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Pannella: in questi giorni di anniversari e celebrazioni ricorderemo l'assassinio di Saddam Hussein, e la moratoria della pena di morte

Roma, 3 gennaio 2010

• da un intervento di Pannella a Radio Radicale

"In questi giorni di celebrazioni e di anniversari c'è qualcosa che manca. Volevo annunciare che il 6 o il 7 noi terremo una celebrazione di Saddam Hussein, del Saddam che scelse di far propria, di accettare l'impostazione del Partito Radicale 'Iraq libero', come unica alternativa alla guerra. Saddam comprese anche che la guerra significava la morte di coloro che la provocavano. E comprese che andare in esilio certo gli conveniva, e significava salvare il suo popolo da tutto quel cheè accaduto e ancora sta accadendo, per colpa della infamia del traditore Bush, del vile traditore Blair, del corresponsabile Berlusconi, corresponsabile di una scelta che fece del criminale iscritto alla lista nera Gheddafi, in pochi mesi, il re d'Africa, appoggiato tutt'ora dalla politica estera italiana, gheddafiana, putiniana e dalemiana". Lo ha detto Marco Pannella, intervendo in diretta a Radio Radicale.
Pannella ha aggiunto che con l'anniversario della morte di Saddam vuole "celebrare passaggio del governo italiano alla posizione di Nessuno Tocchi Caino alla lunga e a lungo solitaria battaglia che portò al cambiamento della politica del governo italiano - del governo Prodi e del ministro D'Alema, quando si cessò di sabotare con iniziative distorte e ottuse la linea sulla quale ci battevamo dal 1994 per ottenere che l'Assemblea generale Onu fosse libera di pronunciarsi sulla proposta esclusivamente radicale per la moratoria della pena di morte come strada per giungere progressivamente alla messa fuori legge della pena capitale". Cosa che avvenne l'anno successivo.
Ed ha spiegato che il punto di svolta fu proprio "l'assassinio dell'infame dittatore, dello sterminatore del proprio popolo e delle libertà Saddam Hussein", la cui condanna a morte fu eseguita appunto il 30 dicembre del 2006. Saddam "è stato assassinato malgrado la nostra azione nonviolenta durata quasi un anno, prima del suo primo processo, della sua prima condanna morte, poi del suo secondo processo, poi della condanna a morte. Si arrivò a quella tremenda esecuzione, che abbiamo potuto contemplare in tutto il mondo". Una esecuzione "per tagliargli la testa e la bocca", ha detto Pannella, "per impedire che lui dicesse la verità su quel che era accaduto tra il febbraio e il marzo del 2003", quando la possibilità di un esilio dell'ex dittatore era praticabile e fu scartata dall'Amministrazione americana.



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