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Staderini, il francescano convertito al Marco sempre ultrà

• da Il Foglio del 17 novembre 2009

Che morisse dalla voglia di fare il segretario dei radicali lo sapevano in tanti e Marco Pannella lo ha detto in congresso, a Chianciano. Che Mario Staderini porterà i radicali più a sinistra, lo dicono i suoi detrattori. Che sia stato scelto anche perché alla linea boniniana di sempre più approfondito abbraccio al Pd credono in pochi, tra i pannelliani, era evidente ieri sera ai partecipanti all`assise. Dunque, meglio un militante più propenso all`idea di mettere assieme - magari attorno ai tavolini delle firme - socialisti, verdi e laici senza partito per trasformare le prossime regionali in un test politico per una nuova "grande", come dice Pannella, coalizione. Tor de` Cenci-Largo Argentina: se non si ha un mezzo proprio sono ore di autobus, posti in piedi, ingorghi, gente sbuffante. Gli esordi politici di Staderini - neosegretario radicale, avvocato romano trentaseienne, militante da un decennio, sono legati alla mancanza di un motorino. Avesse avuto un motorino, sarebbe stato un militante pur sempre ignoto ma diverso. Sarebbe andato a Torre Argentina, avrebbe conosciuto tutti subito, non avrebbe mai e poi mai seguito per anni Pannella a distanza, dalla sua camera di ragazzo secchione trasportato da Garbatella a Tor de` Cenci negli anni 80, in piena adolescenza, quando uno accendeva Teleroma 56 e vedeva Pannella occupare il teleschermo con repliche di comizi vecchi almeno di dieci anni (in cui però il leader radicale diceva cose che, racconta un amico, "al giovane Mario apparivano profetiche: tutto quello che diceva il Pannella d`antan in Tv era poi realmente accaduto, a guardarlo dal futuro"). E quando Staderini conobbe Pannella dal vivo, nella seconda metà degli anni 90, e, da attivista radicale, gli diede un passaggio con la Polo, l`impressione iniziale gli parve confermata. Con un motorino a disposizione, Staderini, detto "Marione" per l`altezza, resa ancora più alta dai capelli rossi sparati oltre il limite concesso dal barbiere ortodosso, non avrebbe mai conosciuto Rita Bernardini nella sua veste più agguerrita, cioè al banchetto di via del Corso. Aiuta un giorno, aiuta l`altro, Staderini si fece militante stabile, forte dell`abnegazione derivante da una precedente fase mistica, con picchi di fanatismo francescano maturato a scuola dalle suore, e carico dell`energia non spesa durante un periodo di attivismo non del tutto appagato in periferia, dove Staderini era l`anima non solo della locale parrocchia ma anche il capopopolo dei ragazzi del parco sotto casa, tifosi romanisti non omologati ma fermamente zemaniani. La domanda di religiosità di Staderini, arenandosi su un dubbio di fede, cambiò direzione quando un prete gli disse "se stai cercando Dio vuol dire che l`hai già trovato". "Tanto valeva cercarlo altrove", disse Staderini a un paio di compagni qualche tempo fa, raccontando l`episodio (e d`altronde il neosegretario radicale è, con Maurizio Turco, l`anima di anticlericale.net). La politica di quartiere, intanto, è diventata per Staderini materia di studi: i suoi amici sono in grado di prevedere il momento dell`immancabile citazione dal libro "Radical" di Saul Alinsky, guru di Obama in tema di attivismo locale. E se Bernardini ha conosciuto lo Staderini militante-ignoto, Sergio D`Elia ha visto un ancora poco noto "Marione" combattere con lui contro il decreto Amato in difesa dei tifosi. Con Marco Cappato, segretario dell`Associazione Luca Coscioni, Staderini ha condiviso le battaglie bioetico-libertarie. All`inizio i due si scontrarono, aspramente sulla modalità di raccolta firme di una campagna antiproibizionista, nel 1997. Poi però divennero amici e coinquilini. Per sette anni, il tempo totale di coabitazione, la divisione dei compiti nell`appartamento fu perfetta, raccontano i frequentatori delle loro cene: Staderini, fissato con i cibi sani, faceva la spesa per sé ma poi si impietosiva e cucinava qualche avanzo per Cappato, il quale, allora eurodeputato, ricambiava la cortesia portando cioccolata da Bruxelles. Ma Pannella da che parte stava al congresso? Il futuro segretario pannelliano Staderini, infatti, aveva già accettato di correre per la carica, ma non aveva ancora ascoltato Pannella, in fase finale di assise, appoggiare la candidata di area Bonino, Valeria Manieri. Volendo decrittare Pannella nell`ipertesto, forse l`endorsement a Manieri poteva essere letto come un incoraggiamento a Staderini, ché se Pannella vuole fermare qualcuno lo ferma apertamente. E però vai a sapere. Fatto sta che all`improvviso il candidato Staderini saliva sul palco e si metteva in dubbio da solo: "Ho preso la parola, come farebbe Pannella, per cercare di pensare, perché sicuramente sono rimasto spiazzato", diceva ribadendo di aver accettato di correre a condizione che la sua candidatura fosse quantomeno apprezzata dal gruppo dirigente. Ma la parola chiave era un`altra: "Popolo". Questa parola non piace a qualche ex segretario, diceva Staderini alludendo a Daniele Capezzone, oggi nel Pdl, ma è questa stessa parola che mi fa decidere di restare in corsa, aggiungeva. E in effetti, ascoltando il congresso dalla radio, si udiva la voce di Staderini ma soprattutto il coro: "Mario-Mario-Mario". Sarà che la mattina precedente Staderini si era intrattenuto con gli ultrà, durante una marcia in difesa dei diritti dei tifosi, sarà che a quel punto i suoi sostenitori avevano già rotto gli indugi formali, tanto più che erano arrivati da Roma, di corsa, il padre e la compagna del candidato, un`avvenente giovane economista fattasi polo di aggregazione di voti nel 2006, quando Staderini divenne consigliere municipale a Roma, nel 2008, quando si candidò al Consiglio comunale, e nel 2009, quando, alle europee, si piazzò subito dietro i big del partito. A Chianciano, a sorpresa, il cosiddetto "Marione" è stato eletto a maggioranza (con la sponsorship del senatore Marco Perduca).



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