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"Sul biotestamento libertà di voto"

• da Il Sole 24 Ore del 24 settembre 2009, pag. 14

di Em.Pa.

Alla Camera sul testamento biologico ognuno potrà votare «in piena libertà di coscienza». È l’impegno che il presidente della Camera Gianfranco Fini - incontrando una delegazione di radicali nel suo studio di Montecitorio - torna a ribadire nel giorno in cui Il Foglio di Giuliano Ferrara pubblica la lettera indirizzata al premier da 20 deputati "laici" del Pdl, molti dei quali di chiara ascendenza finiana. Acquista così ufficialmente forza il fronte parlamentare che chiede un passo indietro rispetto alla legge approvata al Senato. I rappresentanti delle associazioni "Luca Coscioni" e "A buon diritto" hanno mostrato  a Fini i 3.300 biotestamenti raccolti in meno di due mesi attraverso una iniziativa online. Da qui l’impegno di Fini: «Garantirò con determinazione che l’imminente dibattito si svolga con la massima serenità e pacatezza, in un clima scevro da pregiudizi e in cui la piena libertà di coscienza di ogni singolo parlamentare sia interamente rispettata». Quello che chiedono Fini e i "finiani" è in sostanza un passo indietro rispetto al Ddl Calabrò approvato in Senato e benvisto delle gerarchie cattoliche (che fissa il principio del diritto all’alimentazione e alla nutrizione in ogni circostanza) all’insegna di una "soft law" che ponga soltanto dei limiti da tutti condivisi (no a eutanasia e accanimento terapeutico) affidando per il resto le decisioni nei singoli casi all’alleanza terapeutica tra medico, famiglia e paziente. Quello che occorre è «un disarmo ideologico». È la posizione espressa nella lettera dei 20 deputati, che a sorpresa ospitale firme anche di personalità non catalogabili come "finiani": il liberale Antonio Martino, il berlusconiano Giorgio Stracquadanio e l’ultracattolico Mario Baccini. Lo stesso Pdl è insomma diviso al suo interno in modo trasversale. Con Fini, tra gli altri, anche Altero Matteoli e Adolfo Urso. Mentre il "falco" Maurizio Sacconi propone di stralciare la norma relativa al caso Eluana - quella che vieta di interrompere idratazione e alimentazione in ogni caso - e di approvarla in tempi brevi. (una sorta di "hard law"). Mediana la posizione del relatore Domenico Di Virgilio: «Il Ddl Calabrò è senz’altro migliorabile - ha detto - Ma è necessaria una legge completa, che affronti tutti gli argomenti del testo approvato in Senato». Insomma, per il relatore occorre in ogni caso un testo pesante. A indicare la babele di posizioni sui temi etici e le differenze che attraversano gli schieramenti va segnalata la provocazione dell’Idv di Di Pietro: la presentazione, sempre alla Camera, di una proposta di legge che prevede il carcere per chi impone l’accanimento terapeutico.



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