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Democratici e Radicali perché no?

• da L'Unità del 11 marzo 2010

di Valter Vecellio

 

Domenica scorsa a Roma non si è "solo" svolta un’assemblea in cui i radicali si sono interrogati, non tanto se prendere parte alla competizione elettorale, piuttosto come farlo stante la perdurante illegalità, le patenti, clamorose, pervicaci violazioni di legge; di come, insomma, "giocare" al tavolo dei bari. In quell’assemblea è accaduto qualcosa di importante, significativo, che autorizza ottimismo.
 La partecipazione del segretario del Pd Bersani non è stata formale, non si è limitato a un "saluto". Tutt’altro. Bersani è venuto e ha subito salutato il "popolo" radicale riconoscendolo come soggetto politico; e ha parlato con «amicizia e rispetto», riconoscendone autonomia, correttezza, onestà politica. Sono importanti anche i "gesti", la mimica, il "portarsi": Bersani non ha parlato da un podio, come pure avrebbe potuto fare, non ha estratto i foglietti di un discorso preconfezionato; si è invece seduto, tra Emma Bonino, Marco Pannella, Mario Staderini, come si fa tra compagni e amici di una tavolata, interessato ad ascoltare e a farsi ascoltare, comprendere, farsi capire. Ha parlato e ascoltato la controreplica di Pannella: che ha puntigliosamente ripercorso le tappe del travagliato, difficile rapporto tra radicali e Pd. Bersani e Pannella si sono guardati negli occhi, pari a pari.
Lo può confessare un radicale fin dai primi anni ‘70 che si ritrova ora tra i quasi-vecchi di questo partito?
E’ stato emozionante. Ricordo bene come l’incontro, il dialogo, di domenica sia il risultato di un lungo cammino: iniziato, a voler trovare una data, nel 1959, quando Pannella sul Paese offriva al Pci, in luogo dell’unità delle sinistre laiche, l’unità laica delle sinistre; e ne veniva rampognato da Togliatti da una parte, dal Mondo dall’altra...
In questa nostra lunga storia ci sono stati momenti di dura contrapposizione, dove nulla è stato risparmiato: brucia ancora, perché nasconderlo, il verboten a liste collegate che portassero il nome di Luca Coscioni; e l’altro verboten alle candidature di Pannella e Sergio D’Elia; il mancato accordo alle elezioni europee... lo ricordo non per una sterile rivendicazione dei torti subiti, quanto perché si tratta di ragionare, conoscere, e superare. Perché dagli errori di "ieri" tutti abbiamo da apprendere qualcosa.
Per il momento, mi basta e mi scalda il cuore aver assistito al "duetto" tra Bersani e Pannella, solo qualche mese fa impensabile. Non appare più una missione impossibile quella di riuscire a costituire un autentico Partito Democratico, dove siano rispettate e valorizzate le diverse "anime" come negli Stati Uniti. Abbiamo un sogno, sta a noi far sì che diventi realtà. E l’Unità può avere un ruolo importante, di stimolo, conoscenza, collettiva riflessione, nella costruzione di questo sogno..


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