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Lazio, Zingaretti a Bersani: "Un leader dem o Bonino"

• da Europa del 7 gennaio 2010

di Rudy Francesco Calvo

La candidatura di Emma Bonino alla presidenza della regione Lazio non vede di fronte a sé grandi ostacoli: nel Pd coloro che si oppongono al suo nome non sono molti, anche tra i cattolici; tra gli alleati, la consapevolezza della necessità di puntare su un nome forte da contrapporre alla Polverini prevale sulle proprie esigenze di visibilità, che pure qualcuno teme possano essere messe a rischio. Strada spianata, dunque? Non proprio.
Il mandato esplorativo che i vertici nazionali e regionali del Pd hanno affidato a Nicola Zingaretti, infatti, aveva un obiettivo fondamentale: provare a riagganciare i contatti con l’Udc, dopo il raffreddamento degli ultimi giorni. E ieri Casini è stato chiaro: «Se la scelta dovesse essere tra Bonino e Polverini, noi e il nostro elettorato siamo per la Polverini, della quale abbiamo condiviso le posizioni sindacali, soprattutto quella per il quoziente familiare». Se, quindi, in Puglia i centristi sostengono Boccia «perché è un moderato», nel Lazio non avrebbero alcuna remora ad affiancare il centrodestra, Storace compreso. Comunque, ha precisato il leader dell’Udc, «la patata bollente è nelle mani del nostro segretario Cesa, che vedrà come dipanarla».
E non è escluso che Cesa decida di rinviare la decisione, inizialmente annunciata per oggi. Una scelta da interpretare come un segnale di disponibilità nei confronti del Pd, con il quale i contatti nelle ultime ore sono stati molto fitti. La scelta dei centristi in favore della Polverini non è definitiva e Zingaretti conta ancora di poter incassare la loro disponibilità a stringere un accordo anche nel Lazio. «A questo punto – spiega il presidente della provincia di Roma – emerge l’invito al Pd di assumere un’iniziativa politica che, a mio giudizio, dovrebbe concentrarsi su una scelta tra due ipotesi: o l’individuazione di una forte e autorevole candidatura di carattere nazionale, una novità da cui ripartire, o la verifica di un possibile sostegno alla candidatura di Emma Bonino». Una richiesta di accelerare che giunge alla vigilia della riunione al Nazareno tra Bersani, il segretario regionale Alessandro Mazzoli e lo stesso Zingaretti e l’ufficio politico regionale del partito.
La richiesta di un nome forte da spendere nei contatti con l’Udc deriva dall’indisponibilità più volte ribadita da Zingaretti a scendere in campo in prima persona. Eppure, la sua candidatura è vista ancora dai vertici regionali del partito come la più idonea ad aggregare una coalizione ampia. Per questo, non è escluso che Bersani e Mazzoli possano oggi ribadirgli il loro invito.
Il presidente della provincia di Roma, nel giro dei suoi contatti telefonici, ha sentito anche la Bonino. Un «colloquio cordiale», secondo quanto riferisce Marco Pannella, nel quale Zingaretti avrebbe garantito all’esponente radicale l’assenza di veti nel Pd sul suo nome. Anche se, a dire il vero, le voci contrarie non mancano.
«Mi pare che il Pd non possa rinunciare a una propria candidatura nel Lazio – è l’autorevole opinione di Pierluigi Castagnetti – si rivelerebbe una debolezza. Un conto è concordare un candidato con un altro partito, altro è aderire a una candidatura proposta autonomamente». Anche perché, aggiunge il presidente dell’associazione I popolari, il sostegno del Pd alla Bonino «vorrebbe dire rinunciare anche all’alleanza con l’Udc e potrebbe persino imbarazzare per alleanze in altre regioni».
D’accordo anche Enzo Carra, secondo il quale il nome dell’esponente radicale va bene, ma solo «per perdere». Più netta Paola Binetti: «Il sostegno del Pd a Emma Bonino sarebbe per me una ragione forte per andare via».
Non mancano, d’altra parte, le voci a favore di una convergenza del Pd sulla candidatura della Bonino: Franca Chiaromonte, Furio Colombo, Roberto Giachetti, Ignazio Marino, Paola Concia, per citarne alcuni.
Ma anche i senatori cattolici Maria Pia Garavaglia e Lucio D’Ubaldo. «Sono stato tra i primi a proporre il suo nome – ricorda quest’ultimo – sarebbe una risposta autorevole, con provate e riconosciute capacità di governo, alla quale però bisogna dare una prospettiva politica seria. Se il confronto con l’Udc non dovesse avere un esito positivo, il Pd non può comunque cancellare la strategia assunta finora: si vince sempre al centro e si perde quando si umilia la sensibilità dei credenti».
Tra gli alleati, sia Sinistra e libertà che i socialisti non mostrano remore ad affiancare il proprio simbolo al nome della vicepresidente del senato. Meglio, secondo il dipietrista Stefano Pedica, se affiancata in ticket da un nome «che sappia rappresentare anche la matrice cattolica». Nessun pregiudizio sulla Bonino nemmeno dalle parti dei rutelliani di Alleanza per l’Italia.
«È un persona di valore e questo è un fatto positivo per il Lazio – afferma Alessandro Battisti – come pure è positivo che emergano posizioni alternative ai due blocchi tradizionali. Detto questo, noi abbiamo da tempo proposto la candidatura di Linda Lanzillotta, accompagnandola a esigenze di competenza e di una linea politica che tenga a distanza le forze più estreme. Su tutto ciò chiediamo una riflessione al Pd.
Vogliamo discutere di contenuti, senza pregiudizi sulle persone».
 



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