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Fine vita. Le associazioni: le cure atto dovuto

• da Avvenire del 9 ottobre 2009, pag. 11

di Pier Luigi Fornari

Palese contraddizione nella posizione che rivendica «un diritto mite» e allo stesso tempo la vincolatività per il medico delle dichiarazioni anticipate di trattamento (dat). Lo evidenzia Lucio Romano copresidente dell’associazione Scienza&vita, nella seconda giornata delle audizioni sul fine vita in commissione Affari sociale della Camera, caratterizzata da una presa di posizione di buona parte dell’associazionismo per garantire nutrizione ed idratazione alle persone in stato vegetativo. La Federazione degli ordini dei medici (Fnomceo), invece, ripropone il documento che ha provocato una crescente spaccatura tra gli ordini (fin da metà giugno 5 votarono contro e 7 si astennero), perché considera la nutrizione terapia medica, pertanto rifiutabile. Non è pensabile che desideri precedentemente espressi nelle dichiarazioni anticipate di trattamento (dai) siano vincolanti in un’«alleanza terapeutica rettamente intesa» e ancor più in una vera e propria «alleanza di cura», mette in chiaro il presidente di Scienza&vita, Romano. Infatti nella relazione medico-paziente «l’assistenza sanitaria non è solo di natura tecnica, ma soprattutto di natura umana e pertanto morale». Nell’«alleanza di cura», dunque, si realizza l’«incontro tra amici morali». In tale contesto si coniugano libertà del soggetto e inviolabilità della vita. Altrimenti si ha una relazione medico-paziente soggetta ad un ricorrente  conflitto o ad una continua contrattualizzazione. Nell’affermare che nutrizione e idratazione sono sostegno vitale e non terapie, Romano si richiama alla Convenzione Onu sui disabili dei 2006, e ad argomentazioni ricavate dalla comune assistenza sanitaria. «Sono atto dovuto», ribadisce il presidente dell’associazione "Gli amici di Luca", Fulvio De Nigris, citando "La carta di San Pellegrino", a tutela delle persone in stato vegetativo e minima coscienza. La legge sulle dat, aggiunge De Nigris, dovrebbe, per i pazienti in queste condizioni, «ribadire la tutela della cura e dell’assistenza», assicurando che «il diritto alla libertà di scelta» non sia «contrapposto» al «diritto di cura». «Un’eventuale sospensione» di alimentazione ed idratazione, avverte Francesco Napolitano, presidente di "Risveglio", si configurerebbe come «forma di eutanasia omissiva». «Provoca una grande sofferenza», concorda Rosaria Elefante, di "Vi. Ve", rilevando che il medico non deve «compiere intenzionalmente atti che provocano sicuramente la morte». La posizione di garanzia del medico, asserisce poi Amedeo Bianco, presidente della Fnomceo, da promuovere nel rispetto dei diritti costituzionali del paziente, «assume particolare significato nelle dat», non per eluderle ma «per declinarle» al presente. Mercoledì le ultime audizioni. Giovedì la commissione potrebbe votare il testo base, che sarà proposto dal relatore, Domenico Di Virgilio. Ascoltati ieri anche "Cittadinanzattiva" e l’associzione "Luca Coscioni".



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