Proprio per questo è urgente costruire un momento di confronto e di dialogo comune.
Tra un veltroniano “ma anche” e un berlusconiano “sindacato del fare”, la relazione con cui Guglielmo Epifani ha aperto i lavori del XVI Congresso della Cgil è corsa via con una puntuale messa a fuoco degli effetti della crisi sulle fasce più deboli della popolazione (giovani, precari, pensionati al minimo), ma senza – purtroppo – alcun respiro riformatore per quanto riguarda le armi con le quali affrontare e superare la crisi stessa. Per di più, non senza contraddizioni: non si può denunciare la situazione drammatica relativa al lavoro e al futuro pensionistico dei giovani (che, a legislazione vigente, non c’è), e contemporaneamente celebrare come un momento “storico” il protocollo del luglio 2007, con il quale il governo Prodi, sotto la pressione della stessa Cgil e dei comunisti, fece pagare proprio ai parasubordinati i dieci miliardi di euro necessari per abolire lo “scalone”. Allo stesso modo, non è possibile chiedere la riforma del welfare e avere il tabù dell’età pensionabile: se non si interviene sulla seconda, non ci saranno le risorse da destinare alla prima.
Proprio per questo, però, riteniamo più che mai necessario e urgente che, dando seguito al fatto positivo dell’invito a partecipare al Congresso della Cgil con una nostra delegazione, segua un momento di confronto e di dialogo comune, più approfondito, tra i radicali e il sindacato, per discutere delle proposte politico-parlamentari ad noi intraprese sul fronte economico-sociale, a partire da quelle su welfare e pensioni. Proprio sulle pensioni, la proposta sperimentale di Marco Pannella per il proseguimento volontario dell’attività lavorativa, che ha visto primi firmatari al Senato il prof. Pietro Ichino e alla Camera il prof. Giuliano Cazzola, può rappresentare un prezioso punto di partenza del dialogo che auspichiamo.