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Biotestamento, Fini "rispettare la libertà di coscienza dei deputati"

• da L'Unità del 24 settembre 2009, pag. 21

di Federica Fantozzi

Il presidente della Camera Fini ha preso «l’impegno che il dibattito a Montecitorio sul testamento biologico si svolga con la massima serenità e pacatezza in un clima scevro da pregiudizi e nel doveroso rispetto del diritto di ogni deputato di esprimersi secondo coscienza». Una promessa fatta durante l’incontro, nel suo studio ieri mattina, con una delegazione dei Radicali che gli hanno consegnato i dati relativi a 3300 biotestamenti compilati online dai cittadini. Al colloquio hanno partecipato Luigi Manconi e Marco Cappato, presidente e segretario dell’associazione «A buon diritto», Mina Welby e Rocco Berardo, dell’associazione Luca Coscioni, e l’avvocato Ernesto Ruffini. Dall’indagine dei Radicali  (relativa a 2750 moduli di testamento biologico) emerge una tendenza generale a essere informati sui trattamenti sanitari e a rifiutare quelli più invasivi. Il desiderio di esprimere la propria volontà su questo tema riguarda soprattutto persone con un discreto grado di istruzione (l’80% è diplomata o laureata), in maggioranza donne (56,4% contro 43,6%), concentrate in Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna. Il 93,3% dei testatori ha nominato un fiduciario che si occupi di eseguire le loro ultime volontà. Ma il dato politicamente più rilevante riguarda il consenso a nutrizione e idratazione forzate, il punto in discussione parlamentare adesso: solo l’1,4% ha detto sì. Significa 38 persone su 2750. Cappato ha sottolineato come questi documenti siano già ora «validi e vincolanti, espressione di volontà scritta e controfirmata, e ora consegnata alla terza carica dello Stato». Quasi un’esortazione, per chi è interessato, a redigere il proprio biotestamento tramite i moduli presenti su Internet (anche della Consulta di Bioetica e della Fondazione Veronesi) o servendosi dell’intermediazione di un notaio, prima che  un’eventuale legge più restrittiva entri in vigore. 

L’ESEMPIO DI WELBY 

Mina Welby ha consegnato a Fini il libro di suo marito Piergiorgio «Lasciatemi morire», in concomitanza con il terzo anniversario della commovente lettera al presidente della Repubblica. Ed ha sottolineato come l’apertura di un registro comunale per il biotestamento (a Roma applicata dal Municipio X dove si recano una ventina di persone a settimana) si stia allargando: «Ricordiamoci che serve per diminuire e non protrarre il dolore». Manconi ha citato il caso di un vedovo, residente in un Comune del Nord, la cui moglie ha inserito nel biotestamento la volontà di essere cremata: «In Italia c’è la legge ma non i regolamenti applicativi. Così il vedovo chiede alla nostra associazione di testimoniare sull’effettiva volontà della moglie. E un piccolo esempio che segnala la presenza, su questi temi, di desideri elementari e bisogni primari e autentici che no possono essere ignorati». Infine, Cappato ha fatto presente a Fini l’illegittimità del fatto che dal febbraio 2008 alle associazioni non sono garantiti in Rai gli spazi cui avrebbero diritto. Il motivo? «Poltrone e sottopoltrone».



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