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Quel "rassicurante" muro che continua a dividere maggioranza e opposizione

• da La stampa del 5 gennaio 2010

di Marcello Sorgi

Riaperta dopo l'aggressione a Milano contro Berlusconi, la disputa sulle riforme istituzionali non promette ancora nulla di buono. Si sono sentite e lette molte frasi di circostanza anche dopo il discorso di Capodanno del Capo dello Stato: a parole, tutti sono d'accordo e impegnati a far sì che il confronto possa riprendere e le modifiche alla Costituzione possano essere approvate in tempi brevi. Ma finora non si sono visti fatti.
C'è stata poi una rivalutazione della cosiddetta «bozza Violante» approvata a Montecitorio nella precedente legislatura dalla commissione affari costituzionali presieduta dall'ex presidente Violante. La bozza, che prevede corsie preferenziali per il governo in Parlamento a fronte di uno statuto dei diritti dell'opposizione e la riduzione del numero dei parlamentari, fu varata con un voto bipartisan. Ma poiché prefigura anche una modifica dei poteri del Senato, destinato a diventare Camera delle Regioni, è difficile che trovi una buona accoglienza a Palazzo Madama, dove infatti si parla di riavviare il processo costituente partendo da capo.
La questione attorno a cui tutti girano, non a caso, è quella del metodo per approvare le riforme, che viene prima dei contenuti. Da parte della Lega era venuta la proposta di una Convenzione, formata in parte da parlamentari in carica scelti nei due rami del Parlamento, e in parte da membri designati dal governo e dalle Regioni. Ma il Pdl s'è opposto, e anche il Pd non è parso entusiasta.
La ragione di queste riserve è presto detta: se la Convenzione dovesse fallire, sarebbe come mettere una pietra sopra alle riforme. E se invece dovesse funzionare con lo stesso metodo con cui più di sessant'anni fa fu varata la Costituzione, il rischio è quello di un rimescolamento di carte nelle attuali coalizioni che potrebbe riaprire tutti i giochi. In altre parole: se la Lega entra nella Convenzione con l'intenzione, ribadita da Bossi, di trattare liberamente con tutti senza vincoli di coalizione, pur di arrivare in tempi brevi al federalismo, il Pdl non potrebbe più essere sicuro com'è adesso della sua alleanza con il Carroccio. E se Di Pietro, a sua volta, entra con l'intenzione di sbarrare la strada a qualsiasi costo alla riforma della giustizia, che invece il Pd, in certi termini, sarebbe disposto ad approvare, Bersani rischia di pagare un prezzo troppo caro alla concorrenza di Italia dei Valori. Insomma, dietro le promesse di disponibilità e le prove di confronto, il muro che divide la maggioranza dall'opposizione è ancora alto. E per alcuni, purtroppo, è anche rassicurante.
 



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