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Gli immigrati e il sogno della cittadinanza

• da Corriere della Sera del 4 gennaio 2010

di Virginia Piccolillo

A singhiozzo. Ora avanti. Ora indietro. La nuova legge sull’assegnazione della cittadinanza italiana è appesa agli umori del momento. E delle forze politiche. Troppo restrittiva per l’opposizione, associazioni, e settori della maggioranza, che lamentano tempi lunghi per le naturalizzazioni e assenza di un riconoscimento automatico dei bimbi nati in Italia. A maglie troppo larghe invece per la Lega che mette in guardia dalle «teorie sulla cittadinanza facile» paventando la necessità di una nuova battaglia di Lepanto per fermare l’Islam.

Ma quali sono le cifre reali di questo fenomeno? I dati inediti dei primi sei mesi del 2009 fissano alcuni paletti e mostrano un’inversione di tendenza rispetto agli anni scorsi.

Innanzitutto le richieste di cittadinanza presentate finora sono state 31.617 e quelle accolte sono state 20.063 contro le 739 respinte e le 679 ritenute inammissibili.

«Sono quattro gatti. Numeri molto deboli che non rispecchiano il fortissimo aumento negli ultimi anni degli immigrati regolari» fa notare il professor Marzio Barbagli, ordinario di Sociologia all’Università di Bologna. In effetti, al 1 gennaio 2009, erano presenti in Italia 3.891.295 stranieri regolari. Solo 6 anni prima erano 1.549.373. Secondo Barbagli il fatto che le istanze di cittadinanza siano molto inferiore al numero degli immigrati che avrebbero i requisiti per ottenerle è una spia di come la legge sia inadeguata. «Per alcuni aspetti, come per la naturalizzazione dei bambini nati in Italia, è troppo restrittiva. Per altri versi, come nel caso della cittadinanza concessa per matrimonio, è stata troppo generosa e ha dato luogo a vere e proprie truffe».
È qui che arriviamo alla nuova tendenza. Delle 20.063 istanze di cittadinanza accolte, la maggior parte, 11.450, sono per diritto di residenza: come la legge attuale prevede all’articolo 9, se si è vissuto con regolari permessi nel nostro Paese per almeno 10 anni oppure se si è nati qui e si è raggiunta la maggiore età. Minori, 8.613, quelle ottenute da chi ha sposato un italiano (o italiana), come previsto dall’articolo 5. L’anno precedente era accaduto il contrario. Delle 39.484 richieste accolte, la quota maggiore, 24.950, erano per matrimonio. Solo 14.534 per residenza. Un fenomeno registrato soprattutto al Nord: 3.775 richieste in Lombardia, 2.352 in Emilia-Romagna, 2.132 in Piemonte, 2.057 in Veneto. Anche se è frequente anche nel Lazio (1.594 richieste) e in Toscana (1.542) e, in percentuale, anche in Campania (966) e in Sicilia (724). Le spose che hanno avuto come dono di nozze la cittadinanza sono state soprattutto romene (2.228, delle quali 734 sotto i 30 anni e 993 sotto i 40); ucraine (1285, delle quali 487 sotto i 40 e 553 oltre); albanesi (1266, delle quali 418 sotto i 30) e le brasiliane (1251, delle quali 569 sotto i 40). Negli anni precedenti il fenomeno era ancora più evidente: delle 38.466 cittadinanze concesse nel 2007, ben 31.609 riguardavano matrimoni e solo 6.857 residenti. Nel 2007 erano 30.151 i neo-sposi contro i 5.615 residenti.

Secondo Isabella Bertolini, relatore pdl del testo unico sulla cittadinanza, che tenta la difficile quadratura, unendo le 15 proposte precedenti, questa inversione di tendenza «è il primo effetto delle norme inserite nel pacchetto sicurezza. Ora si richiede che gli sposi siano stati e restino conviventi. È un po’ lo spirito della nuova proposta di legge sulla cittadinanza: resta il requisito di 10 anni di residenza, ma senza ritardi, con un percorso per mostrare che davvero si vuole essere cittadini italiani e rispettare la nostra cultura e i nostri valori civili anche in casa». Ma il testo solleva ancora molte perplessità. Soprattutto sul punto che secondo la Bertolini «va ancora approfondito»: i minori.

Spiega Daniela Pompei della Comunità di Sant’Egidio: «Se nasci negli Stati Uniti diventi cittadino Usa. In Italia no. Nel nuovo testo c’è scritto che per avere la cittadinanza oltre ad essere maggiorenne devi aver frequentato le scuole con profitto. Che vuol dire? La media dell’8? Del 9? E se si ha la sufficienza non si diventa cittadini italiani?». Durante la discussione del testo alla Camera S. Egidio aveva lanciato un appello al Parlamento: in Italia ci sono 800 mila bambini immigrati, più di 500 mila sono nati qui. Perché invece di continuare a trattarli da stranieri non li usiamo da moltiplicatore dell’integrazione?

Il sociologo Barbagli concorda, allarga agli adulti e mette in guardia: «I tassi di acquisizione della cittadinanza sono da noi ancora troppo bassi». Nell’ultima comparazione, del 2005, l’Italia aveva lo 0,7 contro l’1,6 della Germania; il 2,2 della Spagna; il 4,4 dell’Austria, per non parlare dell’8,2 della Svezia (14 volte di più). «È vero che gli immigrati sono una risorsa. Ma sono anche una fonte di preoccupazione per gli italiani. Perché accanto a quelli che ci hanno risolto i problemi familiari ci sono anche quelli che hanno commesso reati. Però integrarli è incoraggiarli a seguire le leggi. La cittadinanza dopo 5 anni effettivi con controlli linguistici e culturali, come sostenuto dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, potrebbe essere una buona soluzione. Anche se non si deve lasciare sola la scuola nello sforzo di integrazione. Non servono classi differenziate, ma orari differenziati sì. Per evitare che le difficoltà degli immigrati pesino sulle famiglie italiane. I problemi che segnala la Lega sono effettivi e molto sentiti dalla gente. Magari non le soluzioni».

Del resto la nuova mappa per provincia, aggiornata al 2008, mostra che i nuovi italiani parlano soprattutto con accento settentrionale. Il totale delle istanze di cittadinanza presentate è stato di 56.985. Solo in Lombardia 10.947. È il numero più alto seguito da quello dell’Emilia Romagna (7.356); del Veneto (6.249) e del Piemonte (6.048). In totale nel Nord sono state presentate 35.051 richieste, distribuite soprattutto nelle grandi città. Anche se è stata Roma la città con il maggior numero di domande presentate: 2.794. A seguire si trovano tutte città del Nord: Milano (2.553 richieste); Torino ( 2.535); Brescia ( 2.203); Vicenza ( 1.761); Verona ( 1.735); Bologna (1.633) e Parma (1.468). Forte la presenza di richieste anche in Toscana (3.916, delle quali 1.209 solo a Firenze). Poche invece le istanze presentate al Sud anche in zone di forte presenza di immigrati: 247 a Caserta e 134 a Foggia. Per questo ogni soluzione legislativa non potrà non tenere conto di umori e timori del Nord.



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