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Bolognetti: La Giustizia in Basilicata? Come il Presepio con l'enteroclisma dietro. Dove sono i difensori di Toghe lucane?
Dichiarazione di Maurizio Bolognetti, Direzione Nazionale Radicali Italiani e Consigliere Associazione Coscioni

16 dicembre 2009

Vorrei lanciare una piccola provocazione, chiedendomi e chiedendo: “dove sono tutti coloro che per mesi hanno versato fiumi d’inchiostro sull’inchiesta Toghe lucane e su Marinagri, riempiendo pagine di giornali e scrivendo libri? Dove sono quelli che scesero in piazza agitando forche e invocando la purificazione delle anime?

L’ho detto in passato, e lo ribadisco, per me occuparmi di “Toghe lucane”, del “Caso De Magistris”, ha significato continuare ad occuparmi di tutto ciò di cui da Radicale e con i Radicali mi occupo da sempre, cioè di legalità, Stato di Diritto, democrazia.

Per lungo tempo abbiamo puntualmente parlato di “Caso Basilicata come simbolo del Caso Italia”, cioè di una realtà dove la perniciosità del regime(che non è il regime berlusconiano, ma il regime italiano) si manifesta in forma particolarmente virulenta. In questi anni abbiamo descritto un contesto, raccontando di un sistema di potere che occupa in maniera capillare ogni interstizio della vita economica e sociale della nostra regione. Abbiamo analizzato i devastanti effetti di una macchina oligarchico-partitocratica, che ha sperperato fiumi di risorse per alimentare clienti e famigli. Abbiamo riflettuto su una magistratura che spesso non sente e non vede. Abbiamo affrontato la questione del dissesto idrogeologico, affermando che esso è figlio del dissesto ideologico. Abbiamo parlato di enti lottizzati e di corruzione sistemica. Noi, quelli della giustizia giusta, abbiamo affermato che giustizia giusta significa anche consentire ad un Pm di poter indagare. Noi, quelli della giustizia giusta, abbiamo affermato che vittime di una macchina giudiziaria, che non funziona, sono anche i tanti che non avranno mai giustizia in un tribunale della Repubblica Italiana, come nel caso di tutti coloro che sono stati truffati dal signor Callisto Tanzi.

Dove sono coloro che hanno creato comitati, che hanno marciato inneggiando a De Magistris? Nessuno, e dico nessuno, ha voluto in questi anni riflettere sulla nostra proposta di istituire un’anagrafe pubblica degli eletti; nessuno è voluto andare oltre il dato di cronaca, riflettendo sul Regime e sul sistema che ci soffoca; nessuno ha voluto aprire un dibattito sul nostro libro giallo che racconta sessant’anni di sistematica violazione del dettato costituzionale, di illegalità e di messa a morte dello Stato di Diritto.

Dove sono i difensori dell’inchiesta “Toghe lucane”? Noi continuiamo ad affermare che quell’inchiesta non è stata un bluff. Eppure, in queste ore, monta la sgradevole sensazione che per alcuni la difesa della legalità e dello Stato di diritto sia stata solo un espediente per lucrare posizioni di potere, concesse nella logica del ricatto e della guerra tra bande.

Dove sono i moralizzatori di un giorno o di un’ora? Dove sono quelli che volentieri raccolgono il ruolo di fasulli oppositori del regime, che non è né destra né sinistra, ma appunto regime? E’ comodo vestire una casacca e scegliere di partecipare ad un gioco delle parti, dove spesso le liti sono o fasulle, o mero scontro per la spartizione del bottino. Difficile, invece, provare a dar corpo ad un’alternativa.

Dov’è il conoscere per deliberare, quando ancora oggi informazioni importanti in materia ambientale non vengono divulgate o vengono trattate come “segreti di stato”? Quando la conoscenza diventa cosa riservata agli affiliati ad una qualche cosca partitocratica?

E dov’è quella obbligatorietà dell’azione penale, per cui in tanti si battono a spada tratta?

Avete sentito un solo fan di “toghe lucane” spendere una parola sull’Arpab? Chiedere le dimissioni di Sigillito? Invocare l’intervento della magistratura?

E chi si è scandalizzato per un processo, quello sul “Caso Sisinni”, che ha visto la convocazione di un morto? Solo i Radicali, cioè gli stessi che hanno difeso il cittadino Sisinni, anche attraverso la presentazione di esposti alla magistratura.

Non eravamo fan ieri e non lo siamo oggi. Non siamo stati tifosi, ma abbiamo difeso un Pm che ritenevamo accerchiato per le questioni di cui si occupava. Domani tornerei a farlo senza esitare. In Sicilia avrei difeso Falcone, in Basilicata ho difeso De Magistris.

Noi non avevamo bisogno di “toghe lucane” per capire che in questa regione c’è stato furto di denaro pubblico. Altri non hanno capito e forse non capiranno mai da cosa nasce la corruzione sistemica denunciata dal Greco e dal Saet. E se la risposta fosse contenuta nell’analisi Radicale?

Dimenticavo, i Radicali restano vieti e vietati, perché poco avvezzi a partecipare alle farse del regime; inaffidabili perché indisponibili ad affiliarsi.

Mi chiedo perché nessuno abbia pensato, in queste ore, di chiedere a Marco Pannella un’intervista, dopo le gravi e dure affermazioni pronunciate nel corso della Conversazione con Massimo Bordin.

Andiamo avanti con il teatrino, con le riforme che nulla tolgono e nulla mettono, perché semplicemente non sono riforme, come la proposta di Folino sul Listino, alla quale torniamo ad opporre, come nel 2000, la nostra proposta di riforma anglosassone.

Si abolisce il listino o lo si vorrebbe abolire, solo perché lor signori, coloro che hanno voluto una legge elettorale che produce nominati, e non eletti, e certo non rappresentanti di un territorio, non riescono a gestire lo scontro intestino. Non vengano a raccontarci che quella è una riforma!

I comitati d’affari c’erano e ci sono, con o senza “toghe lucane”. Componenti della magistratura asservite e complici c’erano prima di “toghe lucane” e continueranno ad esserci; così come restano le macroscopiche situazioni di incompatibilità ambientale di certi magistrati.

La Giustizia lucana, a volte, è come il presepio con “l’enteroclisma dietro”: a me nun me piace! 



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