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Pedofili o no

13 aprile 2010

 

La reazione della chiesa di fronte allo scandalo della pedofilia lascia attoniti. E va notato che dopo la pubblicazione della Lettera ai cattolici irlandesi, dal Papa e dalle gerarchie ecclesiastiche non è stata
indirizzata più una sola parola alle vittime. Non più una sola parola di vicinanza e di compassione (nel senso proprio della capacità di soffrire insieme). E nemmeno, nell’informazione cattolica, un’analisi di natura scientifica su un fenomeno che andrebbe approfondito nelle sue radici e nelle sue dinamiche. E, invece, abbiamo una quotidiana e acribiosa autodifesa contro tutto e contro tutti. Al di là della prevedibilità dello schema ("sono attaccato, rispondo"), quella reazione va considerata attentamente perché rischia dì ridurre lo scandalo a un botta e risposta tra cattolici e "anticattolici".
Quasi fosse una tra le tante controversie del mondo o un problema di "immagine". Certo, la questione della pedofilia è anche questo, ma è innanzitutto una dimensione della "sporcizia nella chiesa" (Benedetto XVI). E se è così, perché una simile sudditanza psicologica nei confronti del "chiacchiericcio delle pubbliche opinioni" (ancora il Papa)? Se non si trattasse, infatti, di un inferiority complex verso il secolo, non si capirebbe come mai tante energie di personalità della chiesa, siano impegnate a replicare quotidianamente alla stampa internazionale: e con modesti argomenti, sospetti paranoidi, spericolate statistiche (sulla percentuale di pedofili in altre confessioni religiose...). Mentre non ci è dato di ascoltare, a proposito di una lacerazione che attraversa la chiesa e ciascun credente, alcunché di profondo e, magari, di terribile. Nulla di profetico e che abbia a che fare con le grandi categorie cristiane del pentimento e della metanoia E nemmeno un’analisi sulle cause psicologiche profonde di una deviazione come la pedofilia (quasi che la chiesa non avesse ancora superato, quel sospetto nei confronti delle discipline della psiche, contestuale all’affermarsi del freudismo): è mai possibile, insomma, che non ci si interroghi su quel tragico paradosso che vede una delle istituzioni più omofobe del mondo contemporaneo così irresistibilmente tentata dalla pedofilia? Quando, poi, si abbozza una qualche lettura del fenomeno, c’è da restare sconcertati. Padre Lombardi, direttore della sala stampa vaticana, ha dichiarato: "La maggiore frequenza degli abusi si è verificata nel periodo più caldo della rivoluzione sessuale". Insomma pensavo che la colpa fosse del peccato originale e, invece, è di Wilhelm Reich. In altre parole quella frase evidenzia la tendenza a tradurre la dottrina morale in geometria, e la teologia in fisica dei solidi. E’ il trionfo della teoria del piano inclinato. Secondo essa, l’intera morale è come un corpo mobile che, se non adeguatamente puntellato, tende fatalmente a precipitare. Quel corpo non vive, dunque, in un regime di libertà, connotato dall’autonomia delle scelte, bensì in uno spazio rigidamente presidiato e munito, ma pericolosamente in pendenza dove, ogni volta che si toglie un puntello, si scivola nell’abisso del nichilismo. L’immagine può sembrare forzata, ma corrisponde puntualmente a una concezione che sembra dominare l’attuale pastorale, e che evoca l’incubo di una sequenza di cedimenti, fino alla resa. Se si concede qualcosa sul testamento biologico, ecco la caduta verso l’eutanasia; se si riconosce un qualche diritto alle convivenze omosessuali, si precipita nel "matrimonio gay". In ogni caso sarebbe facile ribattere a padre Lombardi che gli abusi risalgono a qualche decennio (forse a molti decenni) prima della "rivoluzione sessuale", ma il punto centrale è un altro. L’equivoco che motiva l’affermazione di padre Lombardi è rovinoso. La "rivoluzione sessuale" ha avuto certo molti limiti e molte contraddizioni, ma ha sviluppato un’idea delle relazioni tra le persone fondata sui concetti di emancipazione e di autonomia. E, dunque, sul ripudio delle componenti di coercizione, ma anche di obbligo e di subalternità, nel rapporto erotico (così come in quello affettivo e amoroso). Un esempio solo. Lo stupro a danno di una donna viene considerato maggiormente un disvalore prima o dopo quel movimento culturale chiamato "rivoluzione sessuale"? Trovo disperante (ma davvero disperante) che una persona intelligente come padre Lombardi sia convinta in buona fede che "rivoluzione sessuale" abbia significato libertà di pedofilia: e non piuttosto, esaltazione (magari eccessiva, lo concedo) delle relazioni sessuali tra consenzienti. E dunque massima ostilità verso quelle tra non consenzienti (e stupro e pedofilia sono solo i più ignobili di questi rapporti di sopraffazione).
P. S. Il Foglio del 6 aprile spiega come il New York Times nello scrivere di una riunione, presente il Cardinale Ratzinger, sul caso di padre Murphy "che abusò di alcuni ragazzi sordomuti", abbia commesso "un grossolano errore di traduzione", Grossolano, sì. Ma allora come definire la frase del Foglio dove i
200 sordomuti dei quali avrebbe abusato padre Murphy vengono derubricati ad "alcuni"?


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