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E il segretario tende la mano ai radicali: io non estraneo

• da Il manifesto del 13 novembre 2009

 

«Non mi troverete mai estraneo», Pierluigi Bersani arriva al congresso di Chianciano per una sorta di debutto alla guida dei democratici. E, coincidenza casuale ma bella, sale sullo stesso palco da cui Romano Prodi, il grande ispiratore dei nuovo segretario Pd, subito dopo la sconfitta dei Pd e il disastro dei centrosinistra, aveva salutato i radicali «ultimi giapponesi» della sua alleanza sgretolata dal veltronismo, - che pure i radicali ha voluto dentro i gruppi parlamentari. Bersani fa «un`incursione» all`apertura dei lavori, che andranno avanti fino a domenica. Si siede in prima fila e si ascolta la sterminata relazione della segretaria Antonella Casu. Che spazia su tutti i temi dell`attualità, fa un bilancio dell`impegno radicale, dalla giustizia alle riforme, snocciola i numeri e i fatti della «cancellazione silenziosa» dell`attività politica dei radicali dall`informazione. E quando arriva al tema dei rapporto con il Pd non è per niente tenera e fa l`elenco degli sgarbi e degli strappi: dalla preclusione al nome di Luca Coscioni alle regionali 2005, all`accordo obbligato che a differenza del partito di Antonio Di Pietro ha impedito le liste autonome radicali alle politiche del 2008, ai diktat contro le candidature di Pannella, D`Elia e Viale e via fino «all`annuncio dato da Franceschini di un divorzio consensuale a cui non avevamo dato mai alcun consenso». Bersani replica, non nega le differenze (sulla legge elettorale, sulle riforme costituzionali) ma fa l`elenco dei temi su cui è pronto a discutere per costruire «larghe  alleanze democratiche», ma «larga larga», spiega poi, e cioè aperta ai radicali come alle forze di centro. Parla di liberalizzazioni in casa di liberali. In ogni caso, appunto, «non mi troverete mai estraneo», il dialogo è aperto. E, visto che Casu chiede «un rapporto leale e fruttuoso che fin qui non c`è stato», lui accetta: «Mi aspetto un rapporto sincero che fin qui non abbiamo avuto». «Non avete» gli ribattono dalla platea. E lui ammette: «Abbiamo, cioè vale per me».


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