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La necessità di Obama

• da America Oggi del 4 gennaio 2010

di Stefano Vaccara

Il decennio che si è concluso può essere riassunto con una parola: insicurezza. È stato, almeno per l’Occidente abituato da anni alla soffice leggerezza del raggiunto benessere, un amaro ritorno alle sensazioni che ricordano il primitivo stato degli esseri umani, da millenni costretti a conciliare le loro aspirazioni con l’angosciante stato di paura che la loro vita venga prematuramente interrotta. I popoli e le loro nazioni-stato si sono formati su questa premessa, per il bisogno che ogni individuo ha di sentire meglio protetta la propria tribù. Senza questa sensazione di maggiore sicurezza, il “contratto sociale†può definirsi dissolto.

Dopo l’11 settembre del 2001, il popolo americano aveva rimesso la propria sicurezza, come avveniva negli anni della Guerra Fredda, in cima alle priorità per la scelta della sua leadership. George W. Bush riuscì a farsi rieleggere nel 2004 proprio perché riuscì a convincere gli elettori che lui sarebbe stato più efficace nel proteggere l’America dagli attacchi dei terroristi. Durante il secondo mandato la popolarità di Bush si dissolse quando fu evidente, subito dopo il disastro dell’uragano Katrina che devastò New Orleans, la disorganizzazione del governo nell’assicurare i soccorsi alla popolazione praticamente abbandonata. Da quella sensazione di impreparazione e inettitudine nei confronti della sicurezza dei propri cittadini, l’amministrazione Bush non si riprese più.

Ecco che oggi la presidenza Obama rischia tantissimo dopo la debacle dei suoi apparati di sicurezza, che hanno mostrato enormi lacune nel caso del terrorista nigeriano salito a bordo con una bomba nel volo Amsterdam-Detroit. La pericolosità del giovane nigeriano Umar Farouk Abdulmutallab, era da mesi già conosciuta dai servizi americani che hanno invece miseramente fallito con conseguenze che potrebbero diventare irreparabili per il futuro di Obama.

La nuova presidenza che agli inizi dell’anno era riuscita a tamponare la peggiore crisi economica-finanziaria dai tempi del ’29, agli inizi del 2010 rischia di precipitare nella impopolarità per l’atmosfera di insicurezza che si sta diffondendo dal giorno della vigilia di Natale. Infatti i repubblicani, insuperabili avvoltoi della politica, hanno fiutato subito la preda democratica ferita e con in testa l’ex vice presidente Dick Cheney, accusano la Casa Bianca di sottovalutazione della guerra al terrore.

A parte la doverosa inchiesta che dovrà accertare perché l’apparato dei servizi segreti e di sicurezza americani abbia ripetuto i medesimi errori del 2001, non riuscendo a diffondere efficacemente le informazioni in suo possesso, l’amministrazione Obama dovrà rendere comprensibile al pubblico americano quale sia la sua “vision†per la difesa del Paese contro il terrorismo islamista. Perché ormai ci appare chiaro che la formula della “guerra di necessità†in Afghanistan non riesca a spiegare più nulla. Anzi, la sua continuazione comincia a farci sentire più insicuri.

Quando Obama ci dice nei discorsi dopo il fallito attentato di Detroit che da tempo gli Usa tengono sotto controllo al Qaeda in Yemen, in Somalia e altri stati ben lontani dal confine afghano-pakistano, ci svela anche l’inutilità di tenere enormi risorse concentrate nella cosiddetta “war of necessityâ€. Ma perché Washington non cerca d’imparare dal più potente ed efficace alleato che ha in Medio Oriente? Con molte meno risorse degli Stati Uniti, da mezzo secolo Israele riesce a monitorare nel mondo qualsiasi gruppo che lavora per la sua distruzione. Le invasioni con “guerre di necessitàâ€, come quella del Libano, si sono sempre dimostrate per Israele le meno efficaci nella strategia contro il “terroreâ€. È invece utilizzando i propri reparti speciali coadiuvati da un sistema di intelligence adeguato, che Israele contiene le potenzialità distruttive dei propri nemici, ovunque essi si trovino. Colpendoli “chirurgicamente†prima che possano colpire Israele.

Perché gli Stati Uniti, la nazione più potente della terra, non può far lo stesso? Perché la NSA, la Cia, le super efficaci forze speciali con tutti i satelliti e aerei telecomandati a disposizione, non possono proteggere gli Stati Uniti attaccando i terroristi di Al Qaeda ovunque si trovino, invece di tenere migliaia di soldati impantanati in Afghanistan?

La “guerra necessaria†era quella di Churchill e FDR contro Hitler. Si possono combattere, inviando migliaia di soldati ad occupare un paese, gruppi di terroristi armati di fanatismo religioso che si tengono in contatto su internet in chissà già quanti paesi migliaia di chilometri dall’Afghanistan?

Oltre a far cadere le teste incapaci di far smuovere il gigantesco apparato di sicurezza americano, per poter restare alla Casa Bianca un secondo mandato Obama dovrà spiegare meglio come intende contenere, più efficacemente di Bush, il pericolo del terrorismo islamista.



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