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Cappato a Prodi e Chiamparino, la partitocrazia resta partitocrazia anche con le primarie regionali

13 aprile 2010

 

Estratto dall’intervento di Marco CAPPATO, del Comitato nazionale di Radicali italiani, che sarà pubblicato domani su Notizie Radicali (preghiera di citare la fonte)

La proposta di Romano Prodi di affidare il Partito democratico ai Segretari regionali eletti con primarie è un modo per aggirare un ostacolo che invece non può essere eluso: se l’assetto istituzionale è partitocratico - cioè fondato sul sistema proporzionale, sui finanziamenti pubblici a partiti chiusi e antidemocratici, sulle commistioni tra potere politico, potere economico e finanziario (dalle banche alle società miste) – non c’è federalismo che tenga: ogni decentramento si traduce in una moltiplicazione di centri di spesa, in una riproduzione locale dei mali della non-democrazia.

In tale contesto, inseguire la Lega è la strategia di più sicura involuzione del Partito democratico nella retroguardia del disfacimento istituzionale. Per cercare un’alternativa sarebbe necessario riflettere meglio allo strumento salvifico individuato da Prodi e Chiamparino: le primarie. Si potrebbe riflettere sulla stessa esperienza Prodi, con primarie stravinte per poi trovarsi a non potere governare. Per fare un partito democratico “all’americana”, primarie “all’americana”, federalismo –magari “all’americana” pure quello- ci vuole quel sistema istituzionale “all’americana” che noi Radicali proponiamo, o quantomeno qualcosa di diverso dal sistema partitocratico italiano, dove le primarie (quelle regionali tanto quanto quelle nazionali) sono ostaggio di logiche di potere che nulla hanno a che fare con le esigenze dei sempre evocati “territori”.


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