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Sin di Tito Scalo: l?on. Elisabetta Zamparutti ha depositato un?interrogazione sull?audizione del Sindaco di Tito, Pasquale Scavone, presso la Commissione Consiliare permanente (?Verifica, controllo, monitoraggio?)
Dichiarazione di Maurizio Bolognetti, Direzione Nazionale Radicali Italiani e Consigliere Associazione Coscioni

16 dicembre 2009

Prendo atto con soddisfazione delle dichiarazioni rese dal Sindaco di Tito, Pasquale Scavone, in sede di Commissione regionale permanente(verifica, controllo, monitoraggio), riferite dal Consigliere regionale Sergio Lapenna.
Parole chiare ed inequivocabili quelle pronunciate da Scavone sul SIN(Sito di Bonifica di interesse nazionale) di Tito. Da mesi stiamo denunciando l’assenza di operazioni di Bonifica ad anni di distanza dall’istituzione dei SIN di Tito e della Val Basento. A Tito, una politica irresponsabile e sciatta, ha lasciato che i veleni contenuti nelle vasche fosfogessi inquinassero la falda acquifera, il torrente Tora, il fiume Basento. Da mesi stiamo parlando dei veleni industriali e politici della Basilicata, sottolineando l’assenza di interventi da parte delle competenti Asl, i monitoraggi carenti, le responsabilità dei Consorzi industriali e della Regione, i conflitti d’interesse. E proprio sulla vicenda di Tito scalo abbiamo presentato ben due esposti alla Procura della Repubblica di Potenza. Ad oggi, nessuna risposta è pervenuta da parte del dott. Colangelo e dei suoi sostituti. Verrebbe da chiedersi: ma in Italia non c’è l’obbligatorietà dell’azione penale? Falde acquifere inquinate a Tito, a Melfi, in val D’Agri, in val Basento, e la politica è rimasta a guardare. In qualche caso sorge il sospetto che la bonifica sia stata vista solo come l’ennesimo affare per poter arricchire il portafogli dei soliti noti.
Va tutto bene; è tutto a posto, tutto normale! E’ normale che nella Val Basento si autorizzi l’insediamento di un’azienda all’interno di un Sin e in prossimità di un’area piena zeppa di veleni; il tutto a poche centinaia di metri dal fiume Basento. E’ normale che da otto anni i fanghi di Tito continuino ad avvelenare la falda. E’ normale che non si riesca a conoscere il nome dell’azienda di Ferrandina, che il 19 novembre ha provocato uno sversamento di sostanze inquinanti nel Basento, mentre il più sfigato dei delinquenti viene sbattuto in prima pagina. Un muro d’omertà e di complicità ha protetto fino ad oggi gli inquinatori e i trafficati di rifiuti.
Verrebbe da chiedersi: ma alla fine, oltre alle responsabilità degli inquinatori, quali sono le responsabilità di coloro che non intervengono nemmeno di fronte all’evidenza? Innumerevoli notizie di reato sono state inghiottite dalle Procure lucane, senza che questo determinasse uno straccio d’indagine. 
Il piombo e la trielina presente nelle falde acquifere di Tito e della Val Basento, stanno all’ambiente come la tenia partitocratica sta alla democrazia. 
 
Interrogazione presentata dall’on. Elisabetta Zamparutti 
Al Ministro dell’Ambiente
Premesso che.  
Nel corso dell’audizione presso la quinta Commissione consiliare permanente del Consiglio regionale (“Verifica, controllo, monitoraggio”) della Basilicata si è svolta l’audizione del sindaco di Tito Pasquale Scalone sullo stato di inquinamento dell’area Asi ricadente nel territorio;  
richiamate le interrogazioni 5-02048, 5/01852, 5/01851, 5/01833, 5/01828;  
secondo quanto riferito dal presidente dell’organismo, Sergio Lapenna: “Le aree industriali da bonificare, come la Valbasento e l’aera di Tito come ha sottolineato il sindaco parlando di un vero e proprio scempio, destano allarme nella nostra comunità, al punto che si sospetta un presunto stoccaggio illegale di rifiuti. La Regione Basilicata non si è mai posta in maniera seria il problema della bonifica, tanto meno si è impegnata a presentare un vero programma di sviluppo alternativo all’industrializzazione chimica ed energetica degli anni passati. Attualmente nell’area Asi della zona industriale di Tito vi sono circa 1200 aziende che non hanno ricevuto rassicurazioni in ordine alla bonifica della zona. Sono state registrate una molteplicità di ritardi e di disattenzioni e poca informazione sui fondi già destinati negli anni passati per la messa in sicurezza delle aree. Infatti, come ha riferito lo stesso sindaco, anche gli enti preposti al monitoraggio dell’inquinamento di queste aree forniscono dati incompleti e discordanti, mentre il Ministero parla apertamente di presenza di sostanze altamente tossiche e cancerogene”;  
si chiede di sapere quali provvedimenti intenda adottare per risolvere questo grave problema”. 

Elisabetta Zamparutti  



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