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Pannella vorrebbe Verdi e Socialisti ma la Bonino spera ancora nel Pd
Dietro la mozione votata all`unanimità, due diverse. E intanto si segnala l`attivismo di MarcoCappato, che lavora a un partito nel partito, forte degli isritti dell`associazione Coscioni di cui è segretario.

• da Il Riformista del 17 novembre 2009

di Giacomo Russo Spena

 

Stessa visione generale. Due tattiche differenti. Da una parte I`ever green Marco Pannella, più propenso, almeno in prima battuta, alla costruzione di un cammino comune con Verdi e Socialisti. Dall`altra l`europarlamentare Emma Bonino che ritiene obbligatorio, fin da subito, cercare di trovare un accordo elettorale col Pd. Finito il congresso di Chianciano, che ha eletto il nuovo segretario Mario Staderini (pannelliano doc), sul futuro cammino dei radicali c`è molta incertezza. Dietro la mozione votata all`unanimità si celano strategie differenti. La lettura attuale la stessa: il Pd fa parte della «partitocrazia» e «porta avanti una politica compromissoria con il governo Berlusconi». Ultimo caso, la «candidatura bipartisan» di Massimo D`Alema alla carica di responsabile della politica estera europea. Così il documento finale dell`assise chiede ai democratici «un segno di rottura della continuità, nella linea di ostilità e di negazione dell`identità e dell`autonomia radicale, linea che storicamente, da sempre, hanno seguito il Pci, il Pds, i Ds e ora il Pd, fino a provocare, da ultimo, la nostra esclusione dal parlamento europeo». Prima, un accordo "truffaldino" alle scorse politiche con il simbolo radicale rifiutato dall`allora leader Veltroni, a differenza di quello dell`Idv. La presenza del neo-segretario Pier Luigi Bersani, Franceschini non lo fece, al congresso è un importante segnale di scongelamento nei rapporti. Si dice compiaciuto Pannella che però vede dei limiti: «Bersani pensa e parla come se avesse dietro di sé non la politica partitocratica del comunismo organizzato italiano, nelle sue varie edizioni - ha affermato dal palco del congresso - ma come se avesse dalla sua la storia immensa di cent`anni di Giustizia e Libertà, di componente liberale della sinistra europea, in una parola persino il presente ideale ed esistenziale del nostro partito». Giù applausi. Di tutti. Allora che fare alle regionali? I radicali (traghettati ancora una volta dal leader maximo) lanciano un appello a Verdi (che «finalmente si sono liberati dallo schiacciamento dell`estrema sinistra massimalista e comunista») e i Socialisti per un cammino comune, in vista, perché no, di un polo laico, liberale e riformista. Una riedizione della Rosa nel Pugno con l`aggiunta del Sole che ride. Il raccoglimento delle firme per le prossime elezioni un tassello fondamentale e già iniziato. D`accordo, nel voto finale, anche Emma Bonino che sotto sotto non nasconde delle perplessità, considerando l`alleanza col Pd imprescindibile e il progetto della Rosa nel Pugno ormai passato. Chi, invece, è momentaneamente per la rottura («perché la vogliono loro») è Marco Cappato che sta lavorando per creare un partito nel partito forte degli iscritti dell`associazione Luca Coscioni, di cui è segretario. Manovra non molto gradita a Pannella. «Ci sono le condizioni di presentare un nostro candidato alle regionali e di creare un terzo polo laico», sentenzia Cappato. Si fanno i conti senza l`oste. I socialisti, infatti, che domani avranno una segreteria decisiva, vacillano. Sono pronti ad abbandonare Sinistra e Libertà per un`intesa con i radicali ma «l`alleanza col Pd non deve essere messa in discussione, il terzo polo è una scemenza». Lo stesso Angelo Bonelli non si sbilancia: «Costruiamo iniziative comuni - dice - Anche se non ho molto a che spartire con il Ps». Tutto molto vago, con le alleanze che alla fine potrebbero variare da regione a regione: la scelta del candidato del Pd e lo sbarramento elettorale i due punti cruciali. Dall`interno della sede di via Torre Argentina, nel frattempo, si vocifera che Pannella non escluda in futuro un accordo con i democratici ma voglia solo tirare la corda. Avere più potere contrattuale nel momento di sedersi al tavolo delle trattative. Meglio andarci come rappresentante di un nuovo «polo laico» che come semplice leader radicale.

 



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