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Iran, 300 oppositori in galera. Il Governo annuncia: d'ora in poi pugno duro

• da L'Unità del 5 gennaio 2010

Accusano Parigi, che avrebbe arrestato la notte di Capodanno centinaia di persone. Il ministro degli esteri iraniano ieri ha stigmatizzato gli arresti come «una violazione dei diritti umani». Ma forse non si è parlato il collega dell`Intelligence, Heidar Moslehi, che ha annunciato in tv che «Diversi stranieri sono tra gli arrestati nel giorno dell`Ashura perché stavano conducendo una guerra psicologica contro il sistema ed erano entrati in Iran due giorni prima». La polizia ha fermato circa 500 manifestanti a Teheran il 27 dicembre, di cui 300 sono ancora in carcere. E il ministro degli Interni Mostafa Mohammad Najjar ha annunciato: «Abbiamo ordinato alla polizia di essere molto severa nei confronti dei dissidenti. Chi scenderà in piazza per manifestazioni antigovernative sarà immediatamente arrestato». Non male per i difensori dei diritti umani in casa d`altri. La giustificazione è già pronta: «I ribelli che vogliono imporre il loro voto alla popolazione in modo autoritario attentano alla sicurezza nazionale e devono essere puniti», sostiene il ministro dell`Interno. Secondo Najjar le proteste antigovernative sono supportate di gruppi politici d`opposizione all`estero, dichiaratamente avversi alla Repubblica Islamica e pertanto «i ribelli sono da considerare come "Mohareb"», appellativo usato per chi oltraggia Allah e l`Islam, reato per cui è prevista la pena capitale. Il ministro ha concluso ribadendo che «il governo è stato negli ultimi mesi fin troppo paziente con i manifestanti. E’ giunta l`ora di riportare l`ordine nel paese». Emma Bonino, che conosce a fondo lo Yemen dice: «Occorre evitare di guardare allo Yemen solo per Al Qaida, perché è invece una realtà che ha elezioni da tempo, protagonista del Forum for the future insieme all`Italia. Purtroppo, oltre ad Al Qaida, ci sono due elementi di tensione: al nord il gruppo sciita sostenuto dall`Iran, a sud dal gruppo secessionista. Più che mai quel Paese non va abbandonato».



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