Il Congresso online dell’associazione Luca Coscioni ha ospitato Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri. A sentire il professore, «la situazione della ricerca scientifica in Italia è, a dir poco, disastrosa». Il nostro è il Paese con il minor numero di ricercatori in rapporto alla popolazione. Su 1.000 lavoratori i ricercatori sono 2,7, a fronte di una media europea del 5,1. La spesa pubblica destinata alla ricerca si aggira intorno all’1 per cento, ancora al di sotto degli standard europei. In Italia il problema, che si pone con urgenza, riguarda il come piuttosto che il quanto. I soldi sono spesi male perché, secondo Garattini, «mancano sistemi di valutazione della ricerca. La maggioranza dei fondi vengono impiegati per pagare gli stipendi». Per ovviare a questa disfunzione strutturale, il gruppo 2003, che raggruppa gli scienziati italiani più citati nella letteratura scientifica internazionale, ha proposto la creazione di unAgenzia pubblica per la ricerca scientifica, che dovrebbe centralizzare la gestione delle risorse, evitando l’assegnazione ai singoli ministeri. Suddivisa per dipartimenti, l’Agenzia «dovrebbe indire bandi di concorso aperti a organizzazioni no profit e singoli ricercatori valutati in base ai metodi della peer review». Rimane l’esigenza di aumentare le risorse, l’Italia è ancora lontana dagli obiettivi di Lisbona che impegna gli Stati a portare la spesa per la ricerca al 3 per cento del Pil. «Abbiamo bisogno di una riforma importante - conclude Garattini - se vogliamo che la ricerca nel nostro Paese abbia il ruolo che esercita in altri Paesi europei, con i quali, volenti o nolenti, siamo in competizione».
