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Casini: o Boccia o salta tutto

• da Liberal del 6 gennaio 2010

di Errico Novi

È un estremo atto di fiducia quello con cui Pier Ferdinando Casini sostiene l`opzione moderata del Pd in Puglia: «Siamo pronti a sostenere la candidatura di Francesco Boccia», dice il leader dell`Udc in conferenza stampa, al termine di una lunga riunione con Lorenzo Cesa, il coordinatore pugliese del partito Angelo Sanza e gli altri dirigenti locali. Il tono risoluto stride fatalmente con le incertezze esibite finora dai democratici, ma è, appunto, un netto incoraggiamento a insistere nella direzione indicata il giorno prima al Nazareno, con l`incarico per una «esplorazione» conferito al deputato di area lettiana. È un po` il coraggio che in questo momento al Pd manca, o meglio è la spinta forse decisiva per superare quelli che Casini non esita a liquidare come «i giochini di Vendola». La fiducia e il sostegno, d`altronde, non sono illimitati: «Si scelga entro lunedì», dice il leader dell`Unione di centro, «altrimenti inizierà una partita diversa». Difficile che da un alleato pure decisivo potesse arrivare un aiuto più chiaro di questo, giacché in ultima analisi sono Bersani, Letta e D`Alema a dover scegliere se dare un ultimatum alla sinistra massimalista. Certo è che per quanto definito in un perimetro locale, il ballottaggio Boccia-Vendola equivale a questo punto per il Partito democratico a una scelta quasi irreversibile tra l`esito riformista e moderato e l`arroccamento in un vecchio centrosinistra. Lo si capisce dalle parole di Casini: «Noi chiediamo al Pd di scegliere una volta per tutte e presto: siamo disponibili ad appoggiare Boccia, che è un moderato, indipendentemente dalle scelte di Vendola. E se Vendola sarà sostenuto da una coalizione di sinistra siamo disposti anche a perdere», è il paradosso del vertice di via dei Due Macelli. Qualsiasi rischio, anche quello di una partita a tre con un altro schieramento guidato da Vendola a giocarsela contro il Pdl, pur di mettere alla prova la capacità dei democratici di esseri interpreti di una sinistra «blairiana»: «A chi ci dice che tentenniamo rispondo che noi siamo interessati a una evoluzione del Pdl nel solco dei Ppe così come siamo interessati a una sinistra riformista di stampo blairiano. I democratici sono chiamati oggi a scegliere», incalza Casini, «e noi ci prendiamo la responsabilità di dire al Pd della Puglia "non perdiamo altro tempo, usciamo da questo gioco che ci sta impantanando tutti. È il momento, per il Pd, dì scegliere tra il riformismo e i veti dell`ultrasinistra. Se ci dicono di sì andiamo immediatamente alla coalizione, perché Boccia è apprezzato da tutti noi in quanto è un moderato. Ma ci vuole una frattura tra la sinistra no global ed estremista e una sinistra riformista e blairiana». Ecco appunto l`invito a prendere in modo sostanzialmente definitivo una delle due strade aperte davanti al Pd: «Ragazzi, le chiacchiere stanno a zero: noi non solo ci stiamo, ma siamo pronti anche a perdere, non ci interessano i giochini di Vendola». Discorso chiaro, che sposta la discussione decisamente più avanti rispetto al travagliato attendismo del Pd, certo indebolito dall`assenza di Bersani. «Sono molto soddisfatto di questo esito», dice intanto il coordinatore pugliese dell`Udc Sanza: sarà la riunione dei democratici prevista per domani con il segretario a fornire una prima risposta, che dovrà in qualche modo estendersi anche al caso del Lazio: dove a fare la prima mossa sono invece i Radicali, che candidano ufficialmente Emma Bonino e annunciano liste «in tutte le regioni». Il sostegno del Pd «è un`opportunità per loro», dice la vicepresidente del Senato. Alla quale i democratici rispondono con una soluzione ancora attendista: affidare al presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti l`ennesima «esplorazione», in questo caso destinata ad accertare «l`orientamento prevalente» dei rappresentanti regionali del partito. Immaginare che Zingaretti possa capovolgere il suo rifiuto di candidarsi, finora opposto con decisione, e incrociare quindi le aspettative dell`Udc, sembra un eccesso di ottimismo, per la sinistra moderata.



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