con i testamenti biologici di 3300 cittadini. A Roma, in un ufficio comunale, ogni giorno almeno una ventina di cittadini si presenta per depositare le proprie volontà sul trattamento di fine vita. Ed è stato proprio davanti alla delegazione degli esponenti radicali, che il presidente della Camera ha assicurato, secondo quanto hanno riferito a conclusione dell'incontro gli stessi partecipanti, «un dibattito sereno e pacato, in un clima libero da pregiudizi ed in cui la libertà e la coscienza di ogni singolo parlamentare sia interamente rispettata».
La promessa di Fini potrebbe tradursi in molti voti a scrutinio segreto in aula (attualmente il testo licenziato dal Senato è in discussione davanti alla commissione Affari Costituzionali di Montecitorio). Al punto che Margherita Boniver, anch'essa esponente del Pdl, applaude: «Bene. Così potrò rifiutarmi di votare una qualunque legge su un tema così delicato». Ed è anche quello che chiedono i venti deputati del Pdl al premier e presidente del partito, Silvio Berlusconi. «L'iper regolamentazione giuridica del fine vita non contrasta solo con il senso di giustizia, ma con la realtà: l'infinita e drammatica casistica non può essere infilata a forza in una legge fatta di norme astratte e generali. -è il senso del testo - Si può approdare ad una legislazione morbida che ribadisca con chiarezza sia il no all'eutanasia che all'accanimento terapeutico. E che restituisca la materia della fine della vita al rapporto dei pazienti con i loro familiari ed i medici».
La richiesta politica che arriva dai deputati è quella di evitare contrapposizioni frontali: «Se si proseguisse su questa strada una delle due impostazioni finirebbe per prevalere, con una maggioranza comunque ristretta, e solo a costo di una lacerazione fuori e dentro i partiti. Una legge equilibrata consentirebbe, invece, al paese di riconoscersi in essa». L'opposizione ha accolto favorevolmente l'iniziativa dei venti deputati "laici" del Pdl: «Un segnale che non va fatto cadere» ha spiegato l'ex ministro delle Pari Opportunità, Barbara Pollastrini, Pd.


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