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Economia, Massari: sale il debito pubblico, scendono le entrate

14 dicembre 2009

Bankitalia comunica che il debito pubblico continua a salire: a ottobre ha raggiunto 1.801,635 miliardi di euro, contro i 1.786,842 miliardi di settembre. L'aumento è del 5,39% nei primi cinque mesi. Nello stesso periodo le entrate tributarie hanno avuto un calo del 3,2%.
 
“La ripresa appare sempre più dipendente dalla spesa pubblica – osserva Alessandro Massari, della direzione nazionale di Radicali Italiani - e questo, più in generale, è l’aspetto più grave del problema”.
 
Nel terzo trimestre di quest’anno, il PIL ha perso circa il 6% rispetto al primo trimestre 2008. Da quella data i consumi delle famiglie si sono ridotti del 2,2%, mentre sono crollati gli investimenti (-15,5%) e le esportazioni (-22%). Solo la spesa pubblica corrente, che comprende il sostegno al reddito e gli aiuti all’economia, è cresciuta del 2%. La spesa pubblica ha svolto quindi una funzione anticiclica, contribuendo a far crescere il PIL dello 0,6% rispetto al secondo trimestre, dopo 15 mesi di variazioni negative. Questo “topolino” è stato partorito dalla montagna del debito pubblico che, secondo dati, nel 2009 raggiungerà il 115% del PIL contro il 106% del 2008.
 
“Senza riforme strutturali - afferma Massari - come l’innalzamento dell’età pensionistica, l’abbandono del criterio della spesa storica per il finanziamento delle pubbliche amministrazioni, la razionalizzazione della spesa sanitaria, una manovra di bilancio che faccia capire (in primo luogo ai parlamentari) come e perché si spendono i soldi pubblici, l’Italia rischia di rimanere ai margini del corso economico, sociale e politico in atto nel mondo”.
 
“Si guardi agli USA – prosegue l’esponente radicale - Obama ha prima sostenuto con denaro pubblico le banche, ma subito dopo ha iniziato un piano di rientro entro il 2012 e ha approfittato della crisi per governare davvero, ad esempio con la riforma epocale dell’assicurazione sanitaria per tutti, impensabile sino a pochi anni fa”
 
“Se in Italia non si troverà il coraggio per le riforme strutturali, non avremo mai quell’avanzo primario necessario alla riduzione del debito pubblico, con il rischio serio di perdere il treno verso il risanamento, il benessere, la modernità. Prevarranno i paesi più dinamici, non necessariamente le democrazie. Essi estenderanno la propria influenza sul mondo e gli altri saranno inevitabilmente destinati al declino”.
 
“Mentre tutti stanno a guardare – conclude Massari - l’Italia affonda”.


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