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Gazzetta del Mezzogiorno: Sulla "Serra", la collina dei fanciulli e delle ninfe, potrebbero sorgere orribili pale. Di Sergio D?Elia
Salento, i giganti possono tomare. Il forte rischio di un mostruoso impianto eolico

26 aprile 2010

di SERGIO D`ELIA

 
La leggenda racconta che Eracle, sbarcando sulle coste salentine, scagliò contro i terribili Giganti, che abitavano il luogo, alcuni macigni strappati alla scogliera. Molte pietre sono ancora lì, sparse tra i Massi della Vecchia sulla Collina dei Fanciulli e delle Ninfe, conosciuta localmente come «Serra», acropoli naturale di un`antica civiltà che sorge tra i paesi di Minervino, Giuggianello e Palmariggi nell`immediato entroterra di Otranto.
L`opera scultorea del tempo ha dato alle pietre sacre le forme più strane e la fantasia popolare ha associato loro nomi bizzarri e antiche leggende che si tramandano di padre in figlio. Come il «Piede d`Ercole», un monolite a forma di zampa di un grosso animale. Oppure «`U Furticiddhu della Vecchia» che richiama la rondella di un fuso (furticiddhu in dialetto locale). Il monumento viene detto anche «Masso oscillante d`Ercole» in riferimento al mito originario. Oppure il «Letto della Vecchia», una grossa pietra calcarea di forma circolare che assomiglia a un enorme giaciglio. Secondo la leggenda, la strega trasforma in pietra chiunque non riesca a rispondere alle sue domande, mentre a chi risponde correttamente dona un gallina con sette pulcini d`oro.
Storie misteriose, miti pagani e riti sacri ammantano la Serra coi suoi massi popolati da ninfe e folletti, diavoli e santi, streghe e madonne, orchi malvagi e fate buone, giganti e pastorelli, viandanti e spiriti del luogo, tesori meravigliosi, forze magiche ed energie cosmiche.
Un arco di tempo plurimillenario ha lasciato miracolosamente intatte le loro tracce, ed è straordinario come in così poco spazio siano rappresentate tutte le epoche della storia dell`uomo. Dal paleolitico al neolitico giungono fino a noi evidenze di villaggi capannicoli e grotte cultuali. Dolmen e menhir richiamano l`età del rame e del bronzo, mentre dell`età del ferro e della civiltà prima greco-messapica e poi romana è testimone una torre militare di avvistamento. Al Medioevo ci riportano chiese paleocristiane, cenobi dei monaci greci dell`ordine di San Basilio, cripte e chiesette rupestri bizantine come quella dedicata a San Giovanni, villaggi quale il casale di Quattro Macine. All`epoca moderna datano numerose masserie, alcune anche fortificate, trulli e caratteristici abituri in pietra a secco e a tegole o addirittura con coperture megalitiche. Tutto questo sopravvive in un paesaggio rurale e naturale ancora vergine, caratterizzato da ulivi monumentali, vecchi tratturi e muri a secco, boschi e macchia mediterranea, dove vegetano le ultime sugherete salentine come quelle di Bosco Paletta, le più orientali al mondo, con querce rare per il basso Salento, quali il fragno, il tutto intervallato da campi agricoli e preziosi pascoli rocciosi di tutelata steppa mediterranea. Il sito è frequentato dalle rare e protette cicogne bianche, che a detta dei locali hanno nidificato ancora nell`altopiano di Santu Vasili.
Con una stratificazione di culti e mescolanza di sacro e profano, sono sorti santuari cristiani di fortissima devozione, come quello di Montevergine nel feudo di Palmariggi legato alle apparizioni della Madonna, con una chiesa settecentesca costruita, accanto a un menhir, su una grotta-laura basiliana affrescata con l`icona di una Vergine con Bambino. Così, nell`area Belvedere, la Grotta di San Giovanni legata a miracoli di guarigione e apparizioni del santo, per cui nel luogo si celebrano ogni anno frequentatissime feste religiose e concomitanti fiere, con canti e balli popolari. E poi la bella ed enigmatica chiesetta della Madonna della Serra di Giuggianello, pure animata da leggende e feste religiose.
La Collina dei Fanciulli e delle Ninfe,coi suoi massi impregnati di leggende pagane e cristiane e oggetto di antichissime ritualità e venerazione, rischia ora di essere irrimediabilmente profanata.
Su questa importante e praticamente unica collina del Salento, tra pietre mitologiche e contorti ulivi, cripte bizantine ed edicole votive, santuari e chiese legate al locale intenso culto mariano, vogliono realizzare un imponente impianto eolico di venti mega aerogeneratori. Le torri eoliche ubicate su questo dolce rilievo che non supera i 115 metri sul livello del mare sarebbero alte 125 metri, dominerebbero il paesaggio nel raggio di chilometri, alterandone e distruggendone il profilo.
Non solo, diverse torri eoliche e connesse opere di sbancamento e colate di cemento necessarie per realizzarle, con chilometri di cavi elettrici e nuove distruttive reti viarie, sono previste in corrispondenza di accertati giacimenti archeologici neolitici o addirittura in aree come il campo di ulivi millenari e di massi sacri «de la Vecchia» o nella zona Belvedere di Grotta San Giovanni.
All`inquinamento elettromagnetico potenzialmente causa di tumori e all`inquinamento visivo a danno dell`orizzonte quotidiano, si aggiungerebbe anche quello notturno legato alle luci rosse lampeggianti delle necessarie segnalazioni per gli aerei, vero e proprio oltraggio alla mirabilità del firmamento.
Piazzare mega-torri eoliche sulla Collina dei Fanciulli e delle Ninfe sarebbe per i salentini quasi come per i romani vederle spuntare sul Colle del Campidoglio o per gli ateniesi sulla loro sacra e mitologica Acropoli. In barba all`altissimo valore culturale e ambientale del sito e in netta contraddizione con il suo stesso Piano Paesaggistico Territoriale, la Regione Puglia ha prima dato un parere - privo di una seria valutazione di impatto ambientale - favorevole agli impianti sulla Serra e, poi, contro le cautelative sentenze del TAR di Lecce, ha fatto appello al Consiglio di Stato.
«La poesia è nei fatti», ha rivendicato Nichi Vendola nella sua campagna elettorale. Sarebbe ora paradossale se a essere violato fosse proprio un luogo del Salento pregno di poesia, magia e sacralità, quella Collina dei Fanciulli e delle Ninfe che duemila anni fa ha ispirato le narrazioni di opere classiche come le “Metamorfosi” di Ovidio o le “Audizioni meravigliose” attribuite ad Aristotele. Sarebbe non solo un errore, ma un «misfatto», un crimine contro l`umanità. La preziosa Collina andrebbe piuttosto tutelata, come fosse patrimonio dell`Unesco e - come è stato proposto - venga vincolata l`intera Serra, il che potrebbe contribuire anche a fermare, in una regione che già produce il doppio dell`energia elettrica che consuma, la superflua e intollerabile minaccia dei tre impianti eolici di Giuggianello, Minervino e Palmariggi.
I Giganti della mitologia che Ercole mise in fuga a sassate nella notte dei tempi potrebbero tornare da un momento all`altro sotto forma di mostri dalle potenti ali d`acciaio. E non si vede all`orizzonte un Ercole pronto a scacciarli; ci sono solo piccoli Davide – i pochi attivisti, comitati e amministratori locali -a sfidare i Golia del mega-eolico... e i loro gemelli parimenti mostruosi del mega-fotovoltaico, già pronti coi loro supertecnologici pannelli di silicio a livellare, disboscare, diserbare e cementificare migliaia di ettari di prezioso terreno agricolo e paesaggio naturale salentini, suoli rocciosi carsici e campi paludosi, ricchissimi delle più varie forme di vita.
Tutto ciò sembra venga fatto in nome dell`Ambiente e del Protocollo di Kyoto, di uno sviluppo eco-sostenibile e dell`occupazione. Ordinari scempi industriali e «affari sporchi» da cui traggono vantaggi solo la mafia, la politica e le ditte interessate, si presentano invece come fonti miracolose di «energia pulita». Si annuncia l`avvento di una «nuova civiltà», ma è solo il deserto - ambientale, civile e culturale - che si sta progettando per il Salento.
 
Articolo pubblicato da La Gazzetta del Mezzogiorno, 26 aprile 2010


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